PESCI
INTRODUZIONE
Gruppo di vertebrati acquatici comprendente la
superclasse degli
agnati (lamprede e missine), e le classi dei
condroitti (squali, razze e chimere) e degli osteitti
(pesci ossei). Sebbene non esistano caratteri comuni a tutti i membri di
questo gruppo, si può affermare che la maggior parte di essi, allo
stadio adulto, ha un corpo fusiforme ricoperto di scaglie, possiede
branchie per la respirazione e pinne per la locomozione in acqua. Si
conoscono oggi circa 22.000 specie viventi di pesci, che costituiscono
più della metà delle attuali specie di vertebrati (gli anfibi, i
rettili, gli uccelli e i mammiferi viventi comprendono, nell'insieme,
21.500 specie). Si ritiene tuttavia che esistano forme non ancora note,
che porterebbero il numero totale di pesci viventi a circa 28.000
specie.
EVOLUZIONE E VARIETÀ DELLA SPECIE
I pesci più antichi di cui siano pervenute testimonianze
fossili erano forme prive di mascelle (agnati), vissute nel periodo
ordoviciano, vale a dire tra 500 e 430 milioni di anni fa. Erano di
piccole dimensioni, raramente più lunghi di qualche centimetro, e
possedevano branchie alloggiate in una serie di tasche laterali. I primi
pesci dotati di mascelle si sono evoluti nel periodo devoniano,
la cosiddetta età dei pesci, e divennero la forma di vertebrati
dominante negli habitat marini e d'acqua dolce. Le principali linee
evolutive di pesci, che portarono in seguito alla comparsa dei
condroitti da una parte e degli osteitti dall’altra, comparvero
nell'ultima parte di questo periodo.
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Celacanto
Sono
piuttosto comuni le impronte fossili di pesci a pinne lobate della famiglia dei
latimeridi, come il celacanto. Tali impronte sono databili fra i 350 e i 70
milioni di anni fa. La categoria dei latimeridi venne a lungo ritenuta estinta,
ma un esemplare vivente fu scoperto nel 1938, al largo delle coste sudorientali
africane. Da allora sono stati avvistati in quelle stesse acque circa un
centinaio di latimeridi, del tutto simili alle forme fossili del Cretaceo. |
CARATTERISTICHE FISICHE
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Anatomia esterna di un pesce
I pesci presentano una gran varietà di forme e
dimensioni. L'illustrazione mostra alcuni dei caratteri anatomici
esterni comuni alla maggior parte dei pesci; quelli che variano più
frequentemente tra le diverse specie sono il numero di pinne, il tipo di
scaglie e la conformazione dell'opercolo branchiale.
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In generale il corpo dei pesci è moderatamente
compresso ai lati e affusolato in corrispondenza della coda e della
testa; è sostenuto dalla colonna vertebrale e presenta una muscolatura
segmentata, che consente al pesce di muoversi in modo efficiente
nell'ambiente acquatico. È dotato di pinne, che sono formate da
membrane sorrette da raggi o spine e che hanno funzione propulsiva o di
orientamento. Una o più pinne dorsali sono situate lungo la linea
mediana del dorso. Una pinna caudale si trova all'estremità
posteriore dell'animale e nella maggior parte delle specie rappresenta
l'organo propulsore. Una o più pinne anali sono situate sulla
linea mediana ventrale fra l'ano e la coda. Esistono, poi, due paia di
pinne laterali: le pinne pettorali, di solito disposte sui
fianchi dietro alle aperture branchiali, e le pinne pelviche,
situate fra la testa e l'ano a livello addominale.
Grande, nei pesci, è la varietà di forme e dettagli
anatomici: dalla forma a serpente delle anguille a quella sferica dei
pesci palla, a quella appiattita delle sogliole. A seconda delle diverse
nicchie ecologiche occupate, i caratteri fondamentali possono risultare
modificati o assenti: alcune specie sono prive di branchie, di pinne e
di squame ed esistono casi di specie anfibie, capaci di trascorrere
lunghi periodi fuori dall’acqua. Le diverse specie variano molto anche
per dimensioni: si passa dai pochi millimetri del gobide Pandaka
pygmea, recentemente scoperto nell'oceano Indiano, ai 15 m di
lunghezza dello squalo balena. Quanto alla colorazione, in generale è
più chiara sul ventre e più scura sul dorso, caratteristica che
favorisce la mimetizzazione nell’ambiente acquatico: il dorso scuro, che
si confonde più facilmente con il buio dei fondali, sfugge ai predatori
che guardino dall’alto verso il basso; il ventre chiaro, che si confonde
con la luminosità della superficie, risulta meno visibile ai predatori
che guardino dal basso verso l’alto. I colori variano molto; la maggior
parte dei pesci tropicali, e in particolare i pesci farfalla (chetodontidi),
presentano colorazioni molto brillanti, che possono servire come criteri
di riconoscimento tra individui della stessa specie oppure, nel caso di
pesci velenosi, come avvertimento rivolto a potenziali predatori. Molti
pesci, inoltre, sono capaci di alterare in modo marcato la colorazione
del proprio corpo per confondersi con l'ambiente circostante. Alcuni
pesci dispongono di organi e strutture specializzate per particolari
sistemi di difesa o di predazione. Fra questi si ricordano le specie di
profondità come il pesce lanterna, che è munito di organi luminescenti
con cui attirare le prede, e le rane pescatrici (lofiiformi);
queste ultime giacciono sul fondo degli oceani catturando le prede con
una sorta di canna da pesca costituita dal primo raggio della pinna
dorsale recante all’estremità una piccola protuberanza carnosa che pende
davanti alla bocca.
SCAGLIE
Scaglie dei pesci
Le scaglie che rivestono il corpo della maggior parte dei pesci possono
essere di quattro tipi diversi: placoidi, cicloidi, ctenoidi o ganoidi.
Le prime, appuntite come dentelli, sono tipiche dei pesci condroitti,
ossia di squali e razze; le cicloidi, morbide e arrotondate, e le
ctenoidi, dotate di piccole punte che le rendono ruvide al tatto, sono
le più comuni; le scaglie ganoidi, infine, si trovano ancora come
protezione dei pesci più primitivi.
Il corpo della maggior parte dei pesci è coperto di uno
strato di
scaglie disposte in file embricate, ossia parzialmente
sovrapposte come le tegole di un tetto, e coperte da un'epidermide
sottile. In un certo numero di specie le scaglie si sviluppano in modo
da formare placche ossee; in altre, ad esempio negli anguilliformi,
le scaglie sono tanto piccole da creare l’effetto di una cute liscia; in
altre ancora, ad esempio nei siluridi, sono pressoché assenti.
Esistono quattro tipi di scaglie, diverse per forma e composizione
chimica: le scaglie ganoidi sono di forma romboidale e coperte di
uno strato simile a smalto; le scaglie cicloidi sono tondeggianti
con margini smussati; le scaglie ctenoidi, anch'esse arrotondate,
hanno margini esterni seghettati; le scaglie placoidi, infine,
sono tipiche dei pesci cartilaginei, caratterizzate da una piccola base
su cui si innesta un dentello sporgente. L'epidermide contiene le
cellule pigmentate, che conferiscono al pesce il colore, e quelle
ghiandolari, che secernono il muco con cui viene lubrificata la
superficie corporea.
SCHELETRO
Dorling Kindersley
Scheletro di un pesce
Nello scheletro di un pesce si possono individuare le stesse componenti
anatomiche comuni a tutti i vertebrati: cranio, colonna vertebrale, coda
e appendici. Queste ultime sono strutture che permettono la locomozione:
nel caso dei pesci, coda e appendici sono pinne per il nuoto e per la
stabilizzazione dell'animale durante il movimento.
Il rivestimento esterno di scaglie che ricopre la maggior parte dei
pesci costituisce una sorta di esoscheletro, vale a dire
di struttura esterna con funzioni di protezione e sostegno. In qualità
di vertebrati, poi, i pesci sono dotati di un endoscheletro,
che consiste di un cranio con mascelle armate di denti, di una colonna
vertebrale, di un certo numero di costole e di una serie di strutture
ossee che sostengono le pinne. Nei pesci ossei più antichi, di cui oggi
sopravvivono solo pochi esemplari (tra cui gli storioni), lo scheletro
era in larga misura cartilagineo e non osseo.
ORGANI INTERNI
Branchie nei pesci
Il sistema branchiale nei pesci è sostenuto da archi branchiali, ossia
da strutture cartilaginee verticali (nei condroitti) o ossee (negli
osteitti). Su ciascun arco sono disposte due serie di emibranchie, sulle
quali a loro volta si trovano sottili lamelle appiattite: è a livello di
queste ultime che, attraverso una sottile rete capillare derivante dal
vaso afferente, avviene lo scambio dei gas respiratori. Il flusso
dell’acqua avviene dalla bocca verso la parte posteriore della camera
branchiale, delimitata negli osteitti da una plica cutanea rigida detta
opercolo, e può essere regolato dal movimento di apertura/chiusura di
quest’ultimo, dall’apertura della bocca e da movimenti della muscolatura
delle mandibole e degli archi branchiali. Nei condroitti non vi è un
opercolo, e l’ingresso dell’acqua viene assicurato mediante il
mantenimento della bocca in posizione aperta durante il nuoto; negli
elasmobranchi, in particolare, la prima fessura branchiale è modificata
e forma una piccola fessura, lo spiracolo, che permette anch’essa
l’ingresso dell’acqua. Nei pesci le branchie svolgono anche un ruolo
osmoregolatore, mediando cioè l’escrezione dei sali.
L'apparato digerente di un pesce si compone di
bocca, con denti di forma variabile a seconda del tipo di alimentazione,
faringe, esofago, stomaco e intestino, che termina nell'apertura anale.
Tutti i pesci, inoltre, sono dotati di pancreas e fegato. L'apparato
respiratorio consiste in genere di una serie di fessure branchiali
che mettono in comunicazione la faringe con le camere branchiali su
ciascun lato del corpo, posteriormente alla testa. Queste camere
contengono le branchie, lamine o filamenti sottili ricchi di capillari
sanguigni, a livello dei quali hanno luogo gli scambi gassosi della
respirazione: quando il pesce inghiotte l'acqua e la espelle attraverso
le branchie, l'ossigeno in essa disciolto passa nel sangue attraverso le
sottili membrane branchiali, mentre l'anidride carbonica passa dal
sangue all'acqua. In talune specie, ad esempio nei dipnoi, il pesce può
respirare anche l'aria atmosferica per mezzo di polmoni ben sviluppati,
ricavati dall’evoluzione della vescica natatoria.
Moltissimi osteitti dispongono di un organo per la
regolazione del galleggiamento a profondità diverse. Si tratta di una
sacca detta
vescica natatoria, che si origina come diverticolo del canale
alimentare; si riempie di ossigeno e azoto provenienti dall'aria (se la
connessione con il canale alimentare viene mantenuta) o dal sangue (nel
caso in cui tale connessione vada perduta nel corso dello sviluppo). La
principale funzione di quest'organo consiste nell’adattare il pesce alle
variazioni di pressione a diverse profondità, in modo tale che l'animale
possa mantenersi alla profondità desiderata senza sforzo. Nelle specie
che vivono in acqua salmastra o in acque dolci soggette a secche
periodiche, la vescica natatoria si trova spesso modificata in un organo
respiratorio capace di prelevare ossigeno atmosferico dall’ambiente.
Nella maggior parte dei pesci l'apparato circolatorio è semplice ed è
formato da un cuore a due sole camere (un atrio e un ventricolo), che
spinge il sangue nelle branchie, quindi alla testa e da questa al resto
del corpo, attraverso un'arteria principale situata subito sotto la
colonna vertebrale. La velocità del sangue circolante è inferiore
rispetto a quella degli altri vertebrati.
MUSCOLATURA
I principali muscoli del corpo di un pesce sono
disposti lungo i fianchi, in corrispondenza del tronco e della coda.
Ogni massa muscolare è composta da una serie di segmenti detti
miòmeri. Nel nuoto la contrazione coordinata dei segmenti, l'uno
dopo l'altro dall'estremità cefalica a quella caudale di ciascun lato,
imprime alla pinna caudale un movimento ondulatorio. Fanno eccezione
alcuni tipi di pesci dal corpo anguilliforme, che nuotano imprimendo un
movimento serpentino al corpo, e altri che traggono la propulsione
necessaria dalle pinne, senza che il resto del corpo contribuisca in
modo sostanziale. Piccoli muscoli controllano il movimento della bocca,
delle branchie, delle pinne e degli occhi.
SISTEMA NERVOSO E ORGANI DI SENSO
Il sistema nervoso centrale della maggior
parte dei pesci è costituito dal cervello e dal midollo spinale; la
forma e le dimensioni delle diverse parti del cervello variano
sensibilmente da specie a specie. Gli occhi presentano
cornea appiattita e cristallino quasi sferico, che viene allontanato o
avvicinato alla retina per la messa a fuoco di oggetti posti a distanze
diverse; nelle specie di profondità, che vivono nella completa oscurità,
gli occhi sono rudimentali o assenti. Quanto all'udito, in
assenza di orecchio esterno le vibrazioni sonore sono trasmesse
attraverso le ossa del cranio a un orecchio interno che contiene tre
canali semicircolari e che funge anche da organo dell'equilibrio. Gli
odori sono percepiti mediante un paio di narici; molti pesci
rilevano gli stimoli chimici mediante organi di senso o tentacoli
(barbigli) situati intorno alla bocca o su altre parti del corpo. I
pesci dispongono infine di un organo di senso esclusivo, chiamato
organo della linea laterale, costituito da canali che corrono
lateralmente lungo tutta la lunghezza del corpo e che sono collegati con
l'esterno mediante piccoli pori. La funzione principale della linea
laterale consiste nel percepire la direzionalità del movimento
dell’animale rispetto all’acqua; in alcune specie quest’organo può anche
rilevare la presenza di deboli campi elettrici.
Linea laterale
La linea laterale è un organo di senso caratteristico dei
pesci, costituito da un canale orientato longitudinalmente lungo il
corpo, e comunicante con l'esterno mediante una serie di pori.
Attraverso questi ultimi l’acqua trasmette vibrazioni che, trasformate
in impulsi sensoriali dal nervo laterale, raggiungono il cervello dando
al pesce la sensazione del movimento relativo dell'acqua rispetto al
corpo.
RIPRODUZIONE
I pesci si riproducono con modalità diverse. La maggior
parte di essi ha
sessi separati; non mancano, tuttavia, le specie ermafrodite:
ciò significa che lo stesso individuo sviluppa sia le ovaie sia i
testicoli, contemporaneamente o in stadi diversi della vita adulta.
Nell’ordine dei lofiiformi si osservano inoltre casi di parassitismo
sessuale: il maschio, molto più piccolo della femmina, si attacca
permanentemente al corpo di questa traendo le sostanze nutritive di cui
ha bisogno dal suo sistema circolatorio; in cambio fornisce alla femmina
la garanzia dell’accoppiamento, in un ambiente – quello degli abissi
marini – in cui sarebbe estremamente difficile trovare un partner
sessuale. I pesci sono in gran parte ovipari, cioè producono uova che si
sviluppano all'esterno del corpo della femmina. Le specie che disperdono
le uova in acque aperte spesso ne producono un numero prodigioso: un
merluzzo può produrre fino a sette milioni di uova. Altri pesci ovipari,
come i salmoni del Pacifico del genere Oncorhynchus, possono
intraprendere eccezionali migrazioni per raggiungere il luogo di
deposizione delle uova. Dopo la schiusa, di solito le uova vengono
abbandonate; solo in alcuni casi si osservano elaborate cure parentali,
che possono comportare la difesa del nido o del territorio; in Amia
calva e in alcune specie di ciclidi africani i genitori proteggono gli
avannotti accogliendoli nella bocca (incubazione orale) quando incombe
la minaccia di un predatore. I pesci detti vivipari hanno fecondazione
interna e danno alla luce forme giovanili a uno stadio di sviluppo
avanzato. Si può osservare la viviparità negli squali, nei celacanti e
in comuni pesci d'acquario come Poecilia reticulata e le specie del
genere Mollienisia. Alcune specie, infine, sono ovovivipare: le uova si
schiudono nell'ovidotto della femmina, che dà quindi alla luce individui
giovani perfettamente formati.
ECOLOGIA
I pesci occupano ogni genere di habitat acquatico: si va
dalle acque del lago più elevato del mondo, il lago Titicaca (3812 m sul
livello del mare), in cui abbondano i ciprinodontidi, a quelle del lago
più profondo, il lago Bajkal (1637 m), e degli abissi oceanici fino a
7000 m di profondità. In una sorgente idrotermale messicana vive un
ciprinodontide che tollera temperature di 45 °C, e i pesci
dell'Antartico sopportano una temperatura di circa –2 °C. A questa
temperatura l'acqua di mare non ghiaccia in virtù dell'elevata
concentrazione di sali, e i pesci sopravvivono grazie a una sostanza con
proprietà anticongelanti contenuta nel loro sangue. Si trovano pesci
nelle acque dolci quasi pure e pesci in acque con concentrazioni saline
quattro volte superiori a quella media del mare. Le specie che vivono
nelle grotte possono trascorrere tutta la vita nella completa oscurità,
mentre quelli che vivono nei bacini d'acqua localizzati in aree
desertiche sopportano una quantità eccezionale di radiazioni solari. Un
gruppo di pesci annuali sudamericani sopravvive all'essiccamento
periodico, trascorrendo la stagione secca sotto forma di uova dormienti
che si schiudono e si sviluppano all'arrivo della stagione umida. Il
massimo numero di specie marine vive nelle acque tropicali, soprattutto
in prossimità delle barriere coralline. La più grande varietà di specie
d'acqua dolce, invece, si trova nei grandi laghi africani e nei corsi
d'acqua delle foreste pluviali tropicali, soprattutto nel bacino
amazzonico del Sud America.
Equilibrio osmotico nei pesci marini e d'acqua dolce
La differenza delle condizioni osmotiche (della concentrazione di acqua
e sali) tra l'ambiente d'acqua salata e quello d'acqua dolce impone ai
pesci dell'uno e dell'altro ambiente la messa in atto di diversi
adattamenti fisiologici: i pesci marini devono evitare la perdita di
acqua dal proprio corpo all'ambiente esterno, che tende a verificarsi a
causa dell'alta concentrazione di sali nel mare; al contrario, i pesci
d'acqua dolce devono contrastare la tendenza dell'acqua a entrare nei
loro tessuti, che risultano più concentrati dell'ambiente esterno.
VALORE ECONOMICO
I pesci rappresentano una delle principali fonti di
proteine animali per l'alimentazione umana. Inoltre, da essi si ricavano
prodotti fertilizzanti azotati, oli dal fegato (una delle fonti più
ricche di vitamina D) e mangimi per gli animali d'allevamento. Le
scaglie dei pesci sono usate nella fabbricazione delle perle
artificiali. La colla di pesce, una forma di gelatina, viene preparata
dalla vescica natatoria di alcune specie.
Classificazione scientifica: I pesci
costituiscono un gruppo privo di valore tassonomico, comprendente la
superclasse degli agnati e le due classi di
gnatostomi dei condroitti e degli osteitti.
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