CEDIFOP news
n. 90 - Dicembre 2013 - articolo 159
Un mese con CEDIFOP
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05/11/2013:
Foto di gruppo del corso 02/PA/2013 per “Operatore Tecnico
Subacquea Specializzato”, CEDIFOP, con allievi proveniente da
tutte le regioni d’Italia e dall’estero (Cypro e Grecia) durante
l’addestramento al Porto di Termini Imerese (PA). Il corso ha il
riconoscimento dell’HSE-UK per il livello di SCUBA E SURFACE e
viene svolto secondo gli standard della didattica IDSA preparando
gli allievi per il livelli IDSA 1 e 2. |
06/11/2013:
Sergei Cherkashin Presidente “Alliance of Diving Schools” (reciprocal
member IDSA – Russia) e General Director “Diving Research Center”
(Russia) in visita al CEDIFOP. Nella foto, oltre a Sergei Cherkashin,
il gruppo docenti CEDIFOP e Giuseppe Basile di “IN-OUT Security
Services”, Membro Associato IDSA. |
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15/11/2013:
Stage formativo sulle procedure e sulle attrezzature della
subacquea industriale dei docenti della scuola IDSA CEDIFOP agli
allievi della scuola ENDO-FAP (Ente Don Orione - Formazione
Aggiornamento Professionale) di Palermo |
19/11/2013:
Il gruppo allievi del corso TOP UP 2013 del CEDIFOP accompagnato
dall’istruttore Marcello Vinciguerra, durante lo stage di 5 giorni
presso la scuola IDSA NYD di OSLO (Norvegia) a completamento del
percorso per la certificazione IDSA level 3 |
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25/11/2013:
Esami finali ai cantieri Navali di Palermo degli allievi del corso
05/PA/2013 per "Operatore Tecnico Subacqueo - TOP UP - IDSA level
3" - Palermo Novembre 2013. Il corso ha il riconoscimento dell’HSE-UK
per il livello di "SURFACE TOP UP" (for Surface Supplied,
Surface-Orientated Diving Techniques to a maximum depth of 50
metres) |
29/11/2013:
UNIVERSITA’ di TRAPANI - POLO DIDATTICO UNIVERSITA’ di PALERMO -
Master Universitario di Secondo Livello in Medicina Subacquea ed
Iperbarica - Anno Accademico 2012/2013 - Modulo 8: stage di tre
giorni dei medici partecipanti al master presso CEDIFOP |
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30/11/2013: 5 volte
Campione Italiano Individuale, 3 volte Campione Europeo a Squadre,
1 Titolo Europeo Individuale, 1 volta Campione del Mondo
Individuale, 1 volta vincitore del Campionato del Mondo a Squadre,
3 volte vincitore del Gran Premio Internazionale di Ustica, 3
volte vincitore del Trofeo Internazionale Mondo Sommerso, Massimo
SCARPATI ospite del Cedifop, durante un incontro sulle
problematiche dell'"Associazione Italiana Sommozzatori Corallari"
della Sardegna. |
CEDIFOP news
n. 89 - Novembre 2013 - articolo 158
L’importanza dei riconoscimenti IMCA nelle certificazioni di
Commercial Diver
(Parte II: Riconoscimenti indiretti)
(di Manos Kouvakis)
La Legge
21 dicembre 1978, n. 845 (Legge-quadro in materia di formazione
professionale) specifica che la Repubblica Italiana promuove la
formazione e l'elevazione professionale in attuazione degli articoli
3, 4, 35 e 38 della Costituzione, al fine di rendere effettivo il
diritto al lavoro ed alla sua libera scelta e di favorire la crescita
della personalità dei lavoratori attraverso l'acquisizione di una
cultura professionale.
Nella
legge viene specificato che le regioni esercitano la potestà
legislativa in materia di orientamento e di formazione professionale,
ottemperando ad una serie di obblighi ben precisi fra cui quello di
adeguare la propria normativa a quella internazionale e comunitaria ed
attenersi alla normativa nazionale in materia di contenuti tecnici e
di obiettivi formativi e culturali delle iniziative. Le regioni,
attenendosi alle finalità e ai principi, provvedono a disciplinare con
proprie leggi la programmazione, l'attuazione e il finanziamento delle
attività di formazione professionale e le modalità per il
conseguimento degli obiettivi formativi relativi alle qualifiche,
stabilendo gli indirizzi della programmazione didattica delle attività
di formazione professionale.
Al termine
dei corsi di formazione professionale volti al conseguimento di una
qualifica, gli allievi che vi abbiano regolarmente partecipato sono
ammessi alle prove finali per l'accertamento dell'idoneità conseguita.
Tali prove finali, devono essere svolte di fronte a commissioni
esaminatrici, composte nei modi previsti dalle leggi regionali, delle
quali dovranno comunque far parte esperti designati dalle
amministrazioni periferiche del Ministero della pubblica istruzione e
del Ministero del lavoro e della previdenza sociale. Con il
superamento delle prove finali gli allievi conseguono attestati,
rilasciati dalle regioni, in base ai quali gli uffici di collocamento
assegnano le qualifiche valide ai fini dell'avviamento al lavoro e
dell'inquadramento aziendale. Gli attestati di cui sopra costituiscono
titolo per l'ammissione ai pubblici concorsi.
Gli enti
operanti nella formazione professionale possono stipulare convenzioni
con le imprese per la effettuazione presso di esse di periodi di
tirocinio pratico e di esperienza, con la precisazione che le
attività formative sono finalizzate all'apprendimento e non a scopi di
produzione aziendale.
Nell'esercizio delle rispettive funzioni in materia di formazione
professionale, il Ministero del lavoro e della previdenza sociale e le
regioni hanno facoltà di avvalersi dell'assistenza tecnica
dell'Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei
lavoratori (ISFOL).
In Italia
le regioni a statuto speciale hanno una particolare forma di attività
legislativa, esse possono legiferare nel proprio territorio con la
limitazione di un controllo, da un apposito organismo statale, per
evitare che le leggi regionali siano in conflitto con le leggi dello
Stato unitario, ma diversamente dalle regioni a statuto ordinario,
nella regione Sicilia, tutti i documenti pubblici riportano in
intestazione la dicitura “Repubblica Italiana”. Queste regioni
esercitano tre tipi di potestà legislativa:
a)
potestà esclusiva, che è la più caratteristica,
b) potestà legislativa concorrente,
c) potestà integrativa e attuativa
La Regione
Sicilia che è una regione a statuto speciale - Legge Costituzionale
26 febbraio 1948, n. 2 “Conversione in legge costituzionale dello
Statuto della Regione siciliana, approvato col decreto legislativo 15
maggio 1946, n. 455” - è l’autorità competente in materia di
formazione professionale sul territorio siciliano, per il rilascio
degli attestati di qualifica professionale, e subordina le attività
formative ai controlli degli organi ispettivi dell’Ispettorato del
Lavoro, dell’Ufficio Provinciale del Lavoro (U.P.L.) e ogni corso di
qualifica professionale si conclude con un Esame Finale innanzi una
Commissione esaminatrice istituita con Decreto emanato
dall’Assessorato Regionale dell’Istruzione e della Formazione
Professionale. Gli attestati rilasciati vengono repertoriati e
vidimati dal C.P.I. dell’Assessorato Regionale dell’Istruzione e della
Formazione Professionale della Regione Siciliana.
Va inoltre
sottolineato che nel 2010, la regione Sicilia ha emanato la delibera
di giunta n .350/2010 introducendo nel Prof 2011 disposizioni precise
sui contenuti dei corsi di formazione professionale per OTS di livello
base e di specializzazione effettuati nel territorio della regione
Sicilia. Considerano che questi percorsi formativi devono essere
fatti secondo standard IDSA e HSE, riporta testualmente la seguente
specifica : “Per questo settore i corsi di formazione professionale
per O.T.S. (Operatori Tecnico Subacquei) di livello Base e di
specializzazione si devono attenere alla direttiva 2005/36/CE secondo
gli standard dei programmi validati da I.D.S.A. (International Diving
Schools Association) e H.S.E. (Health and Safety Executive)”.
A fine
corso gli esami vengono effettuati innanzi una commissione istituita
con decreto della Regione Sicilia/Italia, il Presidente di detta
commissione esaminatrice è un funzionario pubblico. L’attestato di
qualifica professionale di tutti i corsi realizzati in questo ambito,
come corsi di base e di specializzazione, riportano il logo dello
stato italiano, della regione Sicilia, della comunità europea e
dell’ente di formazione. Inoltre (nell’angolo in basso a destra)
riportano il numero di registrazione dell’attestato presso un ufficio
pubblico (Centro per l’Impiego dell’Assessorato del Lavoro), la data e
il timbro della regione Sicilia/Italia.
I medesimi
standard, adottati in Sicilia nel Prof 2011, sono presenti anche nella
proposta legislativa N. 2369 Lo Presti, "Disposizioni concernenti le
attività professionali subacquee e iperbariche" “… Questi percorsi
per essere validi, oltre che nel territorio italiano anche in quello
internazionale, devono adottare standard definiti in coerenza con
quelli internazionali previsti dall’Health and Safety Executive (HSE),
dall’Association on Diving Contractors (ADC), dall’International
Diving Schools Association (IDSA), dall’International Marine
Contractors Association (IMCA) e da altri organismi similari …” e nel
Documento dell’ENI SpA, del 05/08/2013 dal titolo “Requisiti HSE per i
fornitori di lavori subacquei”.
Attualmente IMCA riconosce, in una lista, “riconoscimenti indiretti” i
percorsi formativi di Paesi che seguono regole e standard
internazionali approvati dagli Stati ove vengono svolti, quelli
attualmente registrati da IMCA sono: Australia, Brasile, Canada,
Francia, India, Olanda, Nuova Zelanda, Norvegia, Sud Africa e U.K.
Questa lista fino ad oggi non comprende l’Italia, anche perché non si
è trovato fino ad oggi una legislazione specifica sui percorsi per
commercial diver accettata da Imca per classificare tali percorsi
secondo declinazioni legislative italiane. La legislazione italiana
attuale, che però risale al 1979/1982 (qualifica di OTS), prevede
attività all’interno delle aree portuali, non di interesse dell’IMCA,
che opera in offshore. Ma alla luce di quando sta attualmente
accadendo, i percorsi formativi svolti in Sicilia, hanno il diritto di
essere inseriti in questa lista.
Vista
l’importanza dell’argomento, l’Italia, che è uno dei paesi più
importanti in Europa (sviluppo costiero) e anche all’estero (vedi ENI
spa) nel settore delle attività di subacquea industriale, e vista
l’importanza di dare segnali precisi, dove attualmente esiste una
grande confusione a discapito della sicurezza e professionalità, e
visto i presupposti, si può affermare che attualmente in
Italia/Sicilia questi percorsi hanno il riconoscimento dello Stato
Italiano, per poter essere inclusi di diritto nella lista dei paesi
che hanno percorsi formativi approvati dalle autorità, anche se
limitatamente a precisi percorsi che vengono effettuati nel territorio
della regione siciliana, con determinate e ben precise condizioni di
addestramento, individuate dalla delibera di giunta n.350/2010-Prof
2011.
CEDIFOP news
n. 89 - Novembre 2013 - articolo 157
L’Inaugurato il primo laboratorio europeo di ricerca medica in ambito
subacqueo
(di Manos Kouvakis)
Il 23
ottobre 2013, alle ore 16:30, alla presenza di Autorità Scientifiche,
Politiche e Sociali si è inaugurato il laboratorio europeo di ricerca
in Medicina Subacquea presso villa Nasi, che si affaccia sul mare
Mediterraneo, davanti al porto di Trapani, grazie ad una convenzione
tra la Provincia Regionale di Trapani ed il Consorzio Universitario
Trapanese dove è operante, da due anni, il Master di Medicina
Subacquea ed Iperbarica (M.U.H.M.T.).
Il M.U.H.M.T. ha come partner patrocinante per la ricerca sul campo la
fondazione DAN Europe diretta dal suo presidente Alessandro Marroni di
Teramo.
Il laboratorio di ricerca costituirà la parte operativa del Master,
diretto dal Prof. Francesco Paolo Sieli, che a Trapani costituisce
una giovane realtà essendo stato inaugurato nell’anno accademico
2011/2012 e nasce da un percorso di formazione scientifica che la
Società Mediterranea di Medicina dello Sport (S.M.M.S.) fin dal 2001,
con l’annuale Congresso Mediterraneo a Favignana, ha fatto crescere
con la collaborazione della Società Italiana di Medicina Subacquea ed
Iperbarica (S.I.M.S.I.) nella persona del suo presidente, Rosario
Marco Infascelli di Napoli.
I
partecipanti alla seconda edizione del Master di II livello in
Medicina Subacquea ed Iperbarica per l’Anno Accademico 2012/2013, nel
mese di novembre, realizzeranno uno stage presso il CEDIFOP di
Palermo, approfondendo l’aspetto della subacquea industriale previsto
nel modulo 8 del Master. Grazie ad un protocollo d’intesa, si
concretizza l’opportunità di valorizzare e sviluppare la
professionalità del medico subacqueo e in particolare dei partecipanti
al master di 2 livello di medicina subacquea, e fra le parti
sottoscrittrici di potenziare le capacità autonome di progettazione e
gestione in ordine all’articolazione e definizione dell’offerta
formativa e dedicare particolare attenzione alla realizzazione di
interventi formativi di elevata qualità, coerenti con le innovazioni
in ambito sociale ed istituzionale.
CEDIFOP news
n. 88 - Ottobre 2013 - articolo 156
L’importanza dei riconoscimenti IMCA nelle certificazioni di
Commercial Diver
(Parte I: Le 4 tipologie di certificazioni IMCA
dirette)
(di Manos Kouvakis)
Da alcuni mesi IMCA ha rivoluzionato il
suo sito ufficiale aggiungendo diverse informazioni integrative e
aggiornato la quasi totalità delle pagine. Ha dato uno spazio maggiore
alle certificazioni e ai riconoscimenti che IMCA offre ai suoi
associati e agli operatori del settore.
L’importanza di queste certificazioni,
sta nel potere aggregativo dell’IMCA, a cui fanno riferimento diverse
centinaia di imprese a livello internazionale, nel fatto che ha
divulgato documenti di buon senso nelle applicazioni e nel fatto che
IMCA generalmente viene riconosciuta come indice di qualità.
Potremmo dividere in tre gruppi
certificazioni e riconoscimenti che IMCA approva/riconosce a livello
internazionale:
1)
nel primo gruppo, di cui
parleremo in questa news, ci sono 4 certificazioni dirette,
2)
nelle prossime news
parleremo dei riconoscimenti indiretti, e
3)
infine parleremo delle
certificazioni più importanti, che vengono concesse solo a chi ha già
una lunga esperienza nel settore, che possiamo definire come
riconoscimenti di “esperti commercial diver”
E’ ovvio che in tutti questi
riconoscimenti e certificazioni, IMCA si interessa principalmente
dell’offshore e non di attività subacquee in acque inshore o similari
(acque interne, fiumi, laghi ecc). Concetto che spesso sfugge a chi in
Italia usa la parola IMCA, come deus ex macchina, magari per camuffare
percorsi che diversamente non sarebbero di nessuno interesse (vedi per
esempio percorsi per LST che vengono spacciati per percorsi IMCA,
mentre dal sito dell’IMCA risulta chiaro che nessuno in Italia
realizza questi percorsi).
In Italia, è iniziata l'evoluzione di un settore che si sta
incanalando su binari giusti dopo decenni di buio medievale, a
“discapito” di coloro che cercano di coprire le loro lacune mai
colmate, per una cronica insufficienza di capacità, che a volte
ironizzano su argomenti che non conoscono, perché sicuramente fuori
dalle loro capacità intellettive.
E qui bisogna fare delle affermazioni forti: CEDIFOP è una delle
scuole riconosciute da IMCA e IDSA (unica didattica a livello mondiale
nella subacquea industriale) perché ha superato degli audit innanzi
alle commissioni arrivate a Palermo, per esaminare testi, procedure,
docenti, ecc.
Gli audit, arrivati su nostra richiesta, dopo un lungo percorso di
preparazione, sono stati immediatamente superati, bruciando le tappe,
senza il rilievo di alcuna "non conformità" da parte delle delegazioni
di esperti che hanno condotto l'audit.
Cosi CEDIFOP, è stata inserita nel portale dell'IMCA a rappresentare
una delle 23 scuole a livello mondiale che hanno tale riconoscimento e
che possono rilasciare i brevetti IMCA in linea con il documento base
( IMCA D 020 ) che è rappresentato dal DIVER MEDIC, o nel portale
dell’IDSA a rappresentare una delle 16 scuole FULL MEMBERS a livello
mondiale che hanno tale riconoscimento.
IDSA, va considerata come una didattica
che stabilisce i contenuti formativi dei percorsi della subacquea
industriale, aggiornati annualmente durante i meeting.
IMCA, invece, si occupa principalmente
delle imprese subacquee, mentre nel settore formativo effettua
soltanto quattro corsi, che approva e riconosce, e sono i seguenti:
1)
Trainee air diving
supervisor, (supervisore di superficie per basso fondale)
2)
Trainee bell diving
supervisor, (supervisore di superficie per immersioni in saturazione)
3)
Assistant Life Support
Technician (LST)
4)
Diver Medic Training o
Refresh (DMT)
Non esiste in Italia nessuna scuola,
riconosciuta e autorizzata dall’IMCA per i corsi 1, 2 e 3. L’unico
corso IMCA che attualmente si può fare in Italia è il corso per DIVER
MEDIC, ma NON tutti i possessori di titoli per OTS possono accedere a
questo corso (disposizioni IMCA 2013).
Questi corsi possono essere realizzati
da scuole riconosciute dall’IMCA, che hanno chiesto e hanno superato
gli audit condotti dagli ispettori dell’IMCA in modo soddisfacente,
sia nella parte documentale sia come struttura. Una volta che IMCA ha
confermato e approvato tali strutture, riconosce loro il diritto di
mettere nei titoli emanati la dicitura “IMCA Approved” o “IMCA
Recognised” in relazione a questi corsi specifici.
In tutto questo IMCA non si è mai
occupata della formazione degli OTS, perché questa figura, esistente
solo in Italia, secondo la legislazione vigente, opera solo
all’interno delle aree portuali (DM 1979) quindi non ricadenti nelle
aree di interesse IMCA cioè nell’offshore diving.
Nessun altro corso è approvato /
riconosciuto da IMCA e, pertanto, nessun altro attestato potrebbe
riportare la dicitura “IMCA Approved” o “IMCA Recognised” riferito a
qualsiasi altro corso, anche se il percorso formativo riguarda
l’offshore diving, sia in Italia ma anche in qualsiasi paese
dell’estero.
IMCA ha prodotto una serie di documenti
di orientamento su vari argomenti, ma di questi ci occuperemo il
prossimo mese.
Di seguito, riportiamo il testo in
inglese, preso dal sito dell'IMCA, su quanto sopra esposto:
Training and certification:
- There are only four training courses for which IMCA offers approval/recognition
– Trainee air diving supervisor, Trainee bell diving supervisor,
Assistant life support technician and Diver medic. Each requires a
training establishment to apply for approval then satisfactorily
undergo an audit of its documentation, facilities and course.
Once IMCA has confirmed approval/recognition such
establishments may use the wording ‘IMCA Approved’ or ‘IMCA
Recognised’ in relation to these specific courses only
No other courses are
approved/recognised by IMCA and, therefore, no establishments should
state ‘IMCA Approved’ or ‘IMCA Recognised’ in relation to any other
course.
Da questo link si può scaricare il testo
integrale, dal sito dell’IMCA, aggiornato nel 2013:
(http://www.imca-int.com/media/90582/imca-fs-logo.pdf)
CEDIFOP news
n. 87 - Settembre 2013 - articolo 155
Il problema della profondità nei percorsi Italiani per OTS
e gli standard in ambito internazionale
(di Manos Kouvakis)
Un grande problema nella definizione del commercial diver italiano è
la mancanza di una legislazione specifica. Le uniche norme
legislative, e cioè i tre decreti ministeriali vigenti, sono molto
datati e assolutamente inadeguati alle esigenze del settore.
Ci sono stati diversi tentativi di elaborare una nuova legislazione
nel settore a partire dal 1997 ad oggi, con ben 11 proposte
legislative, che si sono susseguite negli anni, di cui abbiamo spesso
parlato nelle news precedenti, ma mai ad oggi una di queste è riuscita
a superare l’esame delle varie commissioni parlamentari.
Ma analizziamo cosa significa tutto ciò, con un esempio pratico: In
data 25 ottobre 2012 un gruppo di OTS iscritti in diversi
compartimenti marittimi, hanno inoltrato una lettera alla capitaneria
di Porto di Livorno chiedendo chiarimenti sull’impiego di personale
nelle operazioni riguardanti la “Costa Concordia” che non risulta
iscritto presso alcuna Capitaneria di Porto. La risposta, della
Capitaneria di Livorno rispecchia in modo perfetto questa grossa
problematica, essa recita testualmente: “…… il decreto Ministeriale
13/01/1979 si applica ai sommozzatori che esercitano le attività
all’interno delle aree portuali. Come è noto il relitto della nave
Costa Concordia giace al di fuori dell’ambito portuale dell’isola di
Giglio…”
In pratica il DM del 1979 è valido e regolamenta solo le immersioni
all’interno delle aree portuali in Italia. Al di fuori dei queste aree
non esiste ad oggi una legge dello stato italiano, così come accade
invece in tutti gli altri paesi, che detta le regole su come possano
essere fatte le immersioni lavorative, stabilendo principalmente le
regole di sicurezza per queste attività lavorative.
Spesso assistiamo ad attività lavorative subacquee senza alcun
vincolo, prescritto per legge sulla sicurezza, in mare aperto, ma
anche nelle acque interne come laghi e fiumi, che legislativamente non
sono sotto il controllo delle Capitanerie di Porto.
Alcune eccezioni le abbiamo avute negli anni, a partire dal 1991 con
una ordinanza della Capitaneria di Porto di Ravenna che ha dato il
primo esempio, dopo un incidente mortale verificatosi nel suo
territorio, ordinanza che ha dato seguito ad una serie di altre
ordinanze, in altri porti Italiani, fino all’ultima del Porto di
Messina nel 20 maggio 2013.
Purtroppo, anche se lodevoli queste iniziative che sicuramente hanno
il merito di prestare una maggiore attenzione a questa attività, non
risolvono ma, per assurdo, complicano ulteriormente il problema,
penalizzando chi vuole adeguarsi, con maggiori investimenti per la
sicurezza degli operatori alle proprie dipendenze, perché
involontariamente favoriscono la concorrenza sleale di ditte che, a
qualche chilometro di distanza, presso la capitaneria vicina che non
ha emanato una ordinanza che preveda l’obbligo di operare in
sicurezza, propongono l’esecuzione dei lavori con prezzi
concorrenziali a tutto discapito della sicurezza, togliendo lavoro a
chi vuole essere in regola e operare correttamente adottando le
procedure necessarie per prevenire il verificarsi di incidenti che
purtroppo spesso diventano mortali.
Sicuramente di questo è convinto anche l’On. A. Di Biagio che, in un
suo intervento alla Camera dei Deputati, sull’ordine dei lavori del 28
Aprile 2011, sottolinea nel suo discorso sull’assenza di una legge
pertinente, riferendosi all’ultimo incidente mortale nel settore, che:
“Mi assumo ogni responsabilità nell’affermare con certezza e
risolutezza che la promulgazione e conseguente applicazione di queste
disposizioni avrebbe potuto salvare la vita a questo giovane”.
Se a tutto questo si aggiunge anche la mancanza di una informazione
chiara nel settore, si crea una maggiore confusione in chi vuole
intraprendere l’attività lavorativa del sommozzatore, infatti, senza
alcun controllo, si può trovare di tutto, e i giovani in cerca di
formazione e lavoro diventano le vittime di chi vuole speculare
utilizzando strutture e attrezzature inadeguate, promettendo nei
titoli certificazioni che hanno obiettivi di competenze che non
potranno mai dare con una preparazione sommaria e assolutamente
inadeguata.
Cosi, possiamo trovare corsi che neanche secondo la esigua
legislazione vigente sono adeguati per ottenere l’iscrizione al
registro sommozzatori presso le capitanerie di porto perché non
rispettano i pochi dettami presenti, ma per scarsa informazione, anche
negli enti pubblici, consentono l’iscrizione al registro di persone
che completano un corso senza andare mai in acqua, o completano la
propria formazione in qualche week-end o frequentando percorsi
formativi che usano tecniche e attrezzature della subacquea sportiva e
solo nel titolo del corso dichiarano la sua appartenenza al settore
della subacquea industriale che inserisce gli operatori nella
categoria dei metalmeccanici, sia in Italia che all’estero.
Spesso per dare una maggiore enfasi, prendendo in giro corsisti e
istituzioni, promettono corsi a sempre maggiori profondità – per
esempio corsi per OTS a – 50 metri – cosi il richiamo è ancora
maggiore, ma ancora maggiore è in questi casi l’assoluta inadeguatezza
del percorso formativo stesso.
E’ vero che i tre DM che racchiudono la legislazione del settore in
Italia non parlano di profondità massima da raggiungere, anche perchè
essendo stati emanati per regolamentare le attività sommozzatorie
all’interno delle aree portuali, la profondità massima coincide con la
batimetria del porto in cui gli operatori vengono iscritti. Batimetria
di alcuni metri, ma di certo molto inferiore alla profondità di -50
metri. Nella subacquea sportiva ricreativa, l’immersione per
raggiungere profondità elevate e risalire, viene pianificata, spesso,
diminuendo al massimo il tempo di permanenza sul fondo. Ma questo
problema si ingigantisce, di fronte ad una immersione che prevede una
più lunga permanenza sul fondo per eseguire un lavoro, come succede
nella subacquea industriale. Tutti sappiamo che il tempo di
decompressione a cui un subacqueo deve sottoporsi nella risalita in
superficie, è direttamente proporzionale sia al tempo di permanenza
sott’acqua, sia alla profondità di immersione.
Considerando una immersione che supera alcune decine di metri, se la
permanenza è abbastanza lunga, la decompressione è lunghissima, a
volte impossibile da eseguire in acqua e spesso comporta rischi veri e
propri per la salute del sommozzatore. Facciamo un esempio: a circa 48
metri di profondità e permanenza di 10 minuti, il tempo di risalita è
di circa 6 minuti, con una tappa di decompressione di 2 minuti a 6
metri. Se alla medesima profondità il diver fosse rimasto per circa 50
minuti, il tempo totale di risalita, decompressione inclusa, diventa
di circa 270 minuti. Troppo tempo in cui un diver dovrebbe rimanere in
acqua, specialmente se si trova in mare aperto e con temperature
rigide. Questo comporta, oltre al disagio del subacqueo di una
lunghissima permanenza di diverse ore sott’acqua, anche spreco di
risorse economiche: personale addetto alla sicurezza e alla salute
della persona immersa, imbarcazione bloccata fino alla fine delle
operazioni di recupero del diver. Il fattore economico ha svolto un
ruolo importante nel cercare di trovare soluzioni sicure e alternative
al modo classico di effettuare questa tipologia di immersioni,
specialmente nella subacquea industriale.
Due sono le soluzioni: immersione in saturazione (miscele in cui viene
sostituito l’azoto con elio), tecnica inizialmente applicata a
profondità di – 50 metri fino a profondità attorno a -300 metri (alto
fondale), con cui il sommozzatore può, utilizzando le tecnologie
adatte e se ha avuto un addestramento adeguato (secondo gli standard
della didattica IDSA level 4, o certificazione closed bell dell’HSE-UK,
o certificazione francese di Classe 3 mention A, o similari)
affrontare anche per interi giorni profondità e attività lavorative e
ritornare velocemente in superficie usando la campana chiusa, restando
poi in un comodo impianto iperbarico di superficie a fare la
decompressione che può durare anche diversi giorni.
E’ ovvio che non sono tecniche da sperimentare in un corso per OTS,
specialmente se il personale docente non ha le competenze e le
conoscenze adeguate e usa attrezzature e tecniche che rientrano nella
subacquea sportiva.
Naturalmente esistono tecniche precise che permettono questo tipo di
attività in sicurezza, di solito nel resto del mondo vengono fatte
durante il corso per il TOP UP, applicando tecniche che è impossibile
insegnare in un corso base per un OTS che ha come obiettivo quello di
lavorare all’interno delle aree portuali. Ma in Italia si fa questo ed
altro, visto che basta un pezzo di carta firmato da qualche ignara
amministrazione pubblica che garantisce, come deus ex macchina,
capacità e competenze mai sperimentate durante i percorsi formativi.
E’ arrivato il momento di una rivisitazione della legislazione
italiana adeguandola a quella internazionale, auspicando un maggior
controllo del Ministero dei Trasporti che tramite le Capitanerie dovrà
ripetere l’operazione del 1999, cioè il controllo della validità delle
iscrizioni presso le diverse Capitanerie di Porto in Italia, dove
riteniamo che una significativa percentuale non ha la documentazione
necessaria, o peggio ancora, non ha alcuna documentazione valida che
giustifichi l’iscrizione al registro sommozzatori.
Sarebbe utile la promulgazione di una legge che preveda una
diversificazione di iscrizione ad un registro, non in servizio locale,
ma per effettuare attività sommozzatorie in tutta Italia, magari
utilizzando come documento guida quello che la ENI spa propone da
anni, di cui l’ultimo aggiornamento è arrivato in data 05/Agosto/2013,
dove sono previste tre diverse categorie di attività, il divieto
dell’uso dell’erogatore e l’utilizzo delle tecniche del TOP UP a
profondità superiori ai – 30 metri e quelle dell’altofondale a
profondità maggiori di -50.
E' vero che qualsiasi corso per OTS in Italia permette l'iscrizione
alla capitaneria di porto, ma è assolutamente sbagliato anche solo
pensare, che una semplice iscrizione sia sufficiente per lavorare in
offshore. Questo è il grande inganno che ogni anno illude decine di
giovani che rincorrono una speranza che presto vedranno infranta, nel
momento in cui si avvicineranno a questo ambito e si vedranno
scavalcati da chi si presenta con carte e certificazioni in regola.
La subacquea industriale ha un suo percorso logico e naturale, perché
non viene applicato ai vari livelli di addestramento, cosi come
avviene in tutti i paesi del mondo al di fuori dell'Italia? Questa
insufficienza e speculazione tutta italiana, ha collocato i titoli
italiani da OTS nella categoria dei “prodotti di scarto”, se
confrontata con il mercato e le certificazioni valide in ambito
internazionale.
Ritengo che siano ormai maturi i tempi affinché la legislazione
italiana dia delle regole precise e adeguate, simili agli standard
internazionali validi in tutti i luoghi dove opera in sicurezza gente
che vive di questo mestiere. Ritengo che salvaguardare la vita degli
operatori del settore vada messo sempre fra le priorità non
negoziabili e che regole chiare, competenza e professionalità
permetteranno anche un salto di qualità del settore e il ritorno agli
anni d’oro, quando gli operatori italiani erano famosi e rinomati in
tutto il mondo.
CEDIFOP news
n. 86 - Agosto 2013 - articolo 154
Corso TOP UP 2013 del CEDIFOP
(di Manos Kouvakis)
Inizierà il 03 settembre, per il terzo anno consecutivo, il corso TOP
UP della scuola Full member IDSA, CEDIFOP. Il corso avrà una durata di
3 settimane a Palermo e si concluderà con una settimana di stages
presso la scuola Norvegese Full member IDSA di Oslo, NYD (Norsk
Yrkesdykkerskole as). Quello del CEDIFOP è un percorso formativo che
si completa in 110 giorni e rilascia agli allievi una serie di
certificazioni di commercial of shore air diver secondo la didattica
IDSA, ed ha ottenuto anche il riconoscimento individuale dell’HSE
Inglese e rientra fra i percorsi riconosciuti dall’IMCA nel documento
"Diver and Diving Supervisor Certification" categoria: A:
Surface-Supplied Diver Certificates. Il percorso formativo è diviso
in 4 step: 60 giorni per il corso di Operatore Tecnico Subacqueo
Specializzato, 10 giorni per il corso IMCA/ Diver Medic, 20 giorni per
il corso di Saldatore Subacqueo, che completa i tempi di fondo,
secondo gli standard della didattica IDSA, per le immersioni dalla
superficie in Scuba e Surface e 20 giorni per il corso TOP UP, dei
quali 15 giorni a Palermo e stage finale di 5 giorni in Norvegia.
Il corso per il TOP UP del CEDIFOP è l'unico corso realizzato in
Italia ad essere riconosciuto dall'HSE-UK per il livello di "Surface
Supplied & Surface Supplied (Top-Up)" (for Surface Supplied,
Surface-Orientated Diving Techniques to a maximum depth of 50 metres)
e dall'IMCA, poichè rientra fra le qualifiche riportate nel "Diver and
Diving Supervisor Certification" dell'IMCA (unico in Italia),
categoria: A: Surface-Supplied Diver Certificates.
La partecipazione al corso è riservata rigorosamente a chi è in
possesso dei requisiti richiesti dal Cedifop: un attestato per OTS che
rispetti tempi di fondo ed esercitazioni specifiche, un brevetto IMCA
per Diver Medic in corso di validità e un brevetto IDSA level 2
rilasciato da scuole attualmente Full Member, che completa i tempi per
il livello di Scuba e Surface, equivalente alle immersioni dalla
superficie, cosi come prevede per l’Italia anche l’ENI spa nel
documento tecnico “Requisiti HSE per i subappaltatori di lavori
subacquei”, esso rappresenta uno dei corsi più impegnativi e completi
attualmente esistenti in tutta Europa.
Il corso segue la politica, incoraggiata dall’IDSA, che le scuole
dovrebbero interagire reciprocamente, in modo da aumentare
l'efficienza e l'efficacia dei corsi stessi. Ne è esempio questo
corso, il cui completamento garantisce la massima professionalità e
capacità operativa agli allievi che lo frequentano, con diverse
esercitazioni che prevedono l’uso del basket, della campana aperta, il
salto in camera e TUP campana chiusa, l’uso della muta ad acqua calda,
a completamento dei tempi indicati dalla didattica IDSA per i percorsi
offshore di basso fondale.
CEDIFOP news
n. 86 - Agosto 2013 - articolo 153
A Settembre il 2°
corso per OTS del CEDIFOP
(di Manos Kouvakis)
Cresce la partecipazione di allievi provenienti da fuori Italia ai
corsi per OTS del CEDIFOP, il 20% dei partecipanti arrivano
dall'estero, 3 allievi dalla Repubblica di Cipro e uno dalla Grecia.
Il corso per OTS, che avrà inizio il 20 settembre 2013 e si concluderà
il 21 dicembre, sarà il secondo corso che avrà inizio a settembre,
dopo il corso per il TOP UP che avrà inizio il giorno 3 settembre
2013. Gli altri allievi iscritti al corso arrivano da tutte le regioni
d’Italia, e in particolare: Campania, Friuli-Venezia Giulia, Lazio,
Puglia, Veneto e naturalmente dalla Sicilia. In particolare l’aumento
della partecipazione degli allievi che arrivano dall’estero, spesso
con una maggiore padronanza della lingua Inglese che di quella
Italiana, porta avanti quella interessantissima sfida, cioè la
realizzazione di un corso all’interno del corso, che consiste nel
seguire questi allievi provenienti dall’estero ripetendo le materie
teoriche in lingua inglese, scelta didattica già adottata e
verificata con successo durante il corso precedente, nata dai medesimi
motivi.
A
fine corso, gli allievi, in base alla legislazione Italiana, anche
quelli stranieri in base al D.M. del 1981 (essendo provenienti da
Paesi comunitari), potranno iscriversi al Registro Sommozzatori del
Ministero dei Trasporti, presso una Capitaneria di Porto sul
territorio nazionale per ottenere il “Libretto di Ricognizione”, per
le attività lavorative all’interno delle aree portuali in Italia. A
livello internazionale il percorso formativo è riconosciuto dall’HSE-UK,
sia per l’inshore sia per l’offshore diving, per il livello "Scuba e
Surface", cioè per tutte le immersioni che partono dalla superficie
(senza l’uso di una campana aperta o di un Basket). E’ importantissimo
sottolineare, inoltre, che questo è l’unico corso fatto in Italia che
rappresenta credito formativo, per proseguire l’addestramento con
corsi di maggiore specializzazione fino alla qualifica di "Surface Top
Up", che vede Cedifop come unica scuola che li realizza in Italia con
riconoscimenti dell’HSE-UK per il livello di "SURFACE TOP UP" (for
Surface Supplied, Surface-Orientated Diving Techniques to a maximum
depth of 50 metres), corso che rientra fra i percorsi riportati nel
documento "Diver and Diving Supervisor Certification" dell'IMCA nella
categoria: A: Surface-Supplied Diver Certificates.
Il corso per OTS è l’unico in Italia che si svolge secondo programmi
validati sia dall’IDSA che dall’HSE inglese per il livello HSE SCUBA e
SURFACE e permette di proseguire il percorso formativo tutto Italiano,
del CEDIFOP, di commercial diver fino al livello successivo di TOP UP
(livello HSE per SURFACE – TOP UP), inoltre, per la prima volta, al
termine del corso, oltre all’attestato di qualifica professionale da
OTS, gli allievi che completeranno con profitto i tempi di fondo
richiesti, conseguiranno anche la certificazione internazionale IDSA
level 1.
Premesso l'obiettivo prioritario del corso che è quello di conferire
la qualifica di OTS per un immediato utilizzo in ambito professionale,
ogni corso presenta caratteristiche specifiche nella composizione e
nella tipologia degli allievi, e sebbene tra loro vi siano
individualità con esperienze professionali nella subacquea
industriale, la maggior parte proviene dalla subacquea sportiva o
ricreativa. Cosi CEDIFOP, pone come obiettivo principale del corso OTS
formare gli allievi a saper gestire in sicurezza un cantiere
subacqueo, applicando gli standard della didattica IDSA e IMCA,
attraverso varie procedure e Check-list, con il raggiungimento di
tempi precisi sia in acqua che nelle esercitazioni in superficie.
CEDIFOP è una delle 16 scuole Full Member IDSA (cioè applica la
didattica IDSA, e partecipa ai meeting internazionali per la conferma
e l’applicazione di questi standard), è l’unica scuola in Italia con
questo riconoscimento, una delle 11 scuole in Europa, ma anche l’unica
scuola in Italia referente dell’AWS- American Welding Society, che si
occupa di saldatura sia in superficie che in acqua, ciò permette al
CEDIFOP di iniziare, a partire dal corso per OTS, un percorso di
formazione in saldatura che si completerà con il corso per SALDATORE
SUBACQUEO, successivo al corso per OTS del CEDIFOP.
CEDIFOP news
n. 85 - Luglio 2013 - articolo 152
Firmato un protocollo d’intesa fra il
Consorzio Universitario di Trapani e il CEDIFOP
(di Manos Kouvakis)
E’
stato firmato un protocollo d’intesa fra il Consorzio Universitario
della provincia di Trapani e il CEDIFOP, che attiva una reciproca
collaborazione fra i due enti.
Una prima immediata applicazione del protocollo d’intesa, già dal
2013, vedrà gli allievi dell’Università, partecipanti alla seconda
edizione del Master di II livello in Medicina Subacquea ed Iperbarica
per l’Anno Accademico 2012/2013, che nel mese di novembre,
realizzeranno uno stage presso il CEDIFOP di Palermo, approfondendo
l’aspetto della subacquea industriale previsto nel modulo 8 del
Master.
Con il protocollo d’intesa si concretizza l’opportunità di valorizzare
e sviluppare la professionalità del medico subacqueo e in particolare
dei partecipanti al master di 2 livello di medicina subacquea, e fra
le parti sottoscrittrici di potenziare le capacità autonome di
progettazione e gestione in ordine all’articolazione e definizione
dell’offerta formativa e dedicare particolare attenzione alla
realizzazione di interventi formativi di elevata qualità, coerenti
con le innovazioni in ambito sociale ed istituzionale.
Il
protocollo d’intesa, oltre allo stage, prevede la programmazione di
una serie di iniziative nel settore della formazione professionale da
realizzare in sinergia. In particolare gli obiettivi fissati sono
quelli di realizzare, in reciprocità percorsi formativi per
“Operatore Tecnico Subacqueo – IDSA level 1/SCUBA” come percorso
minimo per i collaboratori delle università in genere, nei settori di
archeologia subacquea, biologia marina e similari, che rappresenta il
minimo dei percorsi formativi che consentono la partecipazione al
corso successivo per DIVER MEDIC/TRAINING con riconoscimento IMCA,
Al
raggiungimento dei primi obiettivi, si procederà verso successivi
obiettivi, come le certificazioni IMCA per “Approved Training
Providers for Life Support Technician” (LST), per l’assistenza di
superficie per la camera iperbarica nelle immersioni di alto fondale,
affrontando gli step intermedi necessari.
CEDIFOP news
n. 85 - Luglio 2013 - articolo 151
31° meeting
dell’IDSA a Copenaghen dal 28 al 30 Agosto
(di Manos Kouvakis)
Si
svolgerà dal 28 al 30 Agosto a Copenaghen in Danimarca il meeting n.
31 dell’IDSA (International Diving Schools Association), fondata
nel 1982, alla quale aderiscono le più importanti Scuole Diving, a
livello mondiale, dedite alla formazione di subacquei industriali.
L’obbiettivo di questi meeting annuali è l’interscambio di idee ed
esperienze fra le 16 scuole full member che aderiscono
all’associazione, ma anche con tutti gli altri membri associati e
affiliati che partecipano ai meeting per promuovere lo sviluppo di
norme internazionali comuni di formazione nella subacquea industriale.
Queste riunioni annuali hanno anche la finalità di cooperare su
questioni che possano migliorare le opportunità di inserimento
lavorativo per i commercial diver formatisi nelle scuole aderenti
all’associazione, ma anche fornire una guida alle aziende fissando gli
standard di immersione nelle varie profondità, migliorando la
sicurezza, e l’abilitazione dei Contractors a partecipare a bandi di
gara oltre i confini nazionali in una situazione di parità. .
In
pratica IDSA rappresenta la didattica, (unica a livello mondiale), nel
settore del diving industriale perché indica i tempi di fondo, le
esercitazioni, il numero delle immersioni minime e quant’altro
necessario affinché una scuola full member possa preparare nel miglior
modo possibile i propri allievi, sia per l’inshore che per l’offshore
diving, alle varie profondità.
Fra gli aderenti all’IDSA, solo i Full member hanno diritto di voto
durante i meeting annuali e al rilascio delle certificazioni IDSA che
stabiliscono il livello di addestramento del diver, ma sono anche i
full member ad essere sottoposti a severissimi controlli triennali
(audit) per la verifica dell’applicazione delle procedure e degli
standard che la didattica prevede.
Cedifop ha aderito all’associazione nel 2005, superando una serie di
audit è diventato full member (cioè abilitato al rilascio delle
certificazioni IDSA nel 2009), mantiene ad oggi tale status e risulta
essere l’unica scuola Italiana accreditata full member da questa
associazione, mentre le altre scuole sono in Asia (2) Africa 1, USA
(2) ed Europa (11).
Tutti i membri dell’associazione possono partecipare ai meeting
annuali che diventano un forum per lo scambio di informazioni e di
idee, non limitato da confini ed interessi nazionali. Gli
aggiornamenti vengono approvati durante i meeting annuali, che IDSA
svolge in uno dei Paesi di residenza degli aderenti all’associazione.
Negli ultimi anni i membri hanno aggiornato qualifiche e programmi di
formazione precedenti, risultato di diversi anni di negoziati e di
pianificazione è stata la recente pubblicazione degli standard della
didattica e delle procedure IDSA che, rispettando le varie normative
nazionali in vigore, costituisce la base per la realizzazione di corsi
per Commercial Diver esperti a vari livelli, che rispondono alle
esigenze del settore subacqueo industriale .
Nell’ultimo quinquennio i meeting dell’IDSA sono stati realizzati nei
seguenti paesi:
2008: meeting IDSA n. 26 - Philadelphia (USA)
2009:
meeting IDSA n. 27 - Palermo (Italia)
2010:
meeting IDSA n. 28 - Rotterdam (Paesi Bassi)
2011:
meeting IDSA n. 29 - Karlskrona (Svezia)
2012:
meeting IDSA n. 30 - Seattle (USA)
Cedifop come ogni anno partecipa attivamente al meeting, esponendo i
progressi, lenti ma costanti, fatti in Italia in questo settore. Da
parte della delegazione Italiana quest’anno ci sarà anche la
presentazione di un nuovo sistema audio video subacqueo, di cui si
potrà visionare
il prototipo, collegato ad un nuovo ed innovativo sistema portatile
di superficie per ispezioni sottomarine audio-video con recorder
digitale di ultima generazione.
CEDIFOP news
n. 85 - Luglio 2013 - articolo 150
Fissata per il
22/10/2013 l'udienza al TAR Sicilia del CEDIFOP contro la Regione
Sicilia/Assessorato alla Formazione Professionale, relativa all'avviso
20
(di Manos Kouvakis)
Fissata per il 22/10/2013 l'udienza per la discussione di merito, al
TAR Sicilia del CEDIFOP contro la Regione Sicilia/Assessorato alla
Formazione Professionale, relativa all'avviso 20. CEDIFOP sostiene che
le graduatorie sono state falsificate, con l'inserimento di un
criterio di esclusione NON PREVISTO NEL BANDO (pagina 19 del bando) da
parte del nucleo di valutazione. Questa frase è riportata nella
sentenza della Camera di Consiglio del TAR in data 27/07/2012 "...
Ritenuto che, ai fini della successiva decisione in sede di merito,
sia necessario acquisire dall’Assessorato regionale dell’istruzione e
della formazione professionale della Regione n. 4 copie conformi
all’originale della versione definitiva dell’avviso pubblico n.
20/2011 ravvisandosi delle incongruenze tra la copia prodotta in
giudizio dalla ricorrente e quella prodotta in giudizio
dall’Avvocatura erariale (v. art. 8, pag. 19), assegnando termine di
giorni quindici (15) dalla comunicazione in via amministrativa, o
dalla notificazione, se anteriore, della presente ordinanza, per il
deposito, presso la Segreteria del T.a.r., dei documenti richiesti
...".
CEDIFOP news
n. 84 - Giugno 2013 - articolo 149
Capitaneria di Porto di Messina:
Ordinanza n. 28/2013 "Disciplina delle attività subacquee
professionali svolte nel circondario marittimo di Messina"
(di Manos Kouvakis)
Anche la Capitaneria di Porto di Messina, con l'ordinanza n. 28 del
2013, pubblicata il 20/05/2013, entra a far parte di quel gruppo di
Capitanerie di Porto che in Italia, vista la mancanza di una specifica
legislazione del settore, ha proceduto ad adottare in modo autonomo
una disciplina che regolamenta il settore.
L'Ordinanza n. 28/2013
"Disciplina delle attività subacquee professionali svolte nel
circondario marittimo di Messina", anche se non può dirsi del medesimo
livello delle ordinanze di Palermo e Milazzo, perché confusionaria,
specialmente nelle definizioni, in molti punti diversi passaggi che
poco aggiungono a quello già esistente nei tre decreti ministeriali
vigenti, altri punti mostrano che l’autore è poco esperto nella
subacquea industriale ma con maggiori competenze nella subacquea
sportiva/ricreativa che cerca di trasportare nell’ordinanza, in altre
parti demanda in modo confusionario alla normativa UNI, cercando di
immettere regole dell’offshore diving in quello inshore o in ambito
portuale, ma senza specificare limiti e tecniche da usare in modo
chiaro, mentre altrove sconfina in settori che non sono di competenza
delle Capitanerie (acque interne) con il rischio di creare conflitti
di interpretazione.
Va comunque sottolineata, lo
stesso, l’importanza dell’iniziativa, sia perché l’attuale
legislazione che è vecchia di oltre 30 anni, penalizza tutta l’Italia
in un confronto europeo e internazionale, ma principalmente perché
tale lacuna legislativa è la causa maggiore di una serie di incidenti
mortali che avvengono annualmente sul nostro territorio, incidenti che
sarebbero sicuramente diminuiti in presenza di una legislazione che
fissi regole chiare a partire dalla formazione degli operatori.
Abbiamo visto che negli ultimi
anni diverse Capitaneria di Porto sul territorio nazionale, hanno
indirettamente espresso un loro disagio, emanando ordinanze specifiche
che però hanno un effetto limitato, essendo applicate solo sul
territorio di competenza di ciascuna, cercando di colmare questa
lacuna con ordinanze di carattere locale che, anche se dal punto di
vista della sicurezza sono apprezzabili, penalizzano le stesse ditte
che in assenza di una uguale legislazione sul territorio nazionale
sono surclassate dalla concorrenza sleale di chi opera senza gli
stessi criteri di sicurezza a qualche chilometro di distanza.
Restiamo in attesa di una legge
nazionale che detti regole chiare e competenze su tutto il territorio
Italiano, e che tuteli gli interessi di tutti gli operatori di questo
settore, dopo ben 8 disegni di legge presentati in parlamento negli
ultimi decenni.
E in questa legislatura, già,
qualcosa si sta muovendo...
Altre ordinanze sulla subacquea industriale in Italia:
CEDIFOP news
n. 84 - Giugno 2013 - articolo 148
Le nuove tecnologie applicate alla
subacquea industriale
(di Giuseppe Basile)
Da un progetto che prevede l'utilizzo delle più recenti tecnologie
digitali per l'ampliamento e la creazione di apparati di
comunicazione per ambienti sottomarini di nuova concezione, "IN-OUT
Security Service" in collaborazione con il "CEDIFOP" di Palermo, ha
realizzato un prototipo per le riprese video in
“real
time”
da superficie con il marchio di sua proprietà "VIC SYSTEM " (Video
Interactive Controls).
I test di collaudo più importanti si sono conclusi durante il primo
corso per O.T.S. del 2013, al quale hanno partecipano allievi arrivati
in Sicilia da diverse regioni d'Italia e dall'estero,
Grecia e
Repubblica di Cipro. Gli stessi allievi hanno avuto modo di
apprezzare e verificare la qualità delle riprese in condizioni
critiche di visibilità realizzando anche registrazioni video con
ottimi risultati.
Le caratteristiche particolari riguardano sicuramente l'elevata
risoluzione video e l'utilizzo di CCD con sofisticate caratteristiche
di correzione automatica per l'antiabbagliamento e per le riprese
con poca luce, mentre la struttura miniaturizzata della camera e
dell'illuminatore variabile a led ad alta resa, costituiscono un unico
corpo che si adatta facilmente e senza ingombro a qualsiasi casco
utilizzando per il collegamento in superficie un ombelicale con un
unico connettore standard a 4 poli (marsh marine).
Prevedendo l'utilizzo anche su R.O.V. e robot in genere , la struttura
meccanica in alluminio/acciaio anti ossido è stata progettata per
resistere ad elevate pressioni atmosferiche anche nella parte
frontale trasparente in policarbonato ultraspesso. Il dettaglio delle
caratteristiche verrà elencato durante il meeting I.D.S.A. di
Copenaghen dal 28 al 30 Agosto, dove sarà possibile visionare di
persona il prototipo descritto collegato ad un nuovo ed innovativo
sistema portatile di superficie per ispezioni sottomarine audio-video
con recorder digitale da noi brevettato.
Di seguito i link di alcuni video riguardanti i test:
https://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=JAbBJTD9brU
http://youtu.be/V4HDsWUrCdE
CEDIFOP news
n. 83 - Maggio 2013 - articolo 147
Prototipo per videoriprese
subacquee, in condizioni critiche di visibilità
Da un progetto pianificato "VIC
SYSTEM" (Video Controlli Interattivi) in collaborazione con il centro
studi "CEDIFOP" di Palermo , è stato realizzato un prototipo per le
riprese video sottomarine in real time, al fine di verificare
l'affidabilità, la qualità delle riprese in condizioni critiche di
visibilità e l'isolamento stagno, a basse - medie ed alte profondità.
Il progetto prevede l'utilizzo
delle più recenti tecnologie digitali e l'ampliamento delle
funzioni con apparati innovativi di nuova concezione.
Questo è il primo video realizzato in
ambiente a scarsa visibilità:
https://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=JAbBJTD9brU
CEDIFOP news
n. 83 - Maggio 2013 - articolo 146
La professione dei “Commercial
Diver” nella legislazione Italiana
(di Manos Kouvakis)
Ritorniamo a parlare di legislazione, cercando di
esaminare la situazione Italiana confrontandola con quella
internazionale.
Facendo un rapido riepilogo storico sulla attuale situazione
legislativa italiana, vediamo che oltre i tre decreti ministeriali,
del 1979,1981 e 1982, attualmente vigenti, che prevedono l’iscrizione
al Registro Sommozzatori del Ministero dei Trasporti, presso una
Capitaneria di Porto (Decreto Ministeriale del 13 gennaio 1979
“Istituzione della categoria dei sommozzatori in servizio locale”) c’è
un vuoto legislativo da più di 30 anni. Questo a differenza degli
altri Stati dell'Unione Europea, tanto da poter affermare che in
Italia non c’è una disciplina professionale che identifichi e tuteli
la categoria degli operatori subacquei al servizio dell’industria.
Le uniche azioni degne di nota in questo trentennio di sostanziale
assenza legislativa, sono l’ordinanza n. 77 del 1992 della Capitaneria
di Porto di Ravenna, la cui importanza sta nel fatto che introduce per
la prima volta in Italia nozioni che trovano già applicazione nel
resto del mondo, importantissime per la gestione in sicurezza delle
immersioni lavorative subacquee, come la figura dello stand-by,
l’importanza della comunicazione con la superficie, l’uso di caschi
che permettono contemporaneamente la respirazione autonoma e la
comunicazione, e, l’applicazione di queste regole non solo all’interno
dell’area portuale ma su tutto il territorio di competenza della
capitaneria ecc., e la sentenza del Tar del Lazio del 2006, con la
quale è decaduta la limitazione dei 35 anni per l’iscrizione al
registro.
Il risultato è che tale lacuna legislativa è la causa maggiore di una
serie di incidenti, spesso mortali, che avvengono annualmente sul
nostro territorio, incidenti che sarebbero sicuramente diminuiti con
l’esistenza di una legislazione che fissa regole chiare a partire
dalla formazione degli operatori e il loro corretto inquadramento.
Negli ultimi anni, sempre di più spesso, diverse Capitanerie di Porto
sul territorio nazionale, hanno implicitamente espresso il loro
disagio per il vuoto legislativo, emanando ordinanze specifiche che
hanno un effetto limitato, essendo applicabili solo sul territorio di
competenza di ciascuna capitaneria anche se dal punto di vista della
sicurezza sono apprezzabili, ma proprio questo frazionamento
territoriale penalizza le stesse ditte che, per mancanza di una uguale
legislazione sul territorio nazionale, sono surclassate dalla
concorrenza sleale di chi opera senza gli stessi criteri di sicurezza
a qualche chilometro di distanza.
A partire dal 1997, nelle passate legislature, sono state presentate
ben 8 proposte legislative, fino all’ultima legislatura durante la
quale ne sono state presentate ben 3, ma senza giungere all'esame
dell'Aula, probabilmente per una serie di errori di impostazione o di
poca competenza vista anche l’elevata specificità degli argomenti
trattati, poca dimestichezza dimostrata dalla non distinzione della
subacquea sportiva da quella del settore industria, dal confondere
attività portuali con attività inshore e offshore, concetti che fuori
dall’Italia sono delle consolidate realtà.
In questa panoramica c’è da sottolineare che l’UNI nel 2010, per la
prima volta, ha presentato la norma UNI 11366 per regolamentare le
attività subacquee e iperbariche in offshore, alla quale ha fatto
riferimento il presidente Monti nel Decreto Sviluppo del 2012. La
normativa UNI ha cercato di definire una base per i lavori in
offshore, attività che in Italia non è stata mai regolamentata.
In pratica, non esistendo in Italia una
categoria professionale per i lavori in offshore, l'imprenditore
italiano che voglia assumere operatori qualificati deve rivolgersi a
lavoratori stranieri dotati di brevetto «omologato» con costi,
rispetto alla realtà economica italiana, superiori del 100 o 200 per
cento, con effetti sulla competitività economica facilmente
valutabili, oppure utilizzare chi con una preparazione nel settore
sportivo fa attività nelle acque interne, cioè fiumi laghi ecc. dove
la percentuale degli incidenti registrati è ancora maggiore.
Le stesse ditte che operano in offshore a volte, per mancanza di
regole, assumono personale senza la giusta preparazione, spesso
applicando criteri basati sul risparmio, a discapito della sicurezza e
della professionalità degli operatori, assumendoli con titoli
inadeguati per aumentare l’utile a discapito della sicurezza nel
cantiere, spesso tali titoli inadeguati sono conferiti da scuole di
serie B all’estero, che rilasciano facili certificazioni di attività
formative mai fatte. Ma anche nel settore inshore e in aree portuali
le stesse Capitanerie di Porto presentano diverse lacune, sia nei
controlli, sia nelle iscrizioni al Registro Sommozzatori, dove, a
volte, i titoli ammessi sono inadeguati per l’attività lavorativa
prevista in termini di competenze (ISTAT e ISFOL) del lavoratore,
aumentando la confusione nel settore a discapito sia della sicurezza
ma anche della competenza, della professionalità e dell’immagine che
il commercial diver Italiano ha in ambito internazionale.
La subacquea industriale ha bisogno di una legislazione che includa
tutto il territorio nazionale, emanando regole e criteri specifici per
i vari livelli, ambito portuale, ambito inshore e offshore.
Bisogna tenere conto che il mondo del lavoro e la situazione
territoriale, nel quale può operare la figura professionale del
sommozzatore industriale, vanno oltre i limiti regionali e nazionali e
quindi, per sostenere la mobilità professionale delle persone, i
percorsi formativi sviluppati nel settore devono seguire il percorso
indicato dalle regole della formazione nel settore industria. Qui,
mentre in Italia troviamo l’ISFOL che declina le competenze necessarie
dell’operatore che opera in ambito portuale per poter adottare un
piano didattico per una formazione adeguata, in ambito offshore questa
formazione deve essere organizzata in coerenza con gli standard che
adottano le ditte che operano nel settore, standard definiti dall’IMCA
(International Marine Contractors Association) in coerenza con quelli
internazionali di: HSE-UK (Health & Safety Executive) validi nel Regno
Unito; ACDE (Association of Commercial Diving Educators) validi negli
USA; ADAS (Australian Diver Acceditation Scheme) in Australia; ARAMCO
(Arabia Saudita) per i Paesi Arabi, utilizzando gli standard didattici
che fanno riferimento all’unica didattica, a livello internazionale,
nel settore della subacquea industriale IDSA (International Diving
Schools Association), che a livello mondiale ha elaborato regole per
la formazione nel settore inshore e offshore in base ad una più che
quarantennale esperienza, dovuta alle scuole che vi aderiscono a
livello mondiale, che possono garantire una maggiore spendibilità
della qualifica di Sommozzatore Italiano a livello internazionale,
riportando la categoria al livello che le spetta per la storia e
l’importanza di chi ci lavora.
La stessa iscrizione al registro sommozzatori dovrà essere divisa in
più categorie, in base alla formazione e alle competenze
dell’individuo iscritto, cosi come oggi avviene in tutto il mondo,
dove ci sono regole per la sicurezza e la professionalità di questo
settore. Anche l’ENI spa sin dal 2008, ha adottato queste regole,
spesso però non condivise dalle aziende, regole che dovrebbero essere
consolidate da una opportuna futura proposta legislativa.
Una certa facilità di accesso, come quella che si registra ancora
oggi, a quella che risulta essere la porta d’ingresso, cioè
l’iscrizione nel registro sommozzatori in servizio locale (attività in
ambito portuale), peraltro legittimata dalla normativa in vigore, ha
gravi implicazioni e penalizza tutto il settore, ma anche l’incolumità
stessa degli operatori che si trovano ad affrontare attività
lavorative senza la dovuta esperienza e conoscenza.
L’unica figura professionale subacquea riconosciuta dalla normativa in
vigore è quella degli OTS (Operatori Tecnici Subacquei) iscritti nei
registri delle Capitanerie di Porto, la cui attività ha una
limitazione territoriale ben definita, mentre la gran parte delle
operazioni subacquee si svolge al di là e al di fuori dell’ambito
portuale, senza che sia prevista alcuna normativa che regoli e tuteli
la figura professionale degli operatori di questo settore.
Quanto mai opportuno e urgente è quindi un ordinamento del settore che
parta dalla formazione, con la caratterizzazione e il controllo delle
scuole e dei centri di formazione, l’allineamento alle normative
europee delle qualifiche e dei brevetti degli operatori subacquei
giungendo fino al controllo continuo e capillare delle figure
professionali durante lo svolgimento delle attività subacquee.
Ecco i motivi per cui bisogna eliminare questo vuoto legislativo e
dare finalmente una legislazione seria e competente agli operatori del
settore, sia alle aziende che vi operano, sia a chi materialmente poi
scende in mare per lavorare e a chi dovrà vigilare e proteggere gli
operatori del settore.
Arriviamo cosi ad oggi, con l’auspicio che si presenti in tempi brevi
una nuova proposta in parlamento, affinché ci siano i tempi tecnici
per un iter abbastanza lungo, ma che garantisce in uno stato
democratico, trasparenza e sovranità del popolo prima che un testo
possa diventare legge, perché tutti possano, tramite i loro
rappresentati in Parlamento, esprimere la loro opinione, durante i
lunghi esami fra le varie commissioni parlamentari o in aula.
Questa volta, ritengo che sia il momento giusto per gettare basi
solide, affinché nei prossimi anni ci sia una svolta con una legge
nuova, visto che ormai anche i legislatori hanno preso coscienza del
problema e che si è cominciato finalmente a lavorare ad una soluzione
definitiva ed adeguata ai nostri tempi.
In chiusura, vorrei fare una sola osservazione: attualmente in giro ci
sono diverse voci che parlano di fantomatiche leggi approvate, o
riportano pezzi dell’ultima proposta legislativa,
non più valida perchè è cambiata la legislatura, sperando di
ottenere popolarità o attenzione, per obbiettivi oscuri non meglio
specificati, a volte per vanità, superficialità, stupidità o
semplicemente ancora per mancanza di professionalità, preparazione o
semplice incompetenza ed ignoranza, che purtroppo danneggia, perché
porta su strade sbagliate sia coloro che vorrebbero intraprendere
questa professione sia coloro che ci lavorano, penalizzando cosi un
intero settore che di problemi ne ha già abbastanza.
CEDIFOP
news n. 82 - Aprile 2013 - articolo 145
La certificazione HSE-UK per i corsi
OTS e del corso TOP UP nei percorsi formativi italiani
(di Manos Kouvakis)
L'HSE - UK (organizzazione Inglese che aderisce all’EU-OSHA (Agenzia
europea per la sicurezza e la salute sul lavoro):
http://europa.eu/agencies/regulatory_agencies_bodies/policy_agencies/osha/index_it.htm
riconosce 4 livelli di addestramento per le immersioni in UK, questi
sono:
-
SCUBA
-
SCUBA E SURFACE
-
SURFACE TOP UP
-
CLOSED BELL
Non tutti i corsi che
vengono fatti in Italia rientrano fra questi livelli. In particolare
HSE – UK, al livello di SCUBA e SURFACE (equivalente agli standard ENI
per immersioni dalla superficie ad una profondità da 0 a -30 metri)
riconosce 3 percorsi formativi realizzati in Italia, sia nella
schedula 1 di “Offshore Diving” (limitatamente alle immersioni dalla
superficie) che nella scheda 2 “Inland/Inshore Diving”.
Questi sono:
Operatore Tecnico
Subacqueo [SCUBA & Surface Supplied]
Operatore Tecnico Subacqueo Specializzato [SCUBA and Surface
Supplied]
Operatore Tecnico Subacqueo Ed Iperbarico [SCUBA and Surface
Supplied]
Nessun altro percorso
formativo viene menzionato.
Il tipo di certificazione, per i corsi che avevano il riconoscimento
di SCUBA and Surface Supplied (corso per Operatore Tecnico Subacqueo
Specializzato del CEDIFOP:
http://www.cedifop.it/documenti/hse01.jpg ), HSE - UK lo
rilasciava fino al 2009, con una lettera individuale. Successivamente
il riconoscimento è diventato automatico, con l’inserimento di questi
tre percorsi formativi nell’”approved list”, senza obbligo di
comunicazione individuale specifica, tale riconoscimento abilita ad
effettuare questa attività lavorativa in UK per il livello indicato (SCUBA
and Surface Supplied)
Il passaggio dal livello “SCUBA e SURFACE” al livello di “SURFACE -
TOP UP” (immersioni che secondo gli standard dell'ENI equivalgono alle
immersioni con la campana aperta o il basket da -30 a - 50 metri),
CEDIFOP lo ha ottenuto nel 2010, con il corso di “OPERATORE TECNICO
SUBACQUEO – TOP UP – IDSA LEVEL 3”, cioè per il “for Surface Supplied,
Surface-Orientated Diving Techniques to a maximum depth of 50 metres”
.
Questo livello di addestramento, dopo essere stato inserito nei
percorsi formativi della Regione Sicilia (
http://www.cedifop.it/documenti/top_Up_sicilia.jpg ) con il nome
di corso “OTS – TOP UP – IDSA level 3” è stato successivamente
riconosciuto nel 2011 anche dagli inglesi dell’HSE, con una
comunicazione individuale, che arriva direttamente a ciascun allievo
che ha completato questo percorso formativo
(
http://www.cedifop.it/documenti/andreoli_2012.jpg ) .
Tale percorso soddisfa in modo rigoroso gli standard della didattica
IDSA, per i tempi di fondo realizzati fra i -30 e i -50 metri,
attività e utilizzo di attrezzature specifiche, come il basket,
campana aperta, campana chiusa e TUP, muta ad acqua calda ecc., e
tecniche specifiche come il salto in camera, intervento dello stand-by
dal basket o dalla campana aperta, introduzione alle tecniche di
saturazione, ecc.
Qui, va sottolineato che il corso “OPERATORE TECNICO SUBACQUEO – TOP
UP – IDSA LEVEL 3” è uno dei più impegnativi a livello europeo, come
esercitazioni, tempi (che riguardano gli standard della didattica
IDSA) e attrezzature utilizzate. Per accedere a questo corso occorre
avere i requisiti richiesti, cioè i tempi di fondo previsti dalla
didattica IDSA per il livello di SCUBA e SURFACE, in più, il brevetto
IMCA per DIVER MEDIC in corso di validità (anche qui CEDIFOP è l’unica
scuola in Italia riconosciuta dall’IMCA ed abilitata al rilascio di
questo brevetto:
http://www.imca-int.com/divisions/diving/profile/personnel/training/courses-medic.html
).
La mancanza di una legislazione specifica del settore, in Italia,
visto che quella vigente è vecchia di più di 30 anni, permette la
realizzazione di percorsi formativi per OTS, validi per l’iscrizione
al Registro Sommozzatori del Ministero dei Trasporti per le attività
lavorative all’interno dei porti in Italia, ma tali percorsi sono
lontanissimi dall’addestramento necessario per lavorare in offshore,
sia per concetti, sia per competenze e certificazioni.
L’alternativa, spesso a questo punto, per chi non ha l’addestramento
necessario per accedere al corso TOP UP proposto dal CEDIFOP per il
livello “Surface -Top Up”, è spesso quella di rivolgersi all’estero,
presso scuole di serie B che rilasciano queste certificazioni per
operare in offshore a -50 metri, con un massimo di 7 immersioni ad una
profondità massima di 21 metri, così come è riportato sul sito
ufficiale di una scuola scozzese (che aderisce all’IDSA non come Full
member, ma solo come membro associato, cioè senza essere autorizzata
al rilascio delle certificazioni IDSA:
http://www.idsaworldwide.org/html/members.html ), che rilascia
questi titoli senza molti scrupoli nel valutare le competenze di chi
si presenta loro, abilitando ad immersioni per profondità mai
raggiunte, mettendo palesemente a rischio sia gli allievi in uscita,
sia i loro futuri compagni di lavoro.
E qui, bisogna chiedersi: quanto tempo passerà ancora perchè anche in
Italia ci sia una legge specifica che regolamenti questa tipologia di
attività, alla pari dei altri paesi nel mondo?
Forse ormai i tempi sono
maturi per avere anche qui un regolamento e una legge specifica, che
rafforzi e tuteli questi lavoratori a partire dai loro primi passi: la
fase formativa.
CEDIFOP
news n. 81 - Marzo 2013 - articolo 144
Iniziato il primo corso per OTS del
2013 al CEDIFOP
(di Manos Kouvakis)
Iniziato il 20 febbraio
il primo corso per OTS del Cedifop nel 2013. Al corso partecipano
allievi che arrivano da tutte le regioni d’Italia, e in particolare:
Calabria, Campania, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Puglia, Toscana,
Trentino-Alto Adige e naturalmente dalla Sicilia. Oltre agli allievi
Italiani al corso partecipano 2 allievi provenienti dalla repubblica
di Cipro e dalla Grecia, che stanno sottoponendo lo staff docenti del
CEDIFOP ad una interessantissima sfida, cioè realizzare un corso
all’interno del corso seguendo i due allievi provenienti dall’estero
ripetendo le materie in lingua inglese, visto che attualmente i due
ragazzi hanno una scarsa conoscenza della lingua Italiana. Sfida molto
interessante anche in virtù di una continua e crescente richiesta di
partecipazione di allievi stranieri. Fino ad ora negli anni precedenti
abbiamo avuto allievi provenienti dalla Croazia, Egitto, Francia,
Grecia, Iran, ecc. ma mai 2 allievi stranieri nel medesimo corso, e
mai con problemi di espressione in lingua Italiana,
A fine corso, gli allievi, in base alla legislazione Italiana, anche
quelli stranieri in base al (D.M. del 1981 – essendo entrambi
provenienti da Paesi comunitari), potranno iscriversi al Registro
Sommozzatori del Ministero dei Trasporti, presso una Capitaneria di
Porto sul territorio nazionale per ottenere il “Libretto di
Ricognizione”, per le attività lavorative all’interno delle aree
portuali in Italia, A livello internazionale il percorso formativo è
riconosciuto dall’HSE-UK, sia per l’inshore sia per l’offshore diving,
per il livello "Scuba e Surface", cioè per tutte le immersioni che
avvengono dalla superficie (senza l’uso di una campana aperta o di un
Basket) e rappresenta credito formativo, per proseguire
l’addestramento con corsi di maggiore specializzazione fino alla
qualifica di "Surface Top Up", che vede Cedifop come unica scuola che
li effettua in Italia con riconoscimenti dell’HSE-UK per il livello di
"SURFACE TOP UP" (for Surface Supplied, Surface-Orientated Diving
Techniques to a maximum depth of 50 metres, il corso TOP UP, del
CEDIFOP, rientra fra i percorsi riportati nel documento "Diver and
Diving Supervisor Certification" dell'IMCA nella categoria: A:
Surface-Supplied Diver Certificates. Inoltre CEDIFOP rientra anche fra
le 15 scuole nel mondo che possono rilasciare questa tipologia di
certificazione, secondo la didattica IDSA, di cui CEDIFOP è l’unica
scuola Full Member in Italia.
CEDIFOP
news n. 81 - Marzo 2013 - articolo 143
Accreditamento da
parte del CEDIFOP a DIVING sportivi in tutte le regioni d’Italia
(di Manos Kouvakis)
Con l’inizio del nuovo
anno, una nuova iniziativa del CEDIFOP, che ha l’obbiettivo di
riconoscere una serie di Diving nel settore sportivo, dove veicolare
chi chiede di partecipare a un corso per OTS senza essere in possesso
dei requisiti minimi (primo e secondo brevetto sportivo) richiesti per
l’accesso.
Così è iniziata, dopo un attento esame dei requisiti dei diving che si
sono candidati, la creazione di una rete di Diving accreditati in
tutte le regioni d’Italia, ai quali già si rivolgono i potenziali
allievi del corso di settembre.
L’accordo prevede la stipula di un protocollo d’intesa e di una
convenzione dove, oltre alla collaborazione, CEDIFOP si impegna, su
richiesta del diving, a svolgere un’attività divulgativa sulle
caratteristiche della subacquea industriale, coinvolgendo giovani e
allievi di scuole che si trovano su tutto il territorio nazionale,
credendo fermamente che una informazione corretta è molto importante
per fare chiarezza in un settore nel quale i giovani italiani
potrebbero trovare sbocchi lavorativi se iniziano a percorrerlo avendo
le idee chiare su cosa rappresenta questa attività lavorativa,
evitando di cadere nelle mani di chi si proclama esperto, fornendo
semplicemente titoli non spendibili nel mondo del lavoro.
L’elenco dei Diving accreditati, naturalmente in fase di continua
definizione, si può consultare nel sito del CEDIFOP al seguente link:
http://www.cedifop.it/diving/diving.htm
CEDIFOP
news n. 80 - febbraio 2013 - articolo 142
La
certificazione del TOP UP secondo gli standard IDSA, HSE, IMCA ed ENI
in ambito offshore
(di Manos Kouvakis)
Torniamo di nuovo a
parlare di certificazioni e corsi, per definire meglio concetti e
obbiettivi dei vari corsi del settore, cercando di definire una linea
guida che permetta di indicare un percorso formativo valido e corretto
a livello internazionale.
Ma, in premessa, occorre fare alcune precisazioni che successivamente
serviranno a capire le varie differenze:
1) IDSA (International Diving Schools Association) con
sede a Malestroit, Bretagna, Francia, rappresenta una didattica
(l’unica) nel settore della subacquea industriale. Essa è l’analogo di
quello che rappresentano PADI/CMAS/ISDA/SSI ecc nella subacquea
sportiva. IDSA non fa altro che definire tempi di fondo, esercitazioni
obbligatorie, attrezzature specifiche da utilizzare e procedure nella
gestione dei vari livelli della subacquea industriale, sia per il
basso che per l’alto fondale. IDSA riconosce solo 15 scuole FULL
MEMBER in tutto il mondo (2 in Asia, 1 in Africa, 2 in USA e 10 in
Europa, di cui 1 sola in Italia il CEDIFOP) esse sono sottoposte a
controlli obbligatori triennali (audit) per la verifica
dell’applicazione corretta degli standard. Nell’IDSA, inoltre,
confluiscono anche altre ditte e/o scuole che ancora non sono al
livello di FULL MEMBER, ma soltanto membri associati o affiliati. La
differenza sta nel fatto che queste ultime non hanno l’obbligo di
mantenere gli standard della didattica e l’obbligo degli audit, ma non
possono neanche rilasciare le certificazioni IDSA. Un esempio di
queste scuole è la scuola di Fort William in Scozia (The Underwater
Centre) mentre una scuola FULL MEMBER IDSA in UK è l’Interdiver di
Plymouth (UK). (http://www.idsaworldwide.org/html/members.html).
IDSA ha quattro livelli di riconoscimento nell’inshore diving e
nell’offshore diving rappresentati dai livello 1, livello 2, livello 3
e livello 4.
2) L’HSE inglese
aderisce all’OSHA(https://osha.europa.eu/it/about/organisation/focal_points)
cosi come l’INAIL Italiano (ente equivalente all’HSE in Italia), da
qui la validità dell’HSE – UK solo in Inghilterra così come l'INAIL ha
validità solo in Italia. A differenza dell’INAIL Italiano, l’HSE
riconosce una serie di percorsi formativi nella subacquea industriale,
come validi per lavorare in UK. HSE-UK ha quattro livelli di
riconoscimento nell’inshore diving o nell’offshore diving che sono:
a. SCUBA
b. SCUBA e SURFACE
c. SURFACE TOP UP
d. CLOSED BELL
Per cui dire
“riconosciuto HSE”, senza far riferimento al livello di
riconoscimento, è assolutamente errato, perché può trarre in inganno
chi non è a conoscenza dell’esatto significato. Va sottolineato che il
riconoscimento NON può riguardare la scuola specifica (questo
comporterebbe un automatico riconoscimento anche di quei corsi che non
rientrano nei quattro livelli indicati o nei parametri dell’HSE-UK per
uno qualsiasi di questi livelli) ma i percorsi formativi singoli,
fatti da una scuola, che rientrano nei parametri indicati. Il che vuol
dire che l’inserimento della dicitura “riconosciuto HSE-UK” nella
carta intestata (come fa una scuola di Roma) è illegittimo e
ingannevole, perché assolutamente FALSO. Il riconoscimento di uno di
questi livelli da parte dell’HSE è assolutamente gratuito e avviene
dopo un esame e una valutazione dei contenuti di un percorso
formativo.
3) IMCA è
una associazione internazionale formata principalmente da imprese che
operano nell’ambito offshore, esse pagano annualmente una quota di
adesione. Anche qui, come nell’IDSA, ci sono diversi livelli di
adesione che vanno
a. dalla semplice
adesione come “Corrispondente” che permette l’uso del logo dell’IMCA
(in Italia diverse strutture e/o associazioni aderiscono come
“corrispondenti”, ad esempio AISI ed altre). Questo tipo di adesione
da diritto solo all’uso del logo dell’IMCA e a ricevere informazioni
sulle attività dell’associazione, ma non prevede alcun controllo dal
parte dell’IMCA per qualsiasi cosa l’ente aderente fa, ma solo un
annuale versamento della quota di iscrizione.
b. L’adesione come
“Fornitore” IMCA per la fornitura di servizi o attrezzature, implica
dei semplici controlli da parte dell’IMCA.
c. Riconoscimento come
“Contractor” cioè Full Member IMCA nell’offshore diving, riservato
alle aziende che chiedono il controllo degli ispettori IMCA i quali
verificano attrezzature, procedure e quant’altro previsto dall’IMCA.
E’ una adesione molto costosa, ma garantisce che l’azienda
sottoposta a tale procedimento applica il top mondiale in tema di
sicurezza durante le operazioni offshore Cioè è un marchio di
qualità ad altissimo livello, che da massima affidabilità a livello
mondiale. Difficilissimo da ottenere per costi e controlli.
d. Ci sono inoltre
altri riconoscimenti IMCA che possono anche essere abbinamenti di
riconoscimenti/adesioni precedenti o che possono includere altri
settori come ROV ecc. Il tutto è specificato sul sito dell’IMCA. Qui
rientrano le scuole che vengono autorizzate dall’IMCA a svolgere uno
dei quattro corsi IMCA, che sono supervisor di basso fondale,
supervisor di alto fondale, assistente tecnico per le immersioni con
la campana chiusa e Diver Medic. Questo tipo di adesione /
riconoscimento / idoneità avviene solo tramite controllo diretto
dell’IMCA a seguito di audit iniziale, che successivamente si ripete
ogni 3 anni per il mantenimento di questo status. Questo tipo di
riconoscimento è quello che ha CEDIFOP per lo svolgimento dei corsi
per Diver Medic. Il riconoscimento cessa di esistere se l’ente non
supera uno dei successivi audit sull’idoneità del percorso formativo
durante il controllo IMCA.
Anche qui va sottolineato
che IMCA NON FA e NON HA MAI FATTO corsi per OTS, ma come HSE
riconosce alcuni percorsi formativi, solo in ambito offshore, a
livello internazionale a partire dal TOP UP per il basso fondale e del
CLOSED BELL per l’alto fondale (quindi qualsiasi corso per OTS che
secondo la legislazione Italiana serve per attività lavorative
all’interno delle aree portuali è fuori dagli standard minimi dei
riconoscimenti IMCA). Tutto ciò è specificato in una delle circolari
dell’IMCA dal titolo “Diver and Diving Supervisor Certification”.
In Italia, la mancanza di una legislazione specifica del settore, ha
negli anni creato non pochi problemi di riconoscimento dei titoli
Italiani a livello internazionale, che vengono considerati non
spendibili nel mondo dell’offshore, se parliamo dell’OTS, che per
legislazione vigente (Decreto Ministeriale 02/02/1982 che integra il
Decreto del 1979) permette solo l’attività in acque portuali, quindi
molto limitativo per il raggio di interesse dell’IMCA. Questo si
traduce nella necessità di fare una formazione integrativa per poter
avere le competenze ed i titoli necessari richiesti in un cantiere
nell’offshore diving.
Anche qui, anche se con parole diverse, e visto la lacuna legislativa,
ENI spa, nella lettera HSE/SIC Prot. 16 del 21/05/2008, attualmente in
vigore in Italia, dal titolo “Requisiti HSE per i subappaltatori di
lavori subacquei”, oltre a vietare le immersioni in libera definisce 3
livelli di attività lavorative in questo settore: il primo per
immersioni a profondità fino a -30 metri per le quali è richiesta una
stazione di superficie per le immersioni ad aria con pannelli di
controllo/erogazione d’aria/comunicazione e casco (linee guida IMCA d
015), questo tipo di immersioni sono equivalenti ai livelli 1 e 2
dell’IDSA e ai livelli di SCUBA e SCUBA e SURFACE dell’HSE-UK, il
secondo livello per immersioni a profondità da -30 ai – 50 metri per
le quali è richiesto di fornire una stazione per le immersioni ad aria
compressa con campana aperta o basket (linee guida Imca D23)
equivalente al livello 3 dell’IDSA o al livello SURFACE TOP UP dell’HSE-UK,
e nel terzo livello per le immersioni oltre i -50 metri è richiesto un
adeguato sistema per le immersioni di alto fondale in saturazione,
equivalente al livello 4 dell’IDSA o al livello di Closed Bell dell’HSE-UK.
Le immersioni che vanno dai -30 ai -50 metri , chiamate anche TOP UP,
rientrano nel basso fondale e naturalmente l’addestramento è
successivo a un corso per OTS, sia come tempi, profondità, tecniche di
immersione ed attrezzature utilizzate.
Attualmente CEDIFOP è l’unica scuola in Italia che seguendo
rigidamente gli standard previsti dalla didattica IDSA sui tempi di
fondo è risuscita dal 2011, ad avere per il percorso di “Operatore
Tecnico Subacqueo - Top Up - IDSA level 3” il riconoscimento degli
inglesi dell’HSE e rientrare fra quelli previsti dall’IMCA nel
documento “Diver and Diving Supervisor Certification”.
Il percorso del CEDIFOP, attualmente è uno dei più rigidi in Europa,
con regole molto ferree che prevedono l’obbligatorietà del corso IMCA
per Diver Medic e, oltre al corso di 15 giorni fatto a Palermo, anche
uno stage di 5 giorni presso la scuola FULL MEMBER IDSA NYD di OSLO,
con la quale CEDIFOP ha stilato un protocollo d’intesa che include,
tra le altre cose, anche una immersione con l’utilizzo della campana
chiusa e TUP come introduzione alle immersioni di alto fondale, anche
se questo tipo di immersioni non sono previste nel corso per il TOP
UP.
Inoltre la differenza nella preparazione che attualmente troviamo fra
le varie scuole per OTS Italiane, fino ad oggi ha penalizzato chi con
un titolo da OTS non conseguito presso CEDIFOP, vuole continuare il
percorso da noi, perché risulta insufficiente. Mentre l’accesso è
immediato per i corsisti che hanno seguito tutto l’addestramento al
CEDIFOP e quindi sono in possesso dei requisiti richiesti, solo una
piccola percentuale esterna riesce ad accedere in virtù di una serie
di esperienze lavorative correttamente timbrate sul Logbook personale.
Nella pagina http://www.cedifop.it/offshore/top_up.htm del sito del
CEDIFOP, questi standard vengono elencati ed analizzati per tutto il
percorso, affinché chiunque possa richiedere l’iscrizione se in
possesso dei requisiti di accesso.
L’alternativa in questi casi è frequentare un corso all’estero, presso
scuole che hanno standard meno rigidi e percorsi meno controllati,
naturalmente non presso una delle 15 scuole full member IDSA che
realizzano corsi per il TOP UP, ma presso scuole (vedi Scozia - FW) che
propongono corsi senza richiedere i tempi che la didattica IDSA
impone, sia come accesso che durante lo svolgimento del corso, senza
chiedere un corso IMCA per Diver Medic ma un semplice certificato
sportivo e naturalmente facendo un percorso molto limitativo per
numero di immersioni e profondità (presso la scuola di FW, il corso
per il TOP UP viene realizzato con un max di 7 immersioni ad una
profondità max di 21 metri, mentre abilita ad effettuare immersioni
lavorative a profondità da -30 a -50 metri - standard internazionali e
standard ENI spa). Di conseguenza questa
certificazione, facile da ottenere, può andare bene per alcune ditte
Italiane che attualmente non hanno obblighi legislativi sul personale
da assumere, ma gli operatori subacquei trovano difficoltà di
inserimento presso aziende che operano con i massimi standard
internazionali o nelle conversioni, ad esempio ACDE (che accetta solo
percorsi secondo standard IDSA) obbligatoria per lavorare in America
(vedi
http://www.acde.us/index.htm).
Per quanto riguarda
CEDIFOP, questi sono i video del nostro corso per il TOP UP:
A conclusione di tutti i
vari adempimenti, queste sono le certificazioni che CEDIFOP rilascia
(per il TOP UP)
CEDIFOP
news n. 79 - Gennaio 2013 - articolo 141
Limitazioni dell'uso dello SCUBA in
ambito Offshore
(IMCA D 033 - October 2003)
e la realtà Italiana
(di Manos Kouvakis)
SCUBA - acronimo della
frase in lingua inglese Self Contained Underwater Breathing Apparatus,
ovvero "apparato di respirazione subacqueo autonomo" sviluppato nel
1940 e da allora ampiamente utilizzato nella subacquea ricreativa e
amatoriale.
La caratteristica particolare è la fornitura dell’aria dalla bombola
che il subacqueo porta sulle spalle, al contrario del subacqueo che
opera in Surface, cioè con fornitura di aria dalla superficie tramite
un cavo ombelicale.
Spesso, in passato, lo SCUBA è stato utilizzato anche nella subacquea
industriale spesso su richiesta del cliente, tuttavia, dopo un certo
numero di incidenti e vittime, le limitazioni dello SCUBA rispetto al
Surface sono apparse chiare.
Attualmente l’utilizzo dello SCUBA nel diving industriale è molto
limitato, solo nell’Inland/Inshore diving e sempre utilizzando il
collegamento alla superficie tramite una cima/braga, inclusa la
comunicazione. Mentre le immersione “in libera” appartengono solo
all’ambito della subacquea ricreativa e amatoriale.
IMCA, sin dal luglio del 1994, nel documento dell’AODC 065 ha
dichiarato: "SCUBA ha molte limitazioni ed è fortemente raccomandato
di NON essere utilizzato in tutte le operazioni in offshore in ambito
di installazioni petrolifere, metanifere, costruzioni, ingegneria
civile o di salvataggio.”. Questo concetto è stato successivamente
ribadito nell’aprile 1998, quando nel Codice Internazionale di IMCA
“IMCA International Code of Practice for Offshore Diving (IMCA D 014 -
Rif. 2)” è stato riportato: “L'auto-respiratore subacqueo (SCUBA) ha
insiti diversi limiti e difficoltà, come la fornitura di gas di
respirazione limitata. Senza l’utilizzo del Surface è improbabile che,
in qualsiasi circostanza, l'uso dello SCUBA possa fornire una
soluzione alle immersioni in sicurezza, nei campi in cui trova
applicazione il presente codice”
Va inoltre osservato che lo SCUBA è specificamente vietato per
immersioni offshore da alcuni regolamenti nazionali.
Membri IMCA hanno a volte avuto richieste da potenziali clienti di
utilizzare lo SCUBA perché è visto come un modo più semplice di fare
le cose, rispetto al Surface, ma occorre tenere presente che ci sono
un certo numero di limitazioni nell'uso dello SCUBA:
Gas di respirazione limitato: Il tempo che un subacqueo
può trascorrere sott'acqua è limitato dalla quantità di gas che il
subacqueo può portare con sé. Questo è un problema particolare se la
subacqueo sta lavorando sodo e respira a fatica. Per efficienza, un
subacqueo commerciale deve massimizzare il tempo in acqua. Con il
SURFACE il tempo di permanenza in acqua teoricamente è illimitato.
In molti luoghi in cui si effettuano immersioni lavorative ci sono
ostacoli sotto l'acqua, dove il subacqueo può rimanere impigliato, in
questo caso la quantità limitata di aria dello SCUBA può presentare un
serio problema di sicurezza, inesistente nel caso del Surface, che
permette una fornitura virtualmente illimitata per la sopravvivenza,
fino a quando l'assistenza arriva o la situazione è risolta.
Addirittura in questi casi potrebbe aumentare la frequenza
respiratoria (panico) portando ad un più veloce consumo dell’aria
limitando ulteriormente le risorse disponibili in SCUBA.
Un subacqueo che usa il Surface ha anche una riserva di aria nella
bombola sulle spalle. Se la sua alimentazione di aria principale dalla
superficie si guasta per qualsiasi motivo, ha riserve sufficienti per
tornare in tutta sicurezza in superficie o in altro luogo di
sicurezza. Mentre se l’immersione è in Scuba, come si è visto, le
soluzioni di riserva hanno un record di fallimento nei casi di
emergenza.
Mancanza di comunicazione con la superficie: Divers che
utilizzano il Surface tramite l’ombelicale fruiscono di vari servizi
tra la superficie e il subacqueo. Questo include la comunicazione
vocale tra il subacqueo e il supervisore e, talvolta anche di immagini
video. Il subacqueo in SCUBA è spesso sfornito di qualsiasi tipo di
comunicazione con la superficie.
I vantaggi di avere la comunicazione vocale sono:
Il supervisore delle immersioni parla con il subacqueo fornendo una
guida e indicazioni fino alla fine del lavoro;
Il supervisore delle immersioni è in grado di monitorare il ritmo di
respirazione del subacqueo, fornendo immediata assistenza nel caso di
subacqueo in difficoltà;
Il subacqueo può inoltre dire al supervisore se si sente bene o ha un
problema
Tali operazioni spesso in SCUBA non sono possibili. Anche se viene
usata una comunicazione senza fili, essa a volte non è affidabile.
Spesso questo sistema, ad azione diretta, non permette al supervisore
di monitorare i ritmi di respirazione del subacqueo.
Sicurezza dei dispositivi respiratori: Un subacqueo può
indossare un certo numero di tipi di attrezzature di respirazione. Un
tipo è noto come "mezza maschera ed erogatore" con un’unica maschera
che copre gli occhi e il naso. L'uso di questo apparecchio richiede al
subacqueo di tenere l’erogatore di aria tra i denti. Ci sono stati
molti incidenti con subacqueo inconscio che perdendo l’erogatore ha
inalato acqua, annegando.
Indossare maschere del tipo “gran facciale” o caschi con l’erogatore
integrato permette al subacqueo di respirare normalmente attraverso il
naso o la bocca, eliminando la possibilità di inspirare acqua di mare,
mentre è incosciente a causa di un incidente o di un malore.
Decompressione: Un subacqueo in libera deve normalmente
regolarsi durante la sua immersione tenendo sotto osservazione
profondità e consumi d’aria. Questo è un compito in più per lui,
durante l'immersione, di controllare anche i tempi della sua
decompressione. Alcuni subacquei indossano 'computer' di
decompressione, ma questi sono programmati per utenti ricreativi e
possono non essere affidabili per i più pesanti tipi di lavoro
normalmente svolti dai commercial diver.
Al contrario, un subacqueo che sta utilizzando il Surface ha la sua
profondità monitorata in modo costante dal supervisore che gli
garantisce la corretta applicazione delle procedure di decompressione.
Mobilità: Si dice talvolta che i subacquei sono molto
più “liberi” sotto l'acqua dei subacquei che utilizzano il Surface.
Anche se questo può essere vero per un subacqueo in libera, senza
ombelicale o altro legame con la superficie, i rischi (subacqueo
inconscio) non sono accettabili in mare aperto nelle immersioni
lavorative. Inoltre, nel caso di incidente, il recupero del subacqueo
in libera potrebbe essere seriamente compromesso dalle correnti
marine. Ultimo esempio, l’incidente mortale di Livorno del 24 febbraio
2012, dove il subacqueo era sceso in libera a riparare una boa a -18
metri, ma è stato trascinato a – 50 metri dopo la perdita di
coscienza. Incidenti di questo tipo, per mancanza di addestramento
adeguato, capitano sempre più spesso a persone che provano a lavorare
sott’acqua con tecniche della subacquea sportiva-ricreativa, senza una
formazione adeguata, usciti da scuole che conferiscono loro titoli
(OTS) utilizzando tecniche valide nella subacquea sportiva ma non
nella subacquea industriale, a volte senza neanche mandare gli allievi
in acqua.
Importantissimo diventa a questo punto sottolineare che ENI spa, nella
lettera HSE/SIC Prot. 16 del 21/05/2008, attualmente in vigore in
Italia, dal titolo “Requisiti HSE per i subappaltatori di lavori
subacquei”, a pagina 9 scrive: “Gli autorespiratori autonomi (ARA)
presentano limiti e difficoltà intrinseci (le immersioni con
l’attrezzatura subacquea alimentata dalla superficie costituiscono il
metodo più sicuro da preferire per le operazioni subacquee). Le
attrezzature ARA, pertanto, non dovranno essere utilizzate nelle
attività subacquee legate a costruzioni, riparazioni e manutenzione.”
In ambito offshore, in Italia dal 2010 la norma UNI 11366, indica una
serie di buone norme procedurali in perfetta sintonia con le direttive
IMCA ed ENI.
Alla mancanza di formazione adeguata e inappropriata si possono
sicuramente imputare anche diversi incidenti mortali che hanno
funestato questo settore, e sicuramente di questo è convinto anche
l’On. A. Di Biagio che, in un suo intervento alla Camera dei Deputati,
sull’ordine dei lavori del 28 Aprile 2011, sottolinea nel suo discorso
sull’assenza di una legge pertinente, riferendosi all’ultimo incidente
mortale nel settore, che “Mi assumo ogni responsabilità nell’affermare
con certezza e risolutezza che la promulgazione e conseguente
applicazione di queste disposizioni avrebbe potuto salvare la vita a
questo giovane”. Da sottolineare che dal 1977 ci sono stati ben 10
tentativi (8 proposte di legge e 2 testi unificati nel 2005 e nel
2009) durante le varie legislature, di definire una legge, ma fino ad
oggi senza mai riuscirci.
Questo è il motivo principale per cui negli ultimi anni, sempre più
Capitanerie di Porto cercano con Ordinanze, di carattere locale, di
“gestire” questo problema, segno di una sofferenza e preoccupazione
per la vita degli operatori che lavorano senza le necessarie
competenze e attrezzature a discapito della sicurezza.
SCUBA rimane, comunque, la migliore alternativa per le immersioni
ricreative in coppia, quando l’obiettivo principale è il relax e il
divertimento, e non l’attività lavorativa del metalmeccanico in
immersione, quale è la funzione del commercial diver, sia in Italia –
la qualifica “sommozzatore” secondo ISTAT nella nomenclatura e
classificazione delle Unità Professionali, rientra tra i
metalmeccanici perché si trova nella categoria “Artigiani, operai
specializzati e agricoltori - sottocategoria - Artigiani ed operai
metalmeccanici specializzati ed assimilati”, sotto la voce
“Sommozzatori e lavoratori subacquei” (non esiste sommozzatore
sportivo, come erroneamente diversi asseriscono, creando volutamente
più confusione, ma il “subacqueo sportivo”) in pieno raccordo con la
versione europea della Classificazione Internazionale delle
professioni (ISCO-88Com) dove troviamo il sommozzatore sempre nella
categoria dei metalmeccanici “Metal, machinery and related trades
workers - Metal moulders, welders, sheet-metal workers,
structural-metal preparers” sotto la voce di “Underwater workers”.
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