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CEDIFOP articoli 2013
19-01-15

 

©  CEDIFOP 2004 tutti i diritti riservati

La storia del CEDIFOP raccontata in 159 articoli, pubblicati in 90 news mensili dal 2006 ad oggi
 

Anno 2013 (n. 18 articoli)


CEDIFOP news n. 90 - Dicembre 2013 - articolo 159

Un mese con CEDIFOP

05/11/2013: Foto di gruppo del corso 02/PA/2013 per “Operatore Tecnico Subacquea Specializzato”, CEDIFOP, con allievi proveniente da tutte le regioni d’Italia e dall’estero (Cypro e Grecia) durante l’addestramento al Porto di Termini Imerese (PA). Il corso ha il riconoscimento dell’HSE-UK per il livello di SCUBA E SURFACE e viene svolto secondo gli standard della didattica IDSA preparando gli allievi per il livelli IDSA 1 e 2.

06/11/2013: Sergei Cherkashin Presidente “Alliance of Diving Schools” (reciprocal member IDSA – Russia) e General Director “Diving Research Center” (Russia) in visita al CEDIFOP. Nella foto, oltre a Sergei  Cherkashin, il gruppo docenti CEDIFOP e Giuseppe Basile di “IN-OUT Security Services”, Membro Associato IDSA.

15/11/2013: Stage formativo sulle procedure e sulle attrezzature della subacquea industriale dei docenti della scuola IDSA CEDIFOP agli allievi della scuola  ENDO-FAP (Ente Don Orione - Formazione Aggiornamento Professionale) di Palermo

19/11/2013: Il gruppo allievi del corso TOP UP 2013 del CEDIFOP  accompagnato dall’istruttore Marcello Vinciguerra, durante lo stage di 5 giorni presso la scuola IDSA NYD di OSLO (Norvegia) a completamento del percorso per la certificazione IDSA level 3

25/11/2013: Esami finali ai cantieri Navali di Palermo degli allievi del corso 05/PA/2013 per "Operatore Tecnico Subacqueo - TOP UP - IDSA level 3" - Palermo Novembre 2013. Il corso  ha il riconoscimento dell’HSE-UK per il livello di "SURFACE TOP UP" (for Surface Supplied, Surface-Orientated Diving Techniques to a maximum depth of 50 metres)

29/11/2013: UNIVERSITA’ di TRAPANI - POLO DIDATTICO UNIVERSITA’ di PALERMO - Master Universitario di Secondo Livello in Medicina Subacquea ed Iperbarica - Anno Accademico 2012/2013 - Modulo 8: stage di tre giorni dei medici partecipanti al master presso CEDIFOP

30/11/2013: 5 volte Campione Italiano Individuale, 3 volte Campione Europeo a Squadre, 1 Titolo Europeo Individuale, 1 volta Campione del Mondo Individuale, 1 volta vincitore del Campionato del Mondo a Squadre, 3 volte vincitore del Gran Premio Internazionale di Ustica, 3 volte vincitore del Trofeo Internazionale Mondo Sommerso, Massimo SCARPATI ospite del Cedifop, durante un incontro sulle problematiche dell'"Associazione Italiana Sommozzatori Corallari" della Sardegna.


CEDIFOP news n. 89 - Novembre 2013 - articolo 158

L’importanza dei riconoscimenti IMCA nelle certificazioni di Commercial Diver
(Parte II: Riconoscimenti indiretti)

(di Manos Kouvakis)

La Legge 21 dicembre 1978, n. 845 (Legge-quadro in materia di formazione professionale) specifica che la Repubblica  Italiana promuove la formazione e l'elevazione professionale in attuazione degli articoli 3, 4, 35 e 38 della Costituzione, al fine di rendere effettivo il diritto al lavoro ed alla sua libera scelta e di favorire la crescita della personalità dei lavoratori attraverso l'acquisizione di una cultura professionale.

Nella legge viene specificato che le regioni esercitano la potestà legislativa in materia di orientamento e di formazione professionale, ottemperando ad una serie di obblighi ben precisi fra cui quello di adeguare la propria normativa a quella internazionale e comunitaria ed attenersi alla normativa nazionale in materia di contenuti tecnici e di obiettivi formativi e culturali delle iniziative. Le regioni, attenendosi alle finalità e ai principi, provvedono a disciplinare con proprie leggi la programmazione, l'attuazione e il finanziamento delle attività di formazione professionale e le modalità per il conseguimento degli obiettivi formativi relativi alle qualifiche, stabilendo gli indirizzi della programmazione didattica delle attività di formazione professionale.

Al termine dei corsi di formazione professionale volti al conseguimento di una qualifica, gli allievi che vi abbiano regolarmente partecipato sono ammessi alle prove finali per l'accertamento dell'idoneità conseguita. Tali prove finali, devono essere svolte di fronte a commissioni esaminatrici, composte nei modi previsti dalle leggi regionali, delle quali dovranno comunque far parte esperti designati dalle amministrazioni periferiche del Ministero della pubblica istruzione e del Ministero del lavoro e della previdenza sociale. Con il superamento delle prove finali gli allievi conseguono attestati, rilasciati dalle regioni, in base ai quali gli uffici di collocamento assegnano le qualifiche valide ai fini dell'avviamento al lavoro e dell'inquadramento aziendale. Gli attestati di cui sopra costituiscono titolo per l'ammissione ai pubblici concorsi.

 

Gli enti operanti nella formazione professionale possono stipulare convenzioni con le imprese per la effettuazione presso di esse di periodi di tirocinio pratico e di esperienza,  con la precisazione che le attività formative sono finalizzate all'apprendimento e non a scopi di produzione aziendale.

Nell'esercizio delle rispettive funzioni in materia di formazione professionale, il Ministero del lavoro e della previdenza sociale e le regioni hanno facoltà di avvalersi dell'assistenza tecnica dell'Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori (ISFOL).

In Italia le regioni a statuto speciale hanno una particolare forma di attività legislativa, esse possono legiferare nel proprio territorio con la limitazione di un controllo, da un apposito organismo statale, per evitare che le leggi regionali siano in conflitto con le leggi dello Stato unitario, ma diversamente dalle regioni a statuto ordinario, nella regione Sicilia, tutti i documenti pubblici riportano in intestazione la dicitura “Repubblica Italiana”. Queste regioni esercitano  tre tipi di potestà legislativa:

a) potestà esclusiva, che è la più caratteristica,
b) potestà legislativa concorrente,
c) potestà integrativa e attuativa

La Regione Sicilia che è una regione a statuto speciale - Legge Costituzionale  26 febbraio 1948, n. 2 “Conversione in legge costituzionale dello Statuto della Regione siciliana, approvato col decreto legislativo 15 maggio 1946, n. 455” - è l’autorità competente in materia di formazione professionale sul territorio siciliano, per il rilascio degli attestati di qualifica professionale, e subordina le attività formative ai controlli degli organi ispettivi dell’Ispettorato del Lavoro, dell’Ufficio Provinciale del Lavoro (U.P.L.) e ogni corso di qualifica professionale si conclude con un Esame Finale innanzi una Commissione esaminatrice istituita con Decreto emanato dall’Assessorato Regionale dell’Istruzione e della Formazione Professionale. Gli attestati rilasciati vengono repertoriati e vidimati dal C.P.I. dell’Assessorato Regionale dell’Istruzione e della Formazione Professionale della Regione Siciliana.

 

Va inoltre sottolineato che nel 2010, la regione Sicilia ha emanato la delibera di giunta n .350/2010 introducendo nel Prof 2011 disposizioni precise sui contenuti dei corsi di formazione professionale per OTS di livello base e di specializzazione effettuati nel territorio della regione Sicilia. Considerano che questi  percorsi formativi devono essere fatti secondo standard IDSA e HSE, riporta testualmente la seguente specifica : “Per questo settore i corsi di formazione professionale per O.T.S. (Operatori Tecnico Subacquei) di livello Base e di specializzazione si devono attenere alla direttiva 2005/36/CE secondo gli standard dei programmi validati da I.D.S.A. (International Diving Schools Association) e H.S.E. (Health and Safety Executive)”.

A fine corso gli esami vengono effettuati innanzi una commissione istituita con decreto della Regione Sicilia/Italia, il Presidente di detta commissione esaminatrice è un funzionario pubblico. L’attestato di qualifica professionale di tutti i corsi realizzati in questo ambito, come corsi di base e di specializzazione, riportano il logo dello stato italiano, della regione Sicilia, della comunità europea e dell’ente di formazione. Inoltre (nell’angolo in basso a destra) riportano il numero di registrazione dell’attestato presso un ufficio pubblico (Centro per l’Impiego dell’Assessorato del Lavoro), la data e il timbro della regione Sicilia/Italia.

 

I medesimi standard, adottati in Sicilia nel Prof 2011, sono presenti anche nella proposta legislativa N. 2369 Lo Presti, "Disposizioni concernenti le attività professionali subacquee e iperbariche"  “… Questi percorsi per essere validi, oltre che nel territorio italiano anche in quello internazionale, devono adottare standard definiti in coerenza con quelli internazionali previsti dall’Health and Safety Executive (HSE), dall’Association on Diving Contractors (ADC), dall’International Diving Schools Association (IDSA), dall’International Marine Contractors Association (IMCA) e da altri organismi similari …” e nel Documento dell’ENI SpA, del 05/08/2013 dal titolo “Requisiti HSE per i fornitori di lavori subacquei”.

Attualmente IMCA riconosce, in una lista, “riconoscimenti indiretti” i percorsi formativi di Paesi che seguono regole e standard internazionali  approvati dagli Stati ove vengono svolti, quelli attualmente registrati da IMCA sono: Australia, Brasile, Canada, Francia, India, Olanda, Nuova Zelanda, Norvegia, Sud Africa e U.K. Questa lista fino ad oggi non comprende l’Italia, anche perché non si è trovato fino ad oggi una legislazione specifica sui percorsi per commercial diver accettata da Imca per classificare tali percorsi secondo declinazioni legislative italiane. La legislazione italiana attuale, che però risale al 1979/1982 (qualifica di OTS), prevede attività all’interno delle aree portuali, non di interesse dell’IMCA, che opera in offshore. Ma alla luce di quando sta attualmente accadendo, i percorsi formativi svolti in Sicilia, hanno il diritto di essere inseriti in questa lista.

 

Vista l’importanza dell’argomento,  l’Italia, che è uno dei paesi più importanti in Europa (sviluppo costiero) e anche all’estero (vedi ENI spa) nel settore delle attività di subacquea industriale, e vista l’importanza di dare segnali precisi, dove attualmente esiste una grande confusione a discapito della sicurezza e professionalità, e visto i presupposti, si può affermare che attualmente in Italia/Sicilia questi percorsi hanno il riconoscimento dello Stato Italiano, per poter essere inclusi di diritto nella lista dei paesi che hanno percorsi formativi approvati dalle autorità, anche se limitatamente a precisi percorsi che vengono effettuati nel territorio della regione siciliana, con determinate e ben precise condizioni di addestramento, individuate dalla delibera di giunta n.350/2010-Prof 2011. 
 


CEDIFOP news n. 89 - Novembre 2013 - articolo 157

L’Inaugurato il primo laboratorio europeo di ricerca medica in ambito subacqueo

(di Manos Kouvakis)

Il 23 ottobre 2013, alle ore 16:30, alla presenza di Autorità Scientifiche, Politiche e Sociali si è inaugurato il laboratorio europeo di ricerca in Medicina Subacquea presso villa Nasi, che si affaccia sul mare Mediterraneo, davanti al porto di Trapani, grazie ad una convenzione tra  la Provincia Regionale di Trapani ed il Consorzio Universitario Trapanese dove è operante, da due anni, il Master di Medicina Subacquea ed Iperbarica (M.U.H.M.T.).
Il M.U.H.M.T. ha come partner patrocinante per la ricerca sul campo la fondazione DAN Europe diretta dal suo presidente Alessandro Marroni di Teramo.
Il laboratorio di ricerca costituirà la parte operativa del Master, diretto dal Prof. Francesco Paolo Sieli, che  a Trapani costituisce una giovane realtà essendo stato inaugurato nell’anno accademico 2011/2012 e nasce da un percorso di formazione scientifica che la Società Mediterranea di Medicina dello Sport (S.M.M.S.) fin dal 2001, con l’annuale Congresso Mediterraneo a Favignana, ha fatto crescere con la collaborazione della Società Italiana di Medicina Subacquea ed Iperbarica (S.I.M.S.I.) nella persona del suo presidente, Rosario Marco Infascelli di Napoli.

I partecipanti alla seconda edizione del Master di II livello in Medicina Subacquea ed Iperbarica per l’Anno Accademico 2012/2013, nel mese di novembre, realizzeranno uno stage presso il CEDIFOP di Palermo, approfondendo l’aspetto della subacquea industriale  previsto nel modulo 8 del Master. Grazie ad un protocollo d’intesa, si concretizza l’opportunità di valorizzare e sviluppare la professionalità del medico subacqueo e in particolare dei partecipanti al master di 2 livello di medicina subacquea, e fra le parti sottoscrittrici di potenziare le capacità autonome di progettazione e gestione in ordine all’articolazione e definizione dell’offerta formativa e dedicare particolare attenzione alla realizzazione di interventi formativi di elevata qualità,  coerenti con le innovazioni in ambito sociale ed istituzionale.
 


CEDIFOP news n. 88 - Ottobre 2013 - articolo 156

L’importanza dei riconoscimenti IMCA nelle certificazioni di Commercial Diver
(Parte I: Le 4 tipologie di certificazioni IMCA dirette)

(di Manos Kouvakis)

Da alcuni mesi IMCA ha rivoluzionato il suo sito ufficiale aggiungendo diverse informazioni integrative e aggiornato la quasi totalità delle pagine. Ha dato uno spazio maggiore alle certificazioni e ai riconoscimenti che IMCA offre ai suoi associati e agli operatori del settore.

L’importanza di queste certificazioni, sta nel potere aggregativo dell’IMCA, a cui fanno riferimento diverse centinaia di imprese a livello internazionale, nel fatto che ha divulgato documenti di buon senso nelle applicazioni e nel fatto che IMCA generalmente viene riconosciuta come indice di qualità.

Potremmo dividere in tre gruppi certificazioni e riconoscimenti che IMCA approva/riconosce a livello internazionale:

1)      nel primo gruppo, di cui parleremo in questa news, ci sono 4 certificazioni dirette,

2)      nelle prossime news parleremo dei riconoscimenti indiretti, e

3)      infine parleremo delle certificazioni più importanti, che vengono concesse solo a chi ha già una lunga esperienza nel settore, che possiamo definire come riconoscimenti di “esperti commercial diver”

E’ ovvio che in tutti questi riconoscimenti e certificazioni, IMCA si interessa principalmente dell’offshore e non di attività subacquee in acque inshore o similari (acque interne, fiumi, laghi ecc). Concetto che spesso sfugge a chi in Italia usa la parola IMCA, come deus ex macchina, magari per camuffare percorsi che diversamente non sarebbero di nessuno interesse (vedi per esempio percorsi per LST che vengono spacciati per percorsi IMCA, mentre dal sito dell’IMCA risulta chiaro che nessuno in Italia realizza questi percorsi).

In Italia, è iniziata l'evoluzione di un settore che si sta incanalando su binari giusti dopo decenni di buio medievale, a “discapito” di coloro che cercano di coprire le loro lacune mai colmate, per una cronica insufficienza di capacità, che a volte ironizzano su argomenti che non conoscono, perché sicuramente fuori dalle loro capacità intellettive.

E qui bisogna fare delle affermazioni forti: CEDIFOP è una delle scuole riconosciute da IMCA e IDSA (unica didattica a livello mondiale nella subacquea industriale) perché ha superato degli audit innanzi alle commissioni arrivate a Palermo, per esaminare testi, procedure, docenti, ecc.

Gli audit, arrivati su nostra richiesta, dopo un lungo percorso di preparazione, sono stati immediatamente superati, bruciando le tappe, senza il rilievo di alcuna "non conformità" da parte delle delegazioni di esperti che hanno condotto l'audit.

Cosi CEDIFOP, è stata inserita nel portale dell'IMCA a rappresentare una delle 23 scuole a livello mondiale che hanno tale riconoscimento e che possono rilasciare i brevetti IMCA in linea con il documento base ( IMCA D 020 ) che è rappresentato dal DIVER MEDIC, o nel portale dell’IDSA a rappresentare una delle 16 scuole FULL MEMBERS a livello mondiale che hanno tale riconoscimento.

IDSA, va considerata come una didattica che stabilisce i contenuti formativi dei percorsi della subacquea industriale, aggiornati annualmente durante i meeting.

IMCA, invece, si occupa principalmente delle imprese subacquee, mentre nel settore formativo effettua soltanto quattro corsi, che approva e riconosce, e sono i seguenti:

1)      Trainee air diving supervisor, (supervisore di superficie per basso fondale)

2)      Trainee bell diving supervisor, (supervisore di superficie per immersioni in saturazione)

3)      Assistant Life Support Technician (LST)

4)      Diver Medic Training o Refresh (DMT)

Non esiste in Italia nessuna scuola, riconosciuta e autorizzata dall’IMCA per i corsi 1, 2 e 3. L’unico corso IMCA che attualmente si può fare in Italia è il corso per DIVER MEDIC, ma NON tutti i possessori di titoli per OTS possono accedere a questo corso (disposizioni IMCA 2013).

Questi corsi possono essere realizzati da scuole riconosciute dall’IMCA, che hanno chiesto e hanno superato gli audit condotti dagli ispettori dell’IMCA in modo soddisfacente, sia nella parte documentale sia come struttura. Una volta che IMCA ha confermato e approvato tali strutture, riconosce loro il diritto di mettere nei titoli emanati la dicitura “IMCA Approved” o “IMCA Recognised” in relazione a questi corsi specifici.

In tutto questo IMCA non si è mai occupata della formazione degli OTS, perché questa figura, esistente solo in Italia, secondo la legislazione vigente, opera solo all’interno delle aree portuali (DM 1979) quindi non ricadenti nelle aree di interesse   IMCA cioè nell’offshore diving.

Nessun altro corso è approvato / riconosciuto da IMCA e, pertanto, nessun altro attestato potrebbe riportare la dicitura “IMCA Approved” o “IMCA Recognised” riferito a qualsiasi altro corso, anche se il percorso formativo riguarda l’offshore diving, sia in Italia ma anche in qualsiasi paese dell’estero.

IMCA ha prodotto una serie di documenti di orientamento su vari argomenti, ma di questi ci occuperemo il prossimo mese.

Di seguito, riportiamo il testo in inglese, preso dal sito dell'IMCA, su quanto sopra esposto:

Training and certification:
- There are only four training courses for which IMCA offers approval/recognition – Trainee air diving supervisor, Trainee bell diving supervisor, Assistant life support technician and Diver medic. Each requires a training establishment to apply for approval then satisfactorily undergo an audit of its documentation, facilities and course. Once IMCA has confirmed approval/recognition such establishments may use the wording ‘IMCA Approved’ or ‘IMCA Recognised’ in relation to these specific courses only

 No other courses are approved/recognised by IMCA and, therefore, no establishments should state ‘IMCA Approved’ or ‘IMCA Recognised’ in relation to any other course.

Da questo link si può scaricare il testo integrale, dal sito dell’IMCA, aggiornato nel 2013:
(http://www.imca-int.com/media/90582/imca-fs-logo.pdf)


CEDIFOP news n. 87 - Settembre 2013 - articolo 155

Il problema della profondità nei percorsi Italiani per OTS
e gli standard in ambito internazionale

(di Manos Kouvakis)

 

Un grande problema nella definizione del commercial diver italiano è la mancanza di una legislazione specifica. Le uniche norme legislative, e cioè i tre decreti ministeriali vigenti, sono molto datati e assolutamente inadeguati alle esigenze del settore.

Ci sono stati diversi tentativi di elaborare una nuova legislazione nel settore a partire dal 1997 ad oggi, con ben 11 proposte legislative, che si sono susseguite negli anni, di cui abbiamo spesso parlato nelle news precedenti, ma mai ad oggi una di queste è riuscita a superare l’esame delle varie commissioni parlamentari.

Ma analizziamo cosa significa tutto ciò, con un esempio pratico: In data 25 ottobre 2012 un gruppo di OTS iscritti in diversi compartimenti marittimi, hanno inoltrato una lettera alla capitaneria di Porto di Livorno chiedendo chiarimenti sull’impiego di personale nelle operazioni riguardanti la “Costa Concordia” che non risulta iscritto presso alcuna Capitaneria di Porto. La risposta, della Capitaneria di Livorno rispecchia in modo perfetto questa grossa problematica, essa recita testualmente: “…… il decreto Ministeriale 13/01/1979 si applica ai sommozzatori che esercitano le attività all’interno delle aree portuali. Come è noto il relitto della nave Costa Concordia giace al di fuori dell’ambito portuale dell’isola di Giglio…”

In pratica il DM del 1979 è valido e regolamenta solo le immersioni all’interno delle aree portuali in Italia. Al di fuori dei queste aree non esiste ad oggi una legge dello stato italiano, così come accade invece in tutti gli altri paesi, che detta le regole su come possano essere fatte le immersioni lavorative, stabilendo principalmente le regole di sicurezza per queste attività lavorative.

Spesso assistiamo ad attività lavorative subacquee senza alcun vincolo, prescritto per legge sulla sicurezza, in mare aperto, ma anche nelle acque interne come laghi e fiumi, che legislativamente non sono sotto il controllo delle Capitanerie di Porto.

Alcune eccezioni le abbiamo avute negli anni, a partire dal 1991 con una ordinanza della Capitaneria di Porto di Ravenna che ha dato il primo esempio, dopo un incidente mortale verificatosi nel suo territorio, ordinanza che ha dato seguito ad una serie di altre ordinanze, in altri porti Italiani, fino all’ultima del Porto di Messina nel 20 maggio 2013.

Purtroppo, anche se lodevoli queste iniziative che sicuramente hanno il merito di prestare una maggiore attenzione a questa attività, non risolvono ma, per assurdo, complicano ulteriormente il problema, penalizzando chi vuole adeguarsi, con maggiori investimenti per la sicurezza degli operatori alle proprie dipendenze, perché involontariamente favoriscono la concorrenza sleale di ditte che, a qualche chilometro di distanza, presso la capitaneria vicina che non ha emanato una ordinanza che preveda l’obbligo di operare in sicurezza, propongono l’esecuzione dei lavori con prezzi concorrenziali a tutto discapito della sicurezza, togliendo lavoro a chi vuole essere in regola e operare correttamente adottando le procedure necessarie per prevenire il verificarsi di incidenti che purtroppo spesso diventano mortali.

Sicuramente di questo è convinto anche l’On. A. Di Biagio che, in un suo intervento alla Camera dei Deputati, sull’ordine dei lavori del 28 Aprile 2011, sottolinea nel suo discorso sull’assenza di una legge pertinente, riferendosi all’ultimo incidente mortale nel settore, che: “Mi assumo ogni responsabilità nell’affermare con certezza e risolutezza che la promulgazione e conseguente applicazione di queste disposizioni avrebbe potuto salvare la vita a questo giovane”.

Se a tutto questo si aggiunge anche la mancanza di una informazione chiara nel settore, si crea una maggiore confusione in chi vuole intraprendere l’attività lavorativa del sommozzatore, infatti, senza alcun controllo, si può trovare di tutto, e i giovani in cerca di formazione e lavoro diventano le vittime di chi vuole speculare utilizzando strutture e attrezzature inadeguate, promettendo nei titoli certificazioni che hanno obiettivi di competenze che non potranno mai dare con una preparazione sommaria e assolutamente inadeguata.

Cosi, possiamo trovare corsi che neanche secondo la esigua legislazione vigente sono adeguati per ottenere l’iscrizione al registro sommozzatori presso le capitanerie di porto perché non rispettano i pochi dettami presenti, ma per scarsa informazione, anche negli enti pubblici, consentono l’iscrizione al registro di persone che completano un corso senza andare mai in acqua, o completano la propria formazione in qualche week-end o frequentando percorsi formativi che usano tecniche e attrezzature della subacquea sportiva e solo nel titolo del corso dichiarano la sua appartenenza al settore della subacquea industriale che inserisce gli operatori nella categoria dei metalmeccanici, sia in Italia che all’estero.
Spesso per dare una maggiore enfasi, prendendo in giro corsisti e istituzioni, promettono corsi a sempre maggiori profondità – per esempio corsi per OTS a – 50 metri – cosi il richiamo è ancora maggiore, ma ancora maggiore è in questi casi l’assoluta inadeguatezza del percorso formativo stesso.

E’ vero che i tre DM che racchiudono la legislazione del settore in Italia non parlano di profondità massima da raggiungere, anche perchè essendo stati emanati per regolamentare le attività sommozzatorie all’interno delle aree portuali, la profondità massima coincide con la batimetria del porto in cui gli operatori vengono iscritti. Batimetria di alcuni metri, ma di certo molto inferiore alla profondità di -50 metri. Nella subacquea sportiva ricreativa, l’immersione per raggiungere profondità elevate e risalire, viene pianificata, spesso, diminuendo al massimo il tempo di permanenza sul fondo. Ma questo problema si ingigantisce, di fronte ad una immersione che prevede una più lunga permanenza sul fondo per eseguire un lavoro, come succede nella subacquea industriale. Tutti sappiamo che il tempo di decompressione a cui un subacqueo deve sottoporsi nella risalita in superficie, è direttamente proporzionale sia al tempo di permanenza sott’acqua, sia alla profondità di immersione.

Considerando una immersione che supera alcune decine di metri, se la permanenza è abbastanza lunga, la decompressione è lunghissima, a volte impossibile da eseguire in acqua e spesso comporta rischi veri e propri per la salute del sommozzatore. Facciamo un esempio: a circa 48 metri di profondità e permanenza di 10 minuti, il tempo di risalita è di circa 6 minuti, con una tappa di decompressione di 2 minuti a 6 metri. Se alla medesima profondità il diver fosse rimasto per circa 50 minuti, il tempo totale di risalita, decompressione inclusa, diventa di circa 270 minuti. Troppo tempo in cui un diver dovrebbe rimanere in acqua, specialmente se si trova in mare aperto e con temperature rigide. Questo comporta, oltre al disagio del subacqueo di una lunghissima permanenza di diverse ore sott’acqua, anche spreco di risorse economiche: personale addetto alla sicurezza e alla salute della persona immersa, imbarcazione bloccata fino alla fine delle operazioni di recupero del diver. Il fattore economico ha svolto un ruolo importante nel cercare di trovare soluzioni sicure e alternative al modo classico di effettuare questa tipologia di immersioni, specialmente nella subacquea industriale.

Due sono le soluzioni: immersione in saturazione (miscele in cui viene sostituito l’azoto con elio), tecnica inizialmente applicata a profondità di – 50 metri fino a profondità attorno a -300 metri (alto fondale), con cui il sommozzatore può, utilizzando le tecnologie adatte e se ha avuto un addestramento adeguato (secondo gli standard della didattica IDSA level 4, o certificazione closed bell dell’HSE-UK, o certificazione francese di Classe 3 mention A, o similari) affrontare anche per interi giorni profondità e attività lavorative e ritornare velocemente in superficie usando la campana chiusa, restando poi in un comodo impianto iperbarico di superficie a fare la decompressione che può durare anche diversi giorni.

E’ ovvio che non sono tecniche da sperimentare in un corso per OTS, specialmente se il personale docente non ha le competenze e le conoscenze adeguate e usa attrezzature e tecniche che rientrano nella subacquea sportiva.

Naturalmente esistono tecniche precise che permettono questo tipo di attività in sicurezza, di solito nel resto del mondo vengono fatte durante il corso per il TOP UP, applicando tecniche che è impossibile insegnare in un corso base per un OTS che ha come obiettivo quello di lavorare all’interno delle aree portuali. Ma in Italia si fa questo ed altro, visto che basta un pezzo di carta firmato da qualche ignara amministrazione pubblica che garantisce, come deus ex macchina, capacità e competenze mai sperimentate durante i percorsi formativi.

E’ arrivato il momento di una rivisitazione della legislazione italiana adeguandola a quella internazionale, auspicando un maggior controllo del Ministero dei Trasporti che tramite le Capitanerie dovrà ripetere l’operazione del 1999, cioè il controllo della validità delle iscrizioni presso le diverse Capitanerie di Porto in Italia, dove riteniamo che una significativa percentuale non ha la documentazione necessaria, o peggio ancora, non ha alcuna documentazione valida che giustifichi l’iscrizione al registro sommozzatori.

Sarebbe utile la promulgazione di una legge che preveda una diversificazione di iscrizione ad un registro, non in servizio locale, ma per effettuare attività sommozzatorie in tutta Italia, magari utilizzando come documento guida quello che la ENI spa propone da anni, di cui l’ultimo aggiornamento è arrivato in data 05/Agosto/2013, dove sono previste tre diverse categorie di attività, il divieto dell’uso dell’erogatore e l’utilizzo delle tecniche del TOP UP a profondità superiori ai – 30 metri e quelle dell’altofondale a profondità maggiori di -50.

E' vero che qualsiasi corso per OTS in Italia permette l'iscrizione alla capitaneria di porto, ma è assolutamente sbagliato anche solo pensare, che una semplice iscrizione sia sufficiente per lavorare in offshore. Questo è il grande inganno che ogni anno illude decine di giovani che rincorrono una speranza che presto vedranno infranta, nel momento in cui si avvicineranno a questo ambito e si vedranno scavalcati da chi si presenta con carte e certificazioni in regola.

La subacquea industriale ha un suo percorso logico e naturale, perché non viene applicato ai vari livelli di addestramento, cosi come avviene in tutti i paesi del mondo al di fuori dell'Italia? Questa insufficienza e speculazione tutta italiana, ha collocato i titoli italiani da OTS nella categoria dei “prodotti di scarto”, se confrontata con il mercato e le certificazioni valide in ambito internazionale.

Ritengo che siano ormai maturi i tempi affinché la legislazione italiana dia delle regole precise e adeguate, simili agli standard internazionali validi in tutti i luoghi dove opera in sicurezza gente che vive di questo mestiere. Ritengo che salvaguardare la vita degli operatori del settore vada messo sempre fra le priorità non negoziabili e che regole chiare, competenza e professionalità permetteranno anche un salto di qualità del settore e il ritorno agli anni d’oro, quando gli operatori italiani erano famosi e rinomati in tutto il mondo.

 


CEDIFOP news n. 86 - Agosto 2013 - articolo 154

Corso TOP UP 2013 del CEDIFOP

(di Manos Kouvakis)

Inizierà il 03 settembre, per il terzo anno consecutivo, il corso TOP UP della scuola Full member IDSA, CEDIFOP. Il corso avrà una durata di 3 settimane a Palermo e si concluderà con una settimana di stages presso la scuola Norvegese Full member IDSA di  Oslo, NYD (Norsk Yrkesdykkerskole as). Quello del CEDIFOP  è un percorso formativo che si completa in 110 giorni e rilascia  agli allievi una serie di certificazioni di commercial of shore air diver secondo la didattica IDSA, ed  ha ottenuto anche il riconoscimento individuale dell’HSE Inglese e rientra fra i percorsi riconosciuti dall’IMCA nel documento "Diver and Diving Supervisor Certification" categoria: A: Surface-Supplied Diver Certificates. Il percorso  formativo è  diviso in 4 step: 60 giorni per il corso di Operatore Tecnico Subacqueo Specializzato, 10 giorni per il corso IMCA/ Diver Medic, 20 giorni per il corso di Saldatore Subacqueo, che completa i tempi di fondo, secondo gli standard della didattica IDSA, per le immersioni dalla superficie in Scuba e Surface e 20 giorni per il corso TOP UP,  dei quali  15 giorni a Palermo e stage finale di 5 giorni in Norvegia.

Il corso per il TOP UP del CEDIFOP è l'unico corso realizzato in Italia ad essere riconosciuto dall'HSE-UK per il livello di "Surface Supplied & Surface Supplied (Top-Up)" (for Surface Supplied, Surface-Orientated Diving Techniques to a maximum depth of 50 metres) e dall'IMCA, poichè rientra fra le qualifiche riportate nel "Diver and Diving Supervisor Certification" dell'IMCA (unico in Italia), categoria: A: Surface-Supplied Diver Certificates.

La partecipazione al corso è riservata rigorosamente a chi è in possesso dei requisiti richiesti dal Cedifop: un attestato per OTS che rispetti tempi di fondo ed esercitazioni specifiche, un brevetto IMCA per Diver Medic in corso di validità e un brevetto IDSA level 2 rilasciato da scuole attualmente Full Member, che completa i tempi per il livello di Scuba e Surface, equivalente alle immersioni dalla superficie, cosi come prevede per l’Italia anche l’ENI spa nel documento tecnico “Requisiti HSE per i subappaltatori di lavori subacquei”, esso rappresenta uno dei corsi più impegnativi e completi attualmente esistenti in tutta Europa.

Il corso segue  la politica, incoraggiata dall’IDSA, che le scuole dovrebbero interagire reciprocamente, in modo da aumentare l'efficienza e l'efficacia dei corsi stessi. Ne è esempio questo corso, il cui completamento garantisce la massima professionalità e capacità operativa agli allievi che lo frequentano,  con diverse esercitazioni che prevedono l’uso del basket, della campana aperta, il salto in camera e TUP campana chiusa, l’uso della muta ad acqua calda, a completamento dei tempi indicati dalla didattica IDSA per i percorsi offshore di basso fondale.

 


CEDIFOP news n. 86 - Agosto 2013 - articolo 153

A Settembre il 2° corso per OTS del CEDIFOP

(di Manos Kouvakis)

Cresce la partecipazione di allievi provenienti da fuori Italia ai corsi per OTS del CEDIFOP, il 20% dei partecipanti arrivano dall'estero, 3 allievi dalla Repubblica di Cipro e uno dalla Grecia. Il corso per OTS, che avrà inizio il 20 settembre 2013 e si concluderà il 21 dicembre, sarà il secondo corso che avrà inizio a settembre, dopo il corso per il TOP UP che avrà inizio il giorno 3 settembre 2013. Gli altri allievi iscritti al corso arrivano da tutte le regioni d’Italia, e in particolare: Campania, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Puglia, Veneto e naturalmente dalla Sicilia. In particolare l’aumento della partecipazione degli allievi che arrivano dall’estero, spesso con una maggiore padronanza della lingua Inglese che di quella Italiana, porta avanti quella interessantissima  sfida, cioè la realizzazione di  un corso all’interno del corso, che consiste nel seguire questi  allievi provenienti dall’estero ripetendo le materie teoriche in lingua inglese, scelta didattica già  adottata e verificata con successo durante il corso precedente, nata dai medesimi motivi.

A fine corso, gli allievi, in base alla legislazione Italiana, anche quelli stranieri in base al D.M. del 1981 (essendo provenienti da Paesi comunitari), potranno iscriversi al Registro Sommozzatori del Ministero dei Trasporti, presso una Capitaneria di Porto sul territorio nazionale per ottenere il “Libretto di Ricognizione”, per le attività lavorative all’interno delle aree portuali in Italia. A livello internazionale il percorso formativo è riconosciuto dall’HSE-UK, sia per l’inshore sia per l’offshore diving, per il livello "Scuba e Surface", cioè per tutte le immersioni che partono dalla superficie (senza l’uso di una campana aperta o di un Basket). E’ importantissimo sottolineare, inoltre, che questo è l’unico corso fatto in Italia che rappresenta credito formativo, per proseguire l’addestramento con corsi di maggiore specializzazione fino alla qualifica di "Surface Top Up", che vede Cedifop come unica scuola che li realizza in Italia con riconoscimenti dell’HSE-UK per il livello di "SURFACE TOP UP" (for Surface Supplied, Surface-Orientated Diving Techniques to a maximum depth of 50 metres), corso che rientra fra i percorsi riportati nel documento "Diver and Diving Supervisor Certification" dell'IMCA nella categoria: A: Surface-Supplied Diver Certificates.

Il corso per OTS è l’unico in Italia che si svolge secondo programmi validati sia dall’IDSA che dall’HSE inglese per il livello HSE SCUBA e SURFACE e permette di proseguire il percorso formativo tutto Italiano, del CEDIFOP, di commercial diver fino al livello successivo di TOP UP (livello HSE per SURFACE – TOP UP), inoltre, per la prima volta, al termine del corso, oltre all’attestato di qualifica professionale da OTS, gli allievi che completeranno con profitto i tempi di fondo richiesti, conseguiranno anche la certificazione internazionale IDSA level 1.

Premesso l'obiettivo prioritario del corso che è quello di conferire la qualifica di OTS per un immediato utilizzo in ambito professionale, ogni corso presenta caratteristiche specifiche nella composizione e nella tipologia degli allievi, e  sebbene tra loro vi siano individualità con esperienze professionali nella subacquea industriale, la maggior parte proviene dalla subacquea sportiva o ricreativa. Cosi CEDIFOP, pone come obiettivo principale del corso OTS formare gli allievi a saper gestire in sicurezza un cantiere subacqueo, applicando gli standard della didattica IDSA e IMCA, attraverso varie procedure e Check-list, con il raggiungimento di tempi precisi sia in acqua che nelle esercitazioni in superficie.

CEDIFOP è una delle 16 scuole Full Member IDSA (cioè applica la didattica IDSA, e partecipa ai meeting internazionali per la conferma e l’applicazione di questi standard), è l’unica scuola in Italia con questo riconoscimento, una delle 11 scuole in Europa, ma anche l’unica scuola in Italia referente dell’AWS- American Welding Society, che si occupa di saldatura sia in superficie che in acqua, ciò permette al CEDIFOP di iniziare, a partire dal corso per OTS, un percorso di formazione in saldatura che si completerà con il corso per SALDATORE SUBACQUEO, successivo al corso per OTS del CEDIFOP.

 


CEDIFOP news n. 85 - Luglio 2013 - articolo 152

Firmato un protocollo d’intesa fra il Consorzio Universitario di Trapani e il CEDIFOP

(di Manos Kouvakis)

E’ stato firmato un protocollo d’intesa fra il Consorzio Universitario della provincia di Trapani e il CEDIFOP, che attiva una reciproca collaborazione fra i due enti.

Una prima immediata applicazione del protocollo d’intesa, già dal 2013, vedrà gli allievi dell’Università, partecipanti alla seconda edizione del Master di II livello in Medicina Subacquea ed Iperbarica per l’Anno Accademico 2012/2013, che nel mese di novembre, realizzeranno uno stage presso il CEDIFOP di Palermo, approfondendo l’aspetto della subacquea industriale  previsto nel modulo 8 del Master.

Con il protocollo d’intesa si concretizza l’opportunità di valorizzare e sviluppare la professionalità del medico subacqueo e in particolare dei partecipanti al master di 2 livello di medicina subacquea, e fra le parti sottoscrittrici di potenziare le capacità autonome di progettazione e gestione in ordine all’articolazione e definizione dell’offerta formativa e dedicare particolare attenzione alla realizzazione di interventi formativi di elevata qualità,  coerenti con le innovazioni in ambito sociale ed istituzionale.

Il protocollo d’intesa, oltre allo stage, prevede la programmazione di una serie di iniziative nel settore della formazione professionale da realizzare in sinergia. In particolare gli obiettivi fissati sono quelli di realizzare, in reciprocità percorsi formativi per “Operatore Tecnico Subacqueo – IDSA level 1/SCUBA” come percorso minimo per i collaboratori delle università in genere, nei settori di archeologia subacquea, biologia marina e similari, che rappresenta il minimo dei percorsi formativi che consentono la partecipazione al corso successivo per DIVER MEDIC/TRAINING con riconoscimento IMCA,

Al raggiungimento dei primi obiettivi, si procederà verso successivi obiettivi, come le certificazioni IMCA per “Approved Training Providers for Life Support Technician” (LST), per l’assistenza di superficie per la camera iperbarica nelle immersioni di alto fondale, affrontando gli step intermedi necessari.


CEDIFOP news n. 85 - Luglio 2013 - articolo 151

31° meeting dell’IDSA a Copenaghen dal 28 al 30 Agosto

(di Manos Kouvakis)

Si svolgerà dal 28 al 30 Agosto a Copenaghen  in Danimarca il meeting n. 31 dell’IDSA  (International Diving Schools Association), fondata nel 1982, alla quale aderiscono le più importanti Scuole Diving, a livello mondiale, dedite alla formazione di subacquei industriali. L’obbiettivo di questi meeting annuali è l’interscambio di idee ed esperienze fra le 16 scuole full member che aderiscono all’associazione, ma anche con tutti gli altri membri associati e affiliati che partecipano ai meeting per promuovere lo sviluppo di norme internazionali comuni di formazione nella subacquea industriale. Queste riunioni annuali hanno anche la finalità di cooperare su questioni che possano migliorare le opportunità di inserimento lavorativo per i commercial diver formatisi nelle scuole aderenti all’associazione, ma anche fornire una guida alle aziende fissando gli standard di immersione nelle varie profondità, migliorando la sicurezza,   e l’abilitazione dei Contractors a partecipare a bandi di gara oltre i confini nazionali in una situazione di parità. . 

In pratica IDSA rappresenta la didattica, (unica a livello mondiale), nel settore del diving industriale perché indica i tempi di fondo, le esercitazioni, il numero delle immersioni minime e quant’altro necessario affinché una scuola full member possa preparare nel miglior modo possibile i propri allievi, sia per l’inshore che per l’offshore diving, alle varie profondità.

Fra gli aderenti all’IDSA, solo i Full member  hanno diritto di voto durante i meeting annuali e al rilascio delle certificazioni IDSA che stabiliscono il livello di addestramento del diver, ma sono anche i full member ad essere sottoposti a  severissimi controlli triennali (audit) per la verifica dell’applicazione delle procedure e degli standard che la didattica prevede.

Cedifop ha aderito all’associazione nel 2005, superando una serie di audit è diventato full member (cioè abilitato al rilascio delle certificazioni IDSA nel 2009), mantiene ad oggi tale status e risulta essere l’unica scuola Italiana accreditata full member da questa associazione, mentre le altre scuole sono in Asia (2) Africa 1, USA (2) ed Europa (11).

Tutti i membri dell’associazione possono partecipare ai meeting annuali che diventano un forum per lo scambio di informazioni e di idee, non limitato da confini ed interessi nazionali. Gli aggiornamenti vengono approvati durante i meeting annuali, che IDSA svolge in uno dei Paesi di residenza degli aderenti all’associazione. Negli ultimi anni i membri hanno aggiornato qualifiche e programmi di formazione precedenti, risultato di diversi anni di negoziati e di pianificazione è stata la recente pubblicazione degli standard della didattica e delle procedure IDSA che,  rispettando le varie normative nazionali in vigore, costituisce la base per la realizzazione di corsi per Commercial Diver esperti a vari livelli, che rispondono alle esigenze del settore subacqueo industriale . 

Nell’ultimo quinquennio i meeting dell’IDSA sono stati realizzati nei seguenti paesi:

2008: meeting IDSA n. 26 - Philadelphia (USA)

2009: meeting IDSA n. 27 - Palermo (Italia)

2010: meeting IDSA n. 28 - Rotterdam (Paesi Bassi)

2011: meeting IDSA n. 29 - Karlskrona (Svezia) 

2012: meeting IDSA n. 30 - Seattle (USA)

Cedifop come ogni anno partecipa attivamente al meeting, esponendo i progressi, lenti ma costanti, fatti in Italia in questo settore. Da parte della delegazione Italiana quest’anno ci sarà anche la presentazione di un nuovo sistema audio video subacqueo, di cui si potrà visionare il prototipo, collegato  ad  un nuovo ed innovativo sistema portatile di superficie per ispezioni sottomarine audio-video con recorder  digitale di ultima generazione.


CEDIFOP news n. 85 - Luglio 2013 - articolo 150

Fissata per il 22/10/2013 l'udienza al TAR Sicilia del CEDIFOP contro la Regione Sicilia/Assessorato alla Formazione Professionale, relativa all'avviso 20

(di Manos Kouvakis)

Fissata per il 22/10/2013 l'udienza per la discussione di merito, al TAR Sicilia del CEDIFOP contro la Regione Sicilia/Assessorato alla Formazione Professionale, relativa all'avviso 20. CEDIFOP sostiene che le graduatorie sono state falsificate, con l'inserimento di un criterio di esclusione NON PREVISTO NEL BANDO (pagina 19 del bando) da parte del nucleo di valutazione. Questa frase è riportata nella sentenza della Camera di Consiglio del TAR in data 27/07/2012 "... Ritenuto che, ai fini della successiva decisione in sede di merito, sia necessario acquisire dall’Assessorato regionale dell’istruzione e della formazione professionale della Regione n. 4 copie conformi all’originale della versione definitiva dell’avviso pubblico n. 20/2011 ravvisandosi delle incongruenze tra la copia prodotta in giudizio dalla ricorrente e quella prodotta in giudizio dall’Avvocatura erariale (v. art. 8, pag. 19), assegnando termine di giorni quindici (15) dalla comunicazione in via amministrativa, o dalla notificazione, se anteriore, della presente ordinanza, per il deposito, presso la Segreteria del T.a.r., dei documenti richiesti ...".


CEDIFOP news n. 84 - Giugno 2013 - articolo 149

Capitaneria di Porto di Messina: Ordinanza n. 28/2013 "Disciplina delle attività subacquee professionali svolte nel circondario marittimo di Messina"

(di Manos Kouvakis)

Anche la Capitaneria di Porto di Messina, con l'ordinanza n. 28 del 2013, pubblicata il 20/05/2013, entra a far parte di quel gruppo di Capitanerie di Porto che in Italia, vista la mancanza di una specifica legislazione del settore, ha proceduto ad adottare in modo autonomo una disciplina che regolamenta il settore.

 

L'Ordinanza n. 28/2013 "Disciplina delle attività subacquee professionali svolte nel circondario marittimo di Messina", anche se non può dirsi del medesimo livello delle ordinanze di Palermo e Milazzo, perché confusionaria, specialmente nelle definizioni, in molti punti diversi passaggi che poco aggiungono a quello già esistente nei tre decreti ministeriali vigenti, altri punti mostrano che l’autore è poco esperto nella subacquea industriale ma con maggiori competenze nella subacquea sportiva/ricreativa che cerca di trasportare nell’ordinanza, in altre parti demanda in modo confusionario alla normativa UNI, cercando di immettere regole dell’offshore diving in quello inshore o in ambito portuale, ma senza specificare limiti e tecniche da usare in modo chiaro, mentre altrove sconfina in settori che non sono di competenza delle Capitanerie (acque interne) con il rischio di creare conflitti di interpretazione.

 

Va comunque sottolineata, lo stesso, l’importanza dell’iniziativa, sia perché l’attuale legislazione che è vecchia di oltre 30 anni, penalizza tutta l’Italia in un confronto europeo e internazionale, ma principalmente perché tale lacuna legislativa è la causa maggiore di una serie di incidenti mortali che avvengono annualmente sul nostro territorio, incidenti che sarebbero sicuramente diminuiti in presenza di una legislazione che fissi regole chiare a partire dalla formazione degli operatori.

 

Abbiamo visto che negli ultimi anni diverse Capitaneria di Porto sul territorio nazionale, hanno indirettamente espresso un loro disagio, emanando ordinanze specifiche che però hanno un effetto limitato, essendo applicate solo sul territorio di competenza di ciascuna, cercando  di colmare questa lacuna con ordinanze di carattere locale che, anche se dal punto di vista della sicurezza sono apprezzabili, penalizzano le stesse ditte che in assenza di una uguale legislazione sul territorio nazionale sono surclassate dalla concorrenza sleale di chi opera senza gli stessi criteri di sicurezza a qualche chilometro di distanza.

 

Restiamo in attesa di una legge nazionale che detti regole chiare e competenze su tutto il territorio Italiano, e che tuteli gli interessi di tutti gli operatori di questo settore, dopo ben 8 disegni di legge presentati in parlamento negli ultimi decenni.

 

E in questa legislatura, già, qualcosa si sta muovendo...

 

Altre ordinanze sulla subacquea industriale in Italia:


CEDIFOP news n. 84 - Giugno 2013 - articolo 148

Le nuove tecnologie applicate alla subacquea industriale

(di Giuseppe Basile)

Da un progetto che prevede  l'utilizzo delle più recenti tecnologie digitali  per  l'ampliamento e la creazione di  apparati di comunicazione  per ambienti sottomarini di nuova concezione, "IN-OUT Security Service" in collaborazione con il "CEDIFOP" di Palermo, ha realizzato un prototipo per le riprese video  in “real time” da superficie con il marchio di sua proprietà "VIC SYSTEM " (Video Interactive Controls). 

 

I test di collaudo più importanti si sono conclusi  durante il primo corso per O.T.S. del 2013, al quale hanno partecipano allievi arrivati in Sicilia da diverse regioni d'Italia e dall'estero, Grecia e Repubblica di Cipro. Gli stessi allievi hanno  avuto modo di apprezzare e verificare  la qualità delle riprese in condizioni critiche di visibilità realizzando anche  registrazioni video con ottimi risultati.

 

Le caratteristiche particolari riguardano sicuramente l'elevata risoluzione video e l'utilizzo di CCD con sofisticate caratteristiche di correzione automatica  per l'antiabbagliamento e per le  riprese con poca luce, mentre la struttura miniaturizzata della camera e dell'illuminatore variabile a led ad alta resa, costituiscono un unico corpo che  si adatta facilmente e senza ingombro a qualsiasi casco utilizzando per il collegamento in superficie un ombelicale con un unico connettore standard a 4 poli (marsh marine). 

 

Prevedendo l'utilizzo anche su R.O.V. e robot in genere , la struttura meccanica in alluminio/acciaio anti ossido è stata progettata per resistere ad elevate pressioni atmosferiche anche  nella parte frontale trasparente in policarbonato ultraspesso. Il dettaglio delle caratteristiche verrà elencato  durante il meeting I.D.S.A. di Copenaghen dal 28 al 30 Agosto, dove sarà possibile visionare di persona il prototipo descritto collegato  ad  un nuovo ed innovativo sistema portatile di superficie per ispezioni sottomarine audio-video con recorder  digitale da noi brevettato.

 

Di seguito i link di alcuni video riguardanti i test:

 

https://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=JAbBJTD9brU

 

http://youtu.be/V4HDsWUrCdE
 


CEDIFOP news n. 83 - Maggio 2013 - articolo 147

Prototipo per videoriprese subacquee, in condizioni critiche di visibilità
 

Da un progetto pianificato "VIC SYSTEM" (Video Controlli Interattivi) in collaborazione con il centro studi "CEDIFOP" di Palermo , è stato realizzato un prototipo per le riprese video sottomarine in real time, al fine di verificare l'affidabilità, la qualità delle riprese in condizioni critiche di visibilità e l'isolamento stagno, a basse - medie ed alte profondità.

Il progetto prevede  l'utilizzo delle più recenti tecnologie digitali  e l'ampliamento delle funzioni con apparati innovativi di nuova concezione.

Questo è il primo video realizzato in ambiente a scarsa visibilità:

https://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=JAbBJTD9brU


CEDIFOP news n. 83 - Maggio 2013 - articolo 146

La professione dei “Commercial Diver” nella legislazione Italiana

(di Manos Kouvakis)


 Ritorniamo a parlare di legislazione, cercando di esaminare la situazione Italiana confrontandola con quella internazionale.

Facendo un rapido riepilogo storico sulla attuale situazione legislativa italiana, vediamo che oltre i tre decreti ministeriali, del 1979,1981 e 1982, attualmente vigenti, che prevedono l’iscrizione al Registro Sommozzatori del Ministero dei Trasporti, presso una Capitaneria di Porto (Decreto Ministeriale del 13 gennaio 1979 “Istituzione della categoria dei sommozzatori in servizio locale”) c’è un vuoto legislativo da più di 30 anni. Questo a differenza degli altri Stati dell'Unione Europea, tanto da poter affermare che in Italia non c’è una disciplina professionale che identifichi e tuteli la categoria degli operatori subacquei al servizio dell’industria.

Le uniche azioni degne di nota in questo trentennio di sostanziale assenza legislativa, sono l’ordinanza n. 77 del 1992 della Capitaneria di Porto di Ravenna, la cui importanza sta nel fatto che introduce per la prima volta in Italia nozioni che trovano già applicazione nel resto del mondo, importantissime per la gestione in sicurezza delle immersioni lavorative subacquee, come la figura dello stand-by, l’importanza della comunicazione con la superficie, l’uso di caschi che permettono contemporaneamente la respirazione autonoma e la comunicazione, e, l’applicazione di queste regole non solo all’interno dell’area portuale ma su tutto il territorio di competenza della capitaneria ecc., e la sentenza del Tar del Lazio del 2006, con la quale è decaduta la limitazione dei 35 anni per l’iscrizione al registro.

Il risultato è che tale lacuna legislativa è la causa maggiore di una serie di incidenti, spesso mortali, che avvengono annualmente sul nostro territorio, incidenti che sarebbero sicuramente diminuiti con l’esistenza di una legislazione che fissa regole chiare a partire dalla formazione degli operatori e il loro corretto inquadramento.

Negli ultimi anni, sempre di più spesso, diverse Capitanerie di Porto sul territorio nazionale, hanno implicitamente espresso il loro disagio per il vuoto legislativo, emanando ordinanze specifiche che hanno un effetto limitato, essendo applicabili solo sul territorio di competenza di ciascuna capitaneria anche se dal punto di vista della sicurezza sono apprezzabili, ma proprio questo frazionamento territoriale penalizza le stesse ditte che, per mancanza di una uguale legislazione sul territorio nazionale, sono surclassate dalla concorrenza sleale di chi opera senza gli stessi criteri di sicurezza a qualche chilometro di distanza.

A partire dal 1997, nelle passate legislature, sono state presentate ben 8 proposte legislative, fino all’ultima legislatura durante la quale ne sono state presentate ben 3, ma senza giungere all'esame dell'Aula, probabilmente per una serie di errori di impostazione o di poca competenza vista anche l’elevata specificità degli argomenti trattati, poca dimestichezza dimostrata dalla non distinzione della subacquea sportiva da quella del settore industria, dal confondere attività portuali con attività inshore e offshore, concetti che fuori dall’Italia sono delle consolidate realtà.

In questa panoramica c’è da sottolineare che l’UNI nel 2010, per la prima volta, ha presentato la norma UNI 11366 per regolamentare le attività subacquee e iperbariche in offshore, alla quale ha fatto riferimento il presidente Monti nel Decreto Sviluppo del 2012. La normativa UNI ha cercato di definire una base per i lavori in offshore, attività che in Italia non è stata mai regolamentata.

In pratica, non esistendo in Italia una categoria professionale per i lavori in offshore, l'imprenditore italiano che voglia assumere operatori qualificati deve rivolgersi a lavoratori stranieri dotati di brevetto «omologato» con costi, rispetto alla realtà economica italiana, superiori del 100 o 200 per cento, con effetti sulla competitività economica facilmente valutabili, oppure utilizzare chi con una preparazione nel settore sportivo fa attività nelle acque interne, cioè fiumi laghi ecc. dove la percentuale degli incidenti registrati è ancora maggiore.

Le stesse ditte che operano in offshore a volte, per mancanza di regole, assumono personale senza la giusta preparazione, spesso applicando criteri basati sul risparmio, a discapito della sicurezza e della professionalità degli operatori, assumendoli con titoli inadeguati per aumentare l’utile a discapito della sicurezza nel cantiere, spesso tali titoli inadeguati sono conferiti da scuole di serie B all’estero, che rilasciano facili certificazioni di attività formative mai fatte. Ma anche nel settore inshore e in aree portuali le stesse Capitanerie di Porto presentano diverse lacune, sia nei controlli, sia nelle iscrizioni al Registro Sommozzatori, dove, a volte, i titoli ammessi sono inadeguati per l’attività lavorativa prevista in termini di competenze (ISTAT e ISFOL) del lavoratore, aumentando la confusione nel settore a discapito sia della sicurezza ma anche della competenza, della professionalità e dell’immagine che il commercial diver Italiano ha in ambito internazionale.

La subacquea industriale ha bisogno di una legislazione che includa tutto il territorio nazionale, emanando regole e criteri specifici per i vari livelli, ambito portuale, ambito inshore e offshore.

Bisogna tenere conto che il mondo del lavoro e la situazione territoriale, nel quale può operare la figura professionale del sommozzatore industriale, vanno oltre i limiti regionali e nazionali e quindi, per sostenere la mobilità professionale delle persone, i percorsi formativi sviluppati nel settore devono seguire il percorso indicato dalle regole della formazione nel settore industria. Qui, mentre in Italia troviamo l’ISFOL che declina le competenze necessarie dell’operatore che opera in ambito portuale per poter adottare un piano didattico per una formazione adeguata, in ambito offshore questa formazione deve essere organizzata in coerenza con gli standard che adottano le ditte che operano nel settore, standard definiti dall’IMCA (International Marine Contractors Association) in coerenza con quelli internazionali di: HSE-UK (Health & Safety Executive) validi nel Regno Unito; ACDE (Association of Commercial Diving Educators) validi negli USA; ADAS (Australian Diver Acceditation Scheme) in Australia; ARAMCO (Arabia Saudita) per i Paesi Arabi, utilizzando gli standard didattici che fanno riferimento all’unica didattica, a livello internazionale, nel settore della subacquea industriale IDSA (International Diving Schools Association), che a livello mondiale ha elaborato regole per la formazione nel settore inshore e offshore in base ad una più che quarantennale esperienza, dovuta alle scuole che vi aderiscono a livello mondiale, che possono garantire una maggiore spendibilità della qualifica di Sommozzatore Italiano a livello internazionale, riportando la categoria al livello che le spetta per la storia e l’importanza di chi ci lavora.

La stessa iscrizione al registro sommozzatori dovrà essere divisa in più categorie, in base alla formazione e alle competenze dell’individuo iscritto, cosi come oggi avviene in tutto il mondo, dove ci sono regole per la sicurezza e la professionalità di questo settore. Anche l’ENI spa sin dal 2008, ha adottato queste regole, spesso però non condivise dalle aziende, regole che dovrebbero essere consolidate da una opportuna futura proposta legislativa.

Una certa facilità di accesso, come quella che si registra ancora oggi, a quella che risulta essere la porta d’ingresso, cioè l’iscrizione nel registro sommozzatori in servizio locale (attività in ambito portuale), peraltro legittimata dalla normativa in vigore, ha gravi implicazioni e penalizza tutto il settore, ma anche l’incolumità stessa degli operatori che si trovano ad affrontare attività lavorative senza la dovuta esperienza e conoscenza.

L’unica figura professionale subacquea riconosciuta dalla normativa in vigore è quella degli OTS (Operatori Tecnici Subacquei) iscritti nei registri delle Capitanerie di Porto, la cui attività ha una limitazione territoriale ben definita, mentre la gran parte delle operazioni subacquee si svolge al di là e al di fuori dell’ambito portuale, senza che sia prevista alcuna normativa che regoli e tuteli la figura professionale degli operatori di questo settore.

Quanto mai opportuno e urgente è quindi un ordinamento del settore che parta dalla formazione, con la caratterizzazione e il controllo delle scuole e dei centri di formazione, l’allineamento alle normative europee delle qualifiche e dei brevetti degli operatori subacquei giungendo fino al controllo continuo e capillare delle figure professionali durante lo svolgimento delle attività subacquee.

Ecco i motivi per cui bisogna eliminare questo vuoto legislativo e dare finalmente una legislazione seria e competente agli operatori del settore, sia alle aziende che vi operano, sia a chi materialmente poi scende in mare per lavorare e a chi dovrà vigilare e proteggere gli operatori del settore.
Arriviamo cosi ad oggi, con l’auspicio che si presenti in tempi brevi una nuova proposta in parlamento, affinché ci siano i tempi tecnici per un iter abbastanza lungo, ma che garantisce in uno stato democratico, trasparenza e sovranità del popolo prima che un testo possa diventare legge, perché tutti possano, tramite i loro rappresentati in Parlamento, esprimere la loro opinione, durante i lunghi esami fra le varie commissioni parlamentari o in aula.
Questa volta, ritengo che sia il momento giusto per gettare basi solide, affinché nei prossimi anni ci sia una svolta con una legge nuova, visto che ormai anche i legislatori hanno preso coscienza del problema e che si è cominciato finalmente a lavorare ad una soluzione definitiva ed adeguata ai nostri tempi.

In chiusura, vorrei fare una sola osservazione: attualmente in giro ci sono diverse voci che parlano di fantomatiche leggi approvate, o riportano pezzi dell’ultima proposta legislativa, non più valida perchè è cambiata la legislatura, sperando di ottenere popolarità o attenzione, per obbiettivi oscuri non meglio specificati, a volte per vanità, superficialità, stupidità o semplicemente ancora per mancanza di professionalità, preparazione o semplice incompetenza ed ignoranza, che purtroppo danneggia, perché porta su strade sbagliate sia coloro che vorrebbero intraprendere questa professione sia coloro che ci lavorano, penalizzando cosi un intero settore che di problemi ne ha già abbastanza.

 


CEDIFOP news n. 82 - Aprile 2013 - articolo 145

La certificazione HSE-UK per i corsi OTS e del corso TOP UP nei percorsi formativi italiani

(di Manos Kouvakis)


L'HSE - UK (organizzazione Inglese che aderisce all’EU-OSHA (Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro):
 http://europa.eu/agencies/regulatory_agencies_bodies/policy_agencies/osha/index_it.htm  riconosce 4 livelli di addestramento per le immersioni in UK, questi sono:

  1. SCUBA

  2. SCUBA E SURFACE

  3. SURFACE TOP UP

  4. CLOSED BELL

Non tutti i corsi che vengono fatti in Italia rientrano fra questi livelli. In particolare HSE – UK, al livello di SCUBA e SURFACE (equivalente agli standard ENI per immersioni dalla superficie ad una profondità da 0 a -30 metri) riconosce 3 percorsi formativi realizzati in Italia, sia nella schedula 1 di “Offshore Diving” (limitatamente alle immersioni dalla superficie) che nella scheda 2 “Inland/Inshore Diving”.

Questi sono:

 Operatore Tecnico Subacqueo [SCUBA & Surface Supplied]
 Operatore Tecnico Subacqueo Specializzato [SCUBA and Surface Supplied]
 Operatore Tecnico Subacqueo Ed Iperbarico [SCUBA and Surface Supplied]

Nessun altro percorso formativo viene menzionato.

Il tipo di certificazione, per i corsi che avevano il riconoscimento di SCUBA and Surface Supplied (corso per Operatore Tecnico Subacqueo Specializzato del CEDIFOP: http://www.cedifop.it/documenti/hse01.jpg ), HSE - UK lo rilasciava fino al 2009, con una lettera individuale. Successivamente il riconoscimento è diventato automatico, con l’inserimento di questi tre percorsi formativi nell’”approved list”, senza obbligo di comunicazione individuale specifica, tale riconoscimento abilita ad effettuare questa attività lavorativa in UK per il livello indicato (SCUBA and Surface Supplied)

Il passaggio dal livello “SCUBA e SURFACE” al livello di “SURFACE - TOP UP” (immersioni che secondo gli standard dell'ENI equivalgono alle immersioni con la campana aperta o il basket da -30 a - 50 metri), CEDIFOP lo ha ottenuto nel 2010, con il corso di “OPERATORE TECNICO SUBACQUEO – TOP UP – IDSA LEVEL 3”, cioè per il “for Surface Supplied, Surface-Orientated Diving Techniques to a maximum depth of 50 metres” .

Questo livello di addestramento, dopo essere stato inserito nei percorsi formativi della Regione Sicilia ( http://www.cedifop.it/documenti/top_Up_sicilia.jpg ) con il nome di corso “OTS – TOP UP – IDSA level 3” è stato successivamente riconosciuto nel 2011 anche dagli inglesi dell’HSE, con una comunicazione individuale, che arriva direttamente a ciascun allievo che ha completato questo percorso formativo
( http://www.cedifop.it/documenti/andreoli_2012.jpg ) .

Tale percorso soddisfa in modo rigoroso gli standard della didattica IDSA, per i tempi di fondo realizzati fra i -30 e i -50 metri, attività e utilizzo di attrezzature specifiche, come il basket, campana aperta, campana chiusa e TUP, muta ad acqua calda ecc., e tecniche specifiche come il salto in camera, intervento dello stand-by dal basket o dalla campana aperta, introduzione alle tecniche di saturazione, ecc.

Qui, va sottolineato che il corso “OPERATORE TECNICO SUBACQUEO – TOP UP – IDSA LEVEL 3” è uno dei più impegnativi a livello europeo, come esercitazioni, tempi (che riguardano gli standard della didattica IDSA) e attrezzature utilizzate. Per accedere a questo corso occorre avere i requisiti richiesti, cioè i tempi di fondo previsti dalla didattica IDSA per il livello di SCUBA e SURFACE, in più, il brevetto IMCA per DIVER MEDIC in corso di validità (anche qui CEDIFOP è l’unica scuola in Italia riconosciuta dall’IMCA ed abilitata al rilascio di questo brevetto:
 http://www.imca-int.com/divisions/diving/profile/personnel/training/courses-medic.html ).

La mancanza di una legislazione specifica del settore, in Italia, visto che quella vigente è vecchia di più di 30 anni, permette la realizzazione di percorsi formativi per OTS, validi per l’iscrizione al Registro Sommozzatori del Ministero dei Trasporti per le attività lavorative all’interno dei porti in Italia, ma tali percorsi sono lontanissimi dall’addestramento necessario per lavorare in offshore, sia per concetti, sia per competenze e certificazioni.

L’alternativa, spesso a questo punto, per chi non ha l’addestramento necessario per accedere al corso TOP UP proposto dal CEDIFOP per il livello “Surface -Top Up”, è spesso quella di rivolgersi all’estero, presso scuole di serie B che rilasciano queste certificazioni per operare in offshore a -50 metri, con un massimo di 7 immersioni ad una profondità massima di 21 metri, così come è riportato sul sito ufficiale di una scuola scozzese (che aderisce all’IDSA non come Full member, ma solo come membro associato, cioè senza essere autorizzata al rilascio delle certificazioni IDSA: http://www.idsaworldwide.org/html/members.html ), che rilascia questi titoli senza molti scrupoli nel valutare le competenze di chi si presenta loro, abilitando ad immersioni per profondità mai raggiunte, mettendo palesemente a rischio sia gli allievi in uscita, sia i loro futuri compagni di lavoro.

E qui, bisogna chiedersi: quanto tempo passerà ancora perchè anche in Italia ci sia una legge specifica che regolamenti questa tipologia di attività, alla pari dei altri paesi nel mondo?

Forse ormai i tempi sono maturi per avere anche qui un regolamento e una legge specifica, che rafforzi e tuteli questi lavoratori a partire dai loro primi passi: la fase formativa.

 


CEDIFOP news n. 81 - Marzo 2013 - articolo 144

Iniziato il primo corso per OTS del 2013 al CEDIFOP

(di Manos Kouvakis)

 

Iniziato il 20 febbraio il primo corso per OTS del Cedifop nel 2013. Al corso partecipano allievi che arrivano da tutte le regioni d’Italia, e in particolare: Calabria, Campania, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Puglia, Toscana, Trentino-Alto Adige e naturalmente dalla Sicilia. Oltre agli allievi Italiani al corso partecipano 2 allievi provenienti dalla repubblica di Cipro e dalla Grecia, che stanno sottoponendo lo staff docenti del CEDIFOP ad una interessantissima sfida, cioè realizzare un corso all’interno del corso seguendo i due allievi provenienti dall’estero ripetendo le materie in lingua inglese, visto che attualmente i due ragazzi hanno una scarsa conoscenza della lingua Italiana. Sfida molto interessante anche in virtù di una continua e crescente richiesta di partecipazione di allievi stranieri. Fino ad ora negli anni precedenti abbiamo avuto allievi provenienti dalla Croazia, Egitto, Francia, Grecia, Iran, ecc. ma mai 2 allievi stranieri nel medesimo corso, e mai con problemi di espressione in lingua Italiana,

A fine corso, gli allievi, in base alla legislazione Italiana, anche quelli stranieri in base al (D.M. del 1981 – essendo entrambi provenienti da Paesi comunitari), potranno iscriversi al Registro Sommozzatori del Ministero dei Trasporti, presso una Capitaneria di Porto sul territorio nazionale per ottenere il “Libretto di Ricognizione”, per le attività lavorative all’interno delle aree portuali in Italia, A livello internazionale il percorso formativo è riconosciuto dall’HSE-UK, sia per l’inshore sia per l’offshore diving, per il livello "Scuba e Surface", cioè per tutte le immersioni che avvengono dalla superficie (senza l’uso di una campana aperta o di un Basket) e rappresenta credito formativo, per proseguire l’addestramento con corsi di maggiore specializzazione fino alla qualifica di "Surface Top Up", che vede Cedifop come unica scuola che li effettua in Italia con riconoscimenti dell’HSE-UK per il livello di "SURFACE TOP UP" (for Surface Supplied, Surface-Orientated Diving Techniques to a maximum depth of 50 metres, il corso TOP UP, del CEDIFOP, rientra fra i percorsi riportati nel documento "Diver and Diving Supervisor Certification" dell'IMCA nella categoria: A: Surface-Supplied Diver Certificates. Inoltre CEDIFOP rientra anche fra le 15 scuole nel mondo che possono rilasciare questa tipologia di certificazione, secondo la didattica IDSA, di cui CEDIFOP è l’unica scuola Full Member in Italia.

 


CEDIFOP news n. 81 - Marzo 2013 - articolo 143

Accreditamento da parte del CEDIFOP a DIVING sportivi in tutte le regioni d’Italia

(di Manos Kouvakis)

 

Con l’inizio del nuovo anno, una nuova iniziativa del CEDIFOP, che ha l’obbiettivo di riconoscere una serie di Diving nel settore sportivo, dove veicolare chi chiede di partecipare a un corso per OTS senza essere in possesso dei requisiti minimi (primo e secondo brevetto sportivo) richiesti per l’accesso.

Così è iniziata, dopo un attento esame dei requisiti dei diving che si sono candidati, la creazione di una rete di Diving accreditati in tutte le regioni d’Italia, ai quali già si rivolgono i potenziali allievi del corso di settembre.

L’accordo prevede la stipula di un protocollo d’intesa e di una convenzione dove, oltre alla collaborazione, CEDIFOP si impegna, su richiesta del diving, a svolgere un’attività divulgativa sulle caratteristiche della subacquea industriale, coinvolgendo giovani e allievi di scuole che si trovano su tutto il territorio nazionale, credendo fermamente che una informazione corretta è molto importante per fare chiarezza in un settore nel quale i giovani italiani potrebbero trovare sbocchi lavorativi se iniziano a percorrerlo avendo le idee chiare su cosa rappresenta questa attività lavorativa, evitando di cadere nelle mani di chi si proclama esperto, fornendo semplicemente titoli non spendibili nel mondo del lavoro.

L’elenco dei Diving accreditati, naturalmente in fase di continua definizione, si può consultare nel sito del CEDIFOP al seguente link:

http://www.cedifop.it/diving/diving.htm


CEDIFOP news n. 80 - febbraio 2013 - articolo 142

 La certificazione del TOP UP secondo gli standard IDSA, HSE, IMCA ed ENI in ambito offshore

(di Manos Kouvakis)

 

Torniamo di nuovo a parlare di certificazioni e corsi, per definire meglio concetti e obbiettivi dei vari corsi del settore, cercando di definire una linea guida che permetta di indicare un percorso formativo valido e corretto a livello internazionale.

Ma, in premessa, occorre fare alcune precisazioni che successivamente serviranno a capire le varie differenze:

1) IDSA (International Diving Schools Association) con sede a Malestroit, Bretagna, Francia, rappresenta una didattica (l’unica) nel settore della subacquea industriale. Essa è l’analogo di quello che rappresentano PADI/CMAS/ISDA/SSI ecc nella subacquea sportiva. IDSA non fa altro che definire tempi di fondo, esercitazioni obbligatorie, attrezzature specifiche da utilizzare e procedure nella gestione dei vari livelli della subacquea industriale, sia per il basso che per l’alto fondale. IDSA riconosce solo 15 scuole FULL MEMBER in tutto il mondo (2 in Asia, 1 in Africa, 2 in USA e 10 in Europa, di cui 1 sola in Italia il CEDIFOP) esse sono sottoposte a controlli obbligatori triennali (audit) per la verifica dell’applicazione corretta degli standard. Nell’IDSA, inoltre, confluiscono anche altre ditte e/o scuole che ancora non sono al livello di FULL MEMBER, ma soltanto membri associati o affiliati. La differenza sta nel fatto che queste ultime non hanno l’obbligo di mantenere gli standard della didattica e l’obbligo degli audit, ma non possono neanche rilasciare le certificazioni IDSA. Un esempio di queste scuole è la scuola di Fort William in Scozia (The Underwater Centre) mentre una scuola FULL MEMBER IDSA in UK è l’Interdiver di Plymouth (UK). (http://www.idsaworldwide.org/html/members.html). IDSA ha quattro livelli di riconoscimento nell’inshore diving e nell’offshore diving rappresentati dai livello 1, livello 2, livello 3 e livello 4.

2) L’HSE inglese aderisce all’OSHA(https://osha.europa.eu/it/about/organisation/focal_points) cosi come l’INAIL Italiano (ente equivalente all’HSE in Italia), da qui la validità dell’HSE – UK solo in Inghilterra così come l'INAIL ha validità solo in Italia. A differenza dell’INAIL Italiano, l’HSE riconosce una serie di percorsi formativi nella subacquea industriale, come validi per lavorare in UK. HSE-UK ha quattro livelli di riconoscimento nell’inshore diving o nell’offshore diving che sono:

a. SCUBA
b. SCUBA e SURFACE
c. SURFACE TOP UP
d. CLOSED BELL

Per cui dire “riconosciuto HSE”, senza far riferimento al livello di riconoscimento, è assolutamente errato, perché può trarre in inganno chi non è a conoscenza dell’esatto significato. Va sottolineato che il riconoscimento NON può riguardare la scuola specifica (questo comporterebbe un automatico riconoscimento anche di quei corsi che non rientrano nei quattro livelli indicati o nei parametri dell’HSE-UK per uno qualsiasi di questi livelli) ma i percorsi formativi singoli, fatti da una scuola, che rientrano nei parametri indicati. Il che vuol dire che l’inserimento della dicitura “riconosciuto HSE-UK” nella carta intestata (come fa una scuola di Roma) è illegittimo e ingannevole, perché assolutamente FALSO. Il riconoscimento di uno di questi livelli da parte dell’HSE è assolutamente gratuito e avviene dopo un esame e una valutazione dei contenuti di un percorso formativo.

3) IMCA è una associazione internazionale formata principalmente da imprese che operano nell’ambito offshore, esse pagano annualmente una quota di adesione. Anche qui, come nell’IDSA, ci sono diversi livelli di adesione che vanno

a. dalla semplice adesione come “Corrispondente” che permette l’uso del logo dell’IMCA (in Italia diverse strutture e/o associazioni aderiscono come “corrispondenti”, ad esempio AISI ed altre). Questo tipo di adesione da diritto solo all’uso del logo dell’IMCA e a ricevere informazioni sulle attività dell’associazione, ma non prevede alcun controllo dal parte dell’IMCA per qualsiasi cosa l’ente aderente fa, ma solo un annuale versamento della quota di iscrizione.

b. L’adesione come “Fornitore” IMCA per la fornitura di servizi o attrezzature, implica dei semplici controlli da parte dell’IMCA.

c. Riconoscimento come “Contractor” cioè Full Member IMCA nell’offshore diving, riservato alle aziende che chiedono il controllo degli ispettori IMCA i quali verificano attrezzature, procedure e quant’altro previsto dall’IMCA. E’ una adesione molto costosa, ma garantisce che l’azienda sottoposta a tale procedimento applica il top mondiale in tema di sicurezza durante le operazioni offshore Cioè è un marchio di qualità ad altissimo livello, che da massima affidabilità a livello mondiale. Difficilissimo da ottenere per costi e controlli.

d. Ci sono inoltre altri riconoscimenti IMCA che possono anche essere abbinamenti di riconoscimenti/adesioni precedenti o che possono includere altri settori come ROV ecc. Il tutto è specificato sul sito dell’IMCA. Qui rientrano le scuole che vengono autorizzate dall’IMCA a svolgere uno dei quattro corsi IMCA, che sono supervisor di basso fondale, supervisor di alto fondale, assistente tecnico per le immersioni con la campana chiusa e Diver Medic. Questo tipo di adesione / riconoscimento / idoneità avviene solo tramite controllo diretto dell’IMCA a seguito di audit iniziale, che successivamente si ripete ogni 3 anni per il mantenimento di questo status. Questo tipo di riconoscimento è quello che ha CEDIFOP per lo svolgimento dei corsi per Diver Medic. Il riconoscimento cessa di esistere se l’ente non supera uno dei successivi audit sull’idoneità del percorso formativo durante il controllo IMCA.

Anche qui va sottolineato che IMCA NON FA e NON HA MAI FATTO corsi per OTS, ma come HSE riconosce alcuni percorsi formativi, solo in ambito offshore, a livello internazionale a partire dal TOP UP per il basso fondale e del CLOSED BELL per l’alto fondale (quindi qualsiasi corso per OTS che secondo la legislazione Italiana serve per attività lavorative all’interno delle aree portuali è fuori dagli standard minimi dei riconoscimenti IMCA). Tutto ciò è specificato in una delle circolari dell’IMCA dal titolo “Diver and Diving Supervisor Certification”.

In Italia, la mancanza di una legislazione specifica del settore, ha negli anni creato non pochi problemi di riconoscimento dei titoli Italiani a livello internazionale, che vengono considerati non spendibili nel mondo dell’offshore, se parliamo dell’OTS, che per legislazione vigente (Decreto Ministeriale 02/02/1982 che integra il Decreto del 1979) permette solo l’attività in acque portuali, quindi molto limitativo per il raggio di interesse dell’IMCA. Questo si traduce nella necessità di fare una formazione integrativa per poter avere le competenze ed i titoli necessari richiesti in un cantiere nell’offshore diving.

Anche qui, anche se con parole diverse, e visto la lacuna legislativa, ENI spa, nella lettera HSE/SIC Prot. 16 del 21/05/2008, attualmente in vigore in Italia, dal titolo “Requisiti HSE per i subappaltatori di lavori subacquei”, oltre a vietare le immersioni in libera definisce 3 livelli di attività lavorative in questo settore: il primo per immersioni a profondità fino a -30 metri per le quali è richiesta una stazione di superficie per le immersioni ad aria con pannelli di controllo/erogazione d’aria/comunicazione e casco (linee guida IMCA d 015), questo tipo di immersioni sono equivalenti ai livelli 1 e 2 dell’IDSA e ai livelli di SCUBA e SCUBA e SURFACE dell’HSE-UK, il secondo livello per immersioni a profondità da -30 ai – 50 metri per le quali è richiesto di fornire una stazione per le immersioni ad aria compressa con campana aperta o basket (linee guida Imca D23) equivalente al livello 3 dell’IDSA o al livello SURFACE TOP UP dell’HSE-UK, e nel terzo livello per le immersioni oltre i -50 metri è richiesto un adeguato sistema per le immersioni di alto fondale in saturazione, equivalente al livello 4 dell’IDSA o al livello di Closed Bell dell’HSE-UK.

Le immersioni che vanno dai -30 ai -50 metri , chiamate anche TOP UP, rientrano nel basso fondale e naturalmente l’addestramento è successivo a un corso per OTS, sia come tempi, profondità, tecniche di immersione ed attrezzature utilizzate.

Attualmente CEDIFOP è l’unica scuola in Italia che seguendo rigidamente gli standard previsti dalla didattica IDSA sui tempi di fondo è risuscita dal 2011, ad avere per il percorso di “Operatore Tecnico Subacqueo - Top Up - IDSA level 3” il riconoscimento degli inglesi dell’HSE e rientrare fra quelli previsti dall’IMCA nel documento “Diver and Diving Supervisor Certification”.

Il percorso del CEDIFOP, attualmente è uno dei più rigidi in Europa, con regole molto ferree che prevedono l’obbligatorietà del corso IMCA per Diver Medic e, oltre al corso di 15 giorni fatto a Palermo, anche uno stage di 5 giorni presso la scuola FULL MEMBER IDSA NYD di OSLO, con la quale CEDIFOP ha stilato un protocollo d’intesa che include, tra le altre cose, anche una immersione con l’utilizzo della campana chiusa e TUP come introduzione alle immersioni di alto fondale, anche se questo tipo di immersioni non sono previste nel corso per il TOP UP.
Inoltre la differenza nella preparazione che attualmente troviamo fra le varie scuole per OTS Italiane, fino ad oggi ha penalizzato chi con un titolo da OTS non conseguito presso CEDIFOP, vuole continuare il percorso da noi, perché risulta insufficiente. Mentre l’accesso è immediato per i corsisti che hanno seguito tutto l’addestramento al CEDIFOP e quindi sono in possesso dei requisiti richiesti, solo una piccola percentuale esterna riesce ad accedere in virtù di una serie di esperienze lavorative correttamente timbrate sul Logbook personale. Nella pagina http://www.cedifop.it/offshore/top_up.htm del sito del CEDIFOP, questi standard vengono elencati ed analizzati per tutto il percorso, affinché chiunque possa richiedere l’iscrizione se in possesso dei requisiti di accesso.

L’alternativa in questi casi è frequentare un corso all’estero, presso scuole che hanno standard meno rigidi e percorsi meno controllati, naturalmente non presso una delle 15 scuole full member IDSA che realizzano corsi per il TOP UP, ma presso scuole (vedi Scozia - FW) che propongono corsi senza richiedere i tempi che la didattica IDSA impone, sia come accesso che durante lo svolgimento del corso, senza chiedere un corso IMCA per Diver Medic ma un semplice certificato sportivo e naturalmente facendo un percorso molto limitativo per numero di immersioni e profondità (presso la scuola di FW, il corso per il TOP UP viene realizzato con un max di 7 immersioni ad una profondità max di 21 metri, mentre abilita ad effettuare immersioni lavorative a profondità da -30 a -50 metri - standard internazionali e standard ENI spa). Di conseguenza questa certificazione, facile da ottenere, può andare bene per alcune ditte Italiane che attualmente non hanno obblighi legislativi sul personale da assumere, ma gli operatori subacquei trovano difficoltà di inserimento presso aziende che operano con i massimi standard internazionali o nelle conversioni, ad esempio ACDE (che accetta solo percorsi secondo standard IDSA) obbligatoria per lavorare in America (vedi http://www.acde.us/index.htm).

Per quanto riguarda CEDIFOP, questi sono i video del nostro corso per il TOP UP:

A conclusione di tutti i vari adempimenti, queste sono le certificazioni che CEDIFOP rilascia (per il TOP UP)


CEDIFOP news n. 79 - Gennaio 2013 - articolo 141

Limitazioni dell'uso dello SCUBA in ambito Offshore
(IMCA D 033 - October 2003)
e la realtà Italiana

(di Manos Kouvakis)

SCUBA - acronimo della frase in lingua inglese Self Contained Underwater Breathing Apparatus, ovvero "apparato di respirazione subacqueo autonomo" sviluppato nel 1940 e da allora ampiamente utilizzato nella subacquea ricreativa e amatoriale.

La caratteristica particolare è la fornitura dell’aria dalla bombola che il subacqueo porta sulle spalle, al contrario del subacqueo che opera in Surface, cioè con fornitura di aria dalla superficie tramite un cavo ombelicale.

Spesso, in passato, lo SCUBA è stato utilizzato anche nella subacquea industriale spesso su richiesta del cliente, tuttavia, dopo un certo numero di incidenti e vittime, le limitazioni dello SCUBA rispetto al Surface sono apparse chiare.

Attualmente l’utilizzo dello SCUBA nel diving industriale è molto limitato, solo nell’Inland/Inshore diving e sempre utilizzando il collegamento alla superficie tramite una cima/braga, inclusa la comunicazione. Mentre le immersione “in libera” appartengono solo all’ambito della subacquea ricreativa e amatoriale.

IMCA, sin dal luglio del 1994, nel documento dell’AODC 065 ha dichiarato: "SCUBA ha molte limitazioni ed è fortemente raccomandato di NON essere utilizzato in tutte le operazioni in offshore in ambito di installazioni petrolifere, metanifere, costruzioni, ingegneria civile o di salvataggio.”. Questo concetto è stato successivamente ribadito nell’aprile 1998, quando nel Codice Internazionale di IMCA “IMCA International Code of Practice for Offshore Diving (IMCA D 014 - Rif. 2)” è stato riportato: “L'auto-respiratore subacqueo (SCUBA) ha insiti diversi limiti e difficoltà, come la fornitura di gas di respirazione limitata. Senza l’utilizzo del Surface è improbabile che, in qualsiasi circostanza, l'uso dello SCUBA possa fornire una soluzione alle immersioni in sicurezza, nei campi in cui trova applicazione il presente codice”

Va inoltre osservato che lo SCUBA è specificamente vietato per immersioni offshore da alcuni regolamenti nazionali.

Membri IMCA hanno a volte avuto richieste da potenziali clienti di utilizzare lo SCUBA perché è visto come un modo più semplice di fare le cose, rispetto al Surface, ma occorre tenere presente che ci sono un certo numero di limitazioni nell'uso dello SCUBA:

Gas di respirazione limitato: Il tempo che un subacqueo può trascorrere sott'acqua è limitato dalla quantità di gas che il subacqueo può portare con sé. Questo è un problema particolare se la subacqueo sta lavorando sodo e respira a fatica. Per efficienza, un subacqueo commerciale deve massimizzare il tempo in acqua. Con il SURFACE il tempo di permanenza in acqua teoricamente è illimitato.

In molti luoghi in cui si effettuano immersioni lavorative ci sono ostacoli sotto l'acqua, dove il subacqueo può rimanere impigliato, in questo caso la quantità limitata di aria dello SCUBA può presentare un serio problema di sicurezza, inesistente nel caso del Surface, che permette una fornitura virtualmente illimitata per la sopravvivenza, fino a quando l'assistenza arriva o la situazione è risolta. Addirittura in questi casi potrebbe aumentare la frequenza respiratoria (panico) portando ad un più veloce consumo dell’aria limitando ulteriormente le risorse disponibili in SCUBA.

Un subacqueo che usa il Surface ha anche una riserva di aria nella bombola sulle spalle. Se la sua alimentazione di aria principale dalla superficie si guasta per qualsiasi motivo, ha riserve sufficienti per tornare in tutta sicurezza in superficie o in altro luogo di sicurezza. Mentre se l’immersione è in Scuba, come si è visto, le soluzioni di riserva hanno un record di fallimento nei casi di emergenza.

Mancanza di comunicazione con la superficie: Divers che utilizzano il Surface tramite l’ombelicale fruiscono di vari servizi tra la superficie e il subacqueo. Questo include la comunicazione vocale tra il subacqueo e il supervisore e, talvolta anche di immagini video. Il subacqueo in SCUBA è spesso sfornito di qualsiasi tipo di comunicazione con la superficie.

I vantaggi di avere la comunicazione vocale sono:
Il supervisore delle immersioni parla con il subacqueo fornendo una guida e indicazioni fino alla fine del lavoro;
Il supervisore delle immersioni è in grado di monitorare il ritmo di respirazione del subacqueo, fornendo immediata assistenza nel caso di subacqueo in difficoltà;
Il subacqueo può inoltre dire al supervisore se si sente bene o ha un problema

Tali operazioni spesso in SCUBA non sono possibili. Anche se viene usata una comunicazione senza fili, essa a volte non è affidabile. Spesso questo sistema, ad azione diretta, non permette al supervisore di monitorare i ritmi di respirazione del subacqueo.

Sicurezza dei dispositivi respiratori: Un subacqueo può indossare un certo numero di tipi di attrezzature di respirazione. Un tipo è noto come "mezza maschera ed erogatore" con un’unica maschera che copre gli occhi e il naso. L'uso di questo apparecchio richiede al subacqueo di tenere l’erogatore di aria tra i denti. Ci sono stati molti incidenti con subacqueo inconscio che perdendo l’erogatore ha inalato acqua, annegando.

Indossare maschere del tipo “gran facciale” o caschi con l’erogatore integrato permette al subacqueo di respirare normalmente attraverso il naso o la bocca, eliminando la possibilità di inspirare acqua di mare, mentre è incosciente a causa di un incidente o di un malore.

Decompressione: Un subacqueo in libera deve normalmente regolarsi durante la sua immersione tenendo sotto osservazione profondità e consumi d’aria. Questo è un compito in più per lui, durante l'immersione, di controllare anche i tempi della sua decompressione. Alcuni subacquei indossano 'computer' di decompressione, ma questi sono programmati per utenti ricreativi e possono non essere affidabili per i più pesanti tipi di lavoro normalmente svolti dai commercial diver.
Al contrario, un subacqueo che sta utilizzando il Surface ha la sua profondità monitorata in modo costante dal supervisore che gli garantisce la corretta applicazione delle procedure di decompressione.

Mobilità: Si dice talvolta che i subacquei sono molto più “liberi” sotto l'acqua dei subacquei che utilizzano il Surface. Anche se questo può essere vero per un subacqueo in libera, senza ombelicale o altro legame con la superficie, i rischi (subacqueo inconscio) non sono accettabili in mare aperto nelle immersioni lavorative. Inoltre, nel caso di incidente, il recupero del subacqueo in libera potrebbe essere seriamente compromesso dalle correnti marine. Ultimo esempio, l’incidente mortale di Livorno del 24 febbraio 2012, dove il subacqueo era sceso in libera a riparare una boa a -18 metri, ma è stato trascinato a – 50 metri dopo la perdita di coscienza. Incidenti di questo tipo, per mancanza di addestramento adeguato, capitano sempre più spesso a persone che provano a lavorare sott’acqua con tecniche della subacquea sportiva-ricreativa, senza una formazione adeguata, usciti da scuole che conferiscono loro titoli (OTS) utilizzando tecniche valide nella subacquea sportiva ma non nella subacquea industriale, a volte senza neanche mandare gli allievi in acqua.

Importantissimo diventa a questo punto sottolineare che ENI spa, nella lettera HSE/SIC Prot. 16 del 21/05/2008, attualmente in vigore in Italia, dal titolo “Requisiti HSE per i subappaltatori di lavori subacquei”, a pagina 9 scrive: “Gli autorespiratori autonomi (ARA) presentano limiti e difficoltà intrinseci (le immersioni con l’attrezzatura subacquea alimentata dalla superficie costituiscono il metodo più sicuro da preferire per le operazioni subacquee). Le attrezzature ARA, pertanto, non dovranno essere utilizzate nelle attività subacquee legate a costruzioni, riparazioni e manutenzione.”

In ambito offshore, in Italia dal 2010 la norma UNI 11366, indica una serie di buone norme procedurali in perfetta sintonia con le direttive IMCA ed ENI.

Alla mancanza di formazione adeguata e inappropriata si possono sicuramente imputare anche diversi incidenti mortali che hanno funestato questo settore, e sicuramente di questo è convinto anche l’On. A. Di Biagio che, in un suo intervento alla Camera dei Deputati, sull’ordine dei lavori del 28 Aprile 2011, sottolinea nel suo discorso sull’assenza di una legge pertinente, riferendosi all’ultimo incidente mortale nel settore, che “Mi assumo ogni responsabilità nell’affermare con certezza e risolutezza che la promulgazione e conseguente applicazione di queste disposizioni avrebbe potuto salvare la vita a questo giovane”. Da sottolineare che dal 1977 ci sono stati ben 10 tentativi (8 proposte di legge e 2 testi unificati nel 2005 e nel 2009) durante le varie legislature, di definire una legge, ma fino ad oggi senza mai riuscirci.

Questo è il motivo principale per cui negli ultimi anni, sempre più Capitanerie di Porto cercano con Ordinanze, di carattere locale, di “gestire” questo problema, segno di una sofferenza e preoccupazione per la vita degli operatori che lavorano senza le necessarie competenze e attrezzature a discapito della sicurezza.

SCUBA rimane, comunque, la migliore alternativa per le immersioni ricreative in coppia, quando l’obiettivo principale è il relax e il divertimento, e non l’attività lavorativa del metalmeccanico in immersione, quale è la funzione del commercial diver, sia in Italia – la qualifica “sommozzatore” secondo ISTAT nella nomenclatura e classificazione delle Unità Professionali, rientra tra i metalmeccanici perché si trova nella categoria “Artigiani, operai specializzati e agricoltori - sottocategoria - Artigiani ed operai metalmeccanici specializzati ed assimilati”, sotto la voce “Sommozzatori e lavoratori subacquei” (non esiste sommozzatore sportivo, come erroneamente diversi asseriscono, creando volutamente più confusione, ma il “subacqueo sportivo”) in pieno raccordo con la versione europea della Classificazione Internazionale delle professioni (ISCO-88Com) dove troviamo il sommozzatore sempre nella categoria dei metalmeccanici “Metal, machinery and related trades workers - Metal moulders, welders, sheet-metal workers, structural-metal preparers” sotto la voce di “Underwater workers”.