CEDIFOP
news n. 78 - Dicembre 2012 - articolo 140
Corso TOP UP 2012 del CEDIFOP
(di Manos Kouvakis)
Rientrati gli allievi del corso "TOP UP" in Italia, dallo stage di 5
giorni ad OSLO, dove hanno completato il loro percorso formativo
durato 110 giorni diviso in 4 step: 60 giorni per il corso di
Operatore Tecnico Subacqueo Specializzato, 10 giorni per il corso
Diver Medic/Imca, 20 giorni per il corso OTS 2° livello, che completa
i tempi di fondo per le immersioni dalla superficie (Scuba e Surface),
secondo la didattica IDSA e 20 giorni per il corso TOP UP, realizzati
per 15 giorni a Palermo e stage finale di 5 giorni in Norvegia, presso
la scuola IDSA NYD di Oslo. Martedì 27 novembre ci sono stati gli
esami finali davanti ad una commissione istituita con decreto
dell'Assessore Regionale alla Formazione, che ha nominato un
funzionario della regione presidente della commissione, un funzionario
della Capitaneria di Porto di Palermo e 2 docenti del CEDIFOP. Ospite
di riguardo, Walter D'Aniello, in visita al CEDIFOP, durante l'esame
del corso TOP UP
Il
corso per il TOP UP del CEDIFOP è l'unico corso svolto in Italia ad
essere riconosciuto dall'HSE-UK per il livello di "Surface Supplied & Surface Supplied (Top-Up)" (for Surface
Supplied, Surface-Orientated Diving Techniques to a maximum depth of
50 metres) e dall'IMCA poichè rientra fra le qualifiche riportate nel
"Diver and Diving Supervisor Certification" dell'IMCA (unico in
Italia), categoria: A: Surface-Supplied Diver Certificates.
CEDIFOP
news n. 78 - Dicembre 2012 - articolo 139
Subacquea
industriale: CEDIFOP incontra gli allievi dell’IISS “A. Volta”
(di Manos Kouvakis)
Il 15
e il 16 novembre 2012 si è svolto, per il quarto anno consecutivo, un
incontro organizzato dal CEDIFOP e dall'Istituto Istruzione Secondaria
Superiore "Alessandro Volta" (già istituto tecnico industriale "A.Volta")
di Palermo, orientato alla promozione della subacquea industriale e
della cultura del mare.
Durante le due giornate varie classi di studenti si sono susseguite
nell'aula assegnata dall'Istituto, allo stand del CEDIFOP dove i
docenti del CEDIFOP Francesco Costantino e Luca Lorico, con
l’assistenza degli allievi dell’attuale corso per OTS, arrivati in
Sicilia da tutta Italia, hanno descritto le caratteristiche della
subacquea industriale e della professione di OTS, sottolineando le
differenze con la subacquea sportiva. E' stato presentato
l'equipaggiamento utilizzato da un OTS ed evidenziate le specificità
professionali, tra cui la possibilità di svolgere i lavori in
immersione con disponibilità continua di aria, inviata dalla
superficie, e il collegamento in audio e video costante dell'operatore
con la postazione a terra, attraverso una delle funzioni del cavo
ombelicale. E' stato descritto il corso di formazione per OTS del
CEDIFOP, le opportunità lavorative e le specializzazioni successive.
Alla conclusione di ogni sessione, gli studenti, oltre a porre domande
relative alle prospettive professionali e alla sicurezza sul lavoro,
hanno avuto la possibilità di “provare” il casco Kirby Morgan,
constatandone le funzionalità, in particolare il collegamento
audio. Inoltre sono state distribuite gratuitamente agli studenti
diversi numeri della rivista “MARE”, specialistica del settore.
La formazione nella subacquea industriale e le specificità dell'IISS
"A. Volta" trovano un punto di incontro ideale nella meccanica, in
particolare nell'ambito delle operazioni di saldatura e taglio;
attività in cui un OTS può essere impiegato e, di recente, la sua
rilevanza, come ambito professionale, è aumentata. Per un allievo del
CEDIFOP la saldatura e il taglio subacqueo sono materia del corso, sia
con lezioni di teoria sia con esercitazioni. In tal modo si ha una
preparazione molto più ampia, che rende possibile seguire anche le
fasi precedenti e successive allo svolgimento del lavoro, così come è
di norma nell'ambito dell'industria energetica (petrolio, gas
naturale) per la installazione e la riparazione di oleodotti e
gasdotti; per la riparazione e la costruzione di navi; per lavori
nelle piattaforme petrolifere.
Lo stage CEDIFOP/IISS "A.Volta" ha rappresentato un’ottima occasione
di convergenza tra scuola e formazione professionale, in particolare
in un settore in cui sono molto richieste figure professionali
specializzate, sia dal punto di vista dell'abilità nello svolgimento
di lavori subacquei, sia nella conoscenza delle necessarie procedure
di sicurezza, che cominciano già prima dello svolgimento del lavoro in
immersione, come sempre sottolineato durante tutti i corsi del
CEDIFOP.
CEDIFOP news n. 77 - Novembre 2012 -
articolo 138
Sommozzatori: Decade l'obbligo di
"nulla osta" per lavorare in un porto diverso da quello d'iscrizione
Finalmente una notizia buona! Con comunicato dell’11 Ottobre 2012 del
Ministero delle Infrastrutture e Trasporti, decade con effetto
immediato, l’obbligo di richiedere il Nulla Osta per operare in un
Porto diverso da quello di Iscrizione al locale Registro Sommozzatori.
Cosi
come si legge nel comunicato, la decisione di revocare l’obbligo della
richiesta del nulla osta, è il risultato degli “effetti prodotti dai
recenti prevedimenti legislativi in materia di liberalizzazione”,
fermo restando l’obbligo dell’iscrizione al Registro Sommozzatori, che
rimane invariato, “in quanto disposta a tutela della salute e della
sicurezza nel lavoro dei singoli lavoratori subacquei”.
Quindi, l’iscrizione presso una qualsiasi Capitaneria di Porto sul
territorio nazionale, è considerata abilitante per operare in
qualsiasi porto in Italia.
Bisogna notare però che questa importante decisione, che permette agli
OTS di operare in tutti i porti, facendo loro risparmiare la dovuta
marca da bollo obbligatoria per il rilascio del “vecchio” nulla osta,
era già prevista nella proposta legislativa n. 2369 “Disposizioni
concernenti le attività professionali subacquee e iperbariche”
presentata al parlamento il 7 aprile 2009, dove all’articolo 1. Ambito
di applicazione, si legge: “La presente legge si applica alle attività
lavorative subacquee e iperbariche svolte a fini economici e
industriali nell'ambito:
a)
delle acque marittime territoriali e interne;
b)
delle acque marittime non territoriali, quando alle attività di cui
all'alinea sono connessi interessi nazionali o quando alle medesime
sono interessate persone e aziende nazionali;
c)
delle acque non marittime”.
Ma la
“sicurezza nel lavoro dei singoli lavoratori subacquei” non viene
ancora tutelata al di fuori delle aree portuali, (ad eccezione di
alcune aree tutelate da singole ordinanze delle Capitanerie di Porto
locali), sia in inshore che offshore e nelle acquee interne, cioè
fiumi, laghi ecc. (che non ricadono sotto la competenza delle
Capitanerie, ma sono di pertinenza della Motorizzazione Civile) dove
ancora non solo il rischio di incidenti, ma spesso incidenti anche
gravi, ci fanno ricordare che c’è e pesa l’assenza di una
legislazione specifica nel settore.
(Clicca
qui per scaricare il documento originale)
CEDIFOP
news n. 77 - Novembre 2012 - articolo 137
IDSA (International
Diving School’s Association)
(di Manos Kouvakis)
Fondata nel 1978 su
iniziativa di Alan Bax (Fort Bovisand, UK) e Jim Joiner (College of
Oceaneering, Los Angeles) l'Associazione riunisce sotto il nome di
IDSA (International Diving Schools Association), le più importanti
Scuole Diving, a livello mondiale, dedite alla formazione di subacquei
industriali, consolidando negli anni il proprio peso e la propria
autorità per la competenza nel settore formativo
Fin dalle origini uno
dei principali obiettivi è stata la necessità di definire uno
standard, riconosciuto a livello internazionale, di addestramento
subacqueo per migliorare qualità, competenza e sicurezza dei subacquei
industriali (commercial diver) che si preparano per entrare in questo
ambito lavorativo, con la prospettiva di cogliere opportunità
occupazionali anche al di là dei confini nazionali.
Nella riunione del
1982, tra scuole che partecipano alla American Conference Diving
Contractors a New Orleans, vengono ufficialmente fissati i seguenti
obiettivi dell'Associazione:
-
Sviluppare norme internazionali
comuni di formazione subacquea.
-
Fornire un mezzo efficace di
comunicazione tra le scuole.
-
Lavorare per migliorare gli standard
di sicurezza e qualità.
-
Migliorare la qualità complessiva
della formazione del commercial diver.
-
Cooperare su questioni che possano
migliorare le opportunità di inserimento lavorativo per i commercial
diver formatisi nelle scuole aderenti all’associazione.
-
Promuovere qualsiasi attività,
oggetto, idea, che possa migliorare le operazioni internazionali
dell'Associazione.
Ulteriori obiettivi di
carattere generale dell’IDSA sono:
·
Equiparazione degli standard formativi della subacquea industriale
in tutto il mondo.
·
Fornire una guida alle aziende fissando gli standard di immersione
nelle varie profondità.
·
Migliorare la sicurezza.
·
Abilitazione dei Contractors a partecipare a bandi di gara oltre i
confini nazionali in una situazione di parità.
·
Migliorare la qualità della formazione subacquea.
·
Fornire ai Diver maggiori opportunità di lavoro.
In pratica possiamo
affermare che IDSA rappresenta la didattica, (unica a livello
mondiale), nel settore del diving industriale a livello mondiale
perché indica i tempi di fondo, le esercitazioni, il numero delle
immersioni minime e quant’altro necessario affinché una scuola full
member possa addestrare nel miglior modo possibile i propri allievi,
nelle varie fasi di addestramento, sia per l’inshore che per
l’offshore diving, alle varie profondità.
L’associazione
garantisce ai datori di lavoro in tutto il mondo, che un commercial
diver munito di card IDSA è stato adeguatamente addestrato al livello
indicato, e contemporaneamente garantisce ai diver che una scuola IDSA
riconosciuta full member applica gli stessi standard, a prescindere
dalla collocazione geografica, (Europa, Asia, Africa, America), per
raggiungere il livello di competenza certificato dalla card.
IDSA certifica i
percorsi formativi del Commercial Diver (la qualifica di OTS è la
parte iniziale di questo percorso formativo), nei vari livelli di
formazione. I percorsi formativi dell'IDSA sono stati adottati a
livello statale dai Paesi BELGIO, OLANDA, e paesi scandinavi
(DANIMARCA, FINLANDIA, NORVEGIA, SVEZIA), la didattica IDSA inoltre è
obbligatoria nei percorsi formativi che vengono svolti in USA (http://www.acde.us/index.htm)
perché gli standard della didattica IDSA sono stati adottati
dall’Association of Commercial Diving Educators (ACDE), nei percorsi
formativi statunitensi.
Fra chi aderisce
all’IDSA, solo i Full member hanno diritto di voto durante i meeting
annuali e al rilascio delle certificazioni IDSA che stabiliscono il
livello di addestramento del diver ma sono anche gli unici che
vengono sottoposti a severissimi controlli triennali (audit) per la
verifica dell’applicazione delle procedure e degli standard che la
didattica prevede.
Cedifop ha aderito
all’associazione nel 2005, superando una serie di controlli è
diventato full member (cioè abilitato al rilascio delle certificazioni
IDSA dal 2009), mantiene ad oggi tale status e risulta essere l’unica
scuola Italiana accreditata e riconosciuta come full member da questa
associazione, superando positivamente i diversi e severissimi
controlli che l’associazione fa alle scuole full member, che a volte
finiscono anche con l’essere espulse dall’associazione quando non
rispettano gli standard numerici e di qualità previste e approvate
dall’Associazione.
Attualmente in tutto il mondo le scuole full member sono :
Africa:
- Morocco C.M.P.P.
Centre Méditerranéen de Plongée Professionnelle
Asia
-
India YAK Diving Academy
-
Singapore KBA Training Centre Pte Ltd
Europa
-
Belgium SYNTRA
-
Belgium CFPME Centre de Formations pour Petites
et Moyennes Enterprises
-
Denmark Royal Danish Navy Diving School
-
Finland Luksia
-
Italy Centro Studi C.E.DI FO.P
-
Netherlands Netherlands Diving Centre
-
Norway Norwegian School of Commercial Diving (NYD)
-
Sweden Swedish Armed Forces Diving and Naval
Medicine Centre
-
Sweden Farenjas Diving School
- U.K. Interdive
U.S.A.
-
Divers Academy International
-
The Ocean Corporation
.
Oltre alle 15 scuole
full member, il cui corretto operato viene verificato con controlli
triennali, che aderiscono all’associazione applicando la didattica
stabilita, troviamo anche diverse altre organizzazioni del settore,
scuole, ditte di lavori subacquei ecc. che rientrano nelle categorie
AFFILIATE MEMBERS, ASSOCIATE MEMBERS, RECIPROCAL MEMBERSHIP e
INDUSTRIAL MEMBERSHIP provenienti da: Bulgaria, Denmark, Egypt,
France, Hungary, India, Iran, Israel, Italy, Jordan, Kuwait, Latvia,
Montenegro, Netherlands, Nigeria, Norway, Poland, Russia, Serbia,
Spain, Sweden, Switzerland, U.K. e U.S.A. Essi rappresentano
organizzazioni, fondazioni, contractors, università del settore (Hytech
e la Pommec, University of Southern Denmark, Arab Academy for Science
& Technology, Santa Barbara City College, University of Plymouth
Diving & Marine Centre, Association of Diving Contractors (UK),
Association of Commercial Diving Educators (ACDE), The Association of
Diving Contractors International (ADCI), ecc) o scuole non ancora
arrivate allo status di Full Member che abilita al rilascio di
certificazioni IDSA (The Underwater Centre (Fort William - UK,
I.N.P.P. Institut National de Plongee Professionnelle Francia ecc).
Tutti i membri
dell’associazione possono partecipare ai meeting annuali che diventano
un forum per lo scambio di informazioni e di idee, non limitato da
confini ed interessi nazionali. Gli aggiornamenti vengono approvati
durante i meeting annuali, che IDSA svolge in uno dei Paesi di
residenza degli aderenti all’associazione. Negli ultimi anni i membri
hanno aggiornato qualifiche e programmi di formazione già in offerta,
confrontando e scambiando le loro esperienze e competenze nella
pianificazione e nella didattica dei corsi. Risultato di diversi anni
di negoziati e di pianificazione è stata la recente pubblicazione
degli standard della didattica e delle procedure IDSA che,
rispettando le varie normative nazionali in vigore, costituisce la
base per la realizzazione di corsi per Commercial Diver esperti a vari
livelli, che rispondono alle esigenze del settore subacqueo
industriale .
Le nuove scuole che
aderiscono l'Associazione vengono prima accettate come membri
associati, poi vengono sottoposte ad una “revisione” completa prima di
essere ammesse con lo status di full member.
Dal 2000 i meeting
annuali dell'IDSA sono stati organizzati a:
2000: meeting IDSA n.
18 - Delft (Paesi Bassi)
2001: meeting IDSA n.
19 - Panama City (USA)
2002: meeting IDSA n.
20 - Marseille (Francia)
2003: meeting IDSA n.
21 - Toronto (Canada)
2004: meeting IDSA n.
22 - La Spezia (Italia)
2005: meeting IDSA n.
23 - Bergen (Norvegia)
2006: meeting IDSA n.
24 - Galveston (Texas - USA)
2007: meeting IDSA n.
25 - Helsinki (Finlandia)
2008: meeting IDSA n.
26 - Philadelphia (USA)
2009: meeting IDSA n.
27 - Palermo (Italia)
2010: meeting IDSA n.
28 - Rotterdam (Paesi Bassi)
2011: meeting IDSA n. 29 - Karlskrona (Svezia)
2012: meeting IDSA n.
30 - Seattle (USA)
Gli standard della
didattica IDSA in vigore sono descritti in due volumi: “INTERNATIONAL
DIVER TRAINING CERTIFICATION OPERATIONAL & ADMINISTRATIVE PROCEDURES
Revision 4 December 2009” e “E INTERNATIONAL DIVER TRAINING
CERTIFICATION - DIVER TRAINING STANDARDS Revision 4 October 2009”,
completati durante il meeting di Palermo del 2009.
Attualmente siamo in
attesa che venga pubblicata la revisione 5, elaborata durante il
meeting di Karlskrona del 2011, convalidata durante il meeting di
Seattle del 2012, con diverse interessanti novità che migliorano le
applicazioni degli standard nel campo della didattica.
CEDIFOP
news n. 76 - Ottobre 2012 - articolo 136
30° meeting IDSA a Seattle (USA)
(di Manos Kouvakis)
Si è svolto
a Seattle (USA) dal 28 al 31 agosto 2011 il 30imo meeting dell’IDSA,
con la partecipazione di delegati provenienti da tutte le parti del
mondo in rappresentanza di diverse scuole ed aziende nel settore
dell’offshore diving.Questa la lista dei delegati, che hanno
partecipato:
-
Leo
Lagarde Presidente dell’IDSA (Olanda)
-
Alan Bax
Amministratore dell’IDSA (Francia)
-
Kelly
Korol nella qualità di osservatore in rappresentanza del Dive Safe
(Canada)
I Full
members con diritto di voto:
-
Jimmy
Holk della scuola danese Royal Danish Navy Diving School
-
Francesco
Costantino della scuola italiana CEDIFOP
-
Jerome
Vincent della scuola del Marocco “Centre Mediterranneen de Plongee
Professionelle (CMPP)”
-
Lars
Kristiansen e Valeri Chudinov della scuola norvegese “Norwegian
School of Commercial Diving” (NYD)
-
Fredrik
Eliasson della scuola svedese “Armed Forces Diving School”
-
Per
Almbratt della scuola svedese Farenjas Diving School
-
John
Rabone della scuola inglese Interdive (Co-opted Board Member -
Specialist Diving)
-
Don Fast
della scuola texana “The Ocean Corporation”
Delegati
Associati members
-
Abdel
Wahab Al Maitah – Giordania in rappresentanza dell’”International
Arab Divers Village”
-
John Paul
Johnston e Bruce Banks in rappresentanza del “The Divers Institute
of Technology (DIT)” Washington USA
Delegati
Affiliati Members
-
Gregory
Bernaciak e Agneta Bernaciak in rappresentanza del “Baltic Diving
Company “Explorer” Polonia
-
Vadim
Semenov e Valeri Kondrashov in rappresentanza del ”Podvoddiagnostika
LLC” Russian Federation
-
Michael
Whelan in rappresentanza del ”Plymouth University Diving & Marine
Centre” England
-
Steve Ham
e Alf Leadbitter in rappresentanza del ”The Underwater Centre” Fort
William Scotland
E come
reciprocal member
Durante le
tre giornate del meeting è stato completato l’aggiornamento delle
procedure iniziato durante il meeting precedente di KARLSKRONA
(SVEZIA) nel 2011, con le ultime proposte delle scuole che applicano
la didattica IDSA. Nei prossimi mesi sarà distribuita la revisione 5
dell’ “INTERNATIONAL DIVER TRAINING CERTIFICATION e DIVER TRAINING
STANDARDS” che andrà a sostituire la Revision 4 stilata nell’ Ottobre
2009 durante il meeting di Palermo.
Un passaggio importante del meeting è stata la conferma di Leo Lagarde
per i prossimi due anni alla presidenza dell’associazione, con il
riconoscimento unanime di tutti i partecipanti dell’importante
contributo che ha dato all’associazione durante la sua presidenza.
Molto atteso anche l’intervento di Francesco Costantino in
rappresentanza del CEDIFOP nel secondo giorno del meeting, che ha
determinato il consolidamento del percorso formativo per il TOP UP del
CEDIFOP (unico in Italia ad avere il riconoscimento dell’HSE inglese e
a rientrare fra le qualifiche riportate nel "Diver and Diving
Supervisor Certification" dell'IMCA, nella categoria: A:
Surface-Supplied Diver Certificates) e l’inizio delle trattative per
il riconoscimento delle qualifiche rilasciate anche dall’ACDE
(Association of Commercial Diving Educators) obbligatorio per il
lavoro in USA.
Il meeting
si è concluso fissando il prossimo appuntamento in Danimarca, nel
2013.
CEDIFOP
news n. 76 - Ottobre 2012 - articolo 135
TOP UP del CEDIFOP
per l'anno 2012
(di Manos Kouvakis)
Si è
conclusa il 22 settembre la parte del corso del Cedifop per il TOP UP
del 2012, svolta a Palermo, con la partecipazione di allievi
provenienti da diverse regioni d’Italia e dall’estero. Il percorso
formativo, che ha ottenuto il riconoscimento dell’HSE-UK per il
livello di Surface Top Up (For Surface Supplied, Surface-Orientated
Diving Techniques to a maximum depth of 50 metres) è l’unico percorso
formativo italiano riconosciuto da questo ente britannico. Inoltre, il
corso rientra fra le qualifiche riportate nel "Diver and Diving
Supervisor Certification" dell'IMCA per la categoria: A:
Surface-Supplied Diver Certificates.
L’“OTS – TOP UP – IDSA level 3” realizzato per il secondo anno
consecutivo, ha una durata di 15 giorni in Italia (Palermo) e si
completa con uno stage in Norvegia (Oslo) della durata di 5 giorni.
Durante il percorso formativo, diverse esercitazioni con uso del
basket, campana aperta, salto in camera e TUP campana chiusa, a
completamento dei tempi indicati dalla didattica IDSA per i percorsi
offshore di basso fondale.
Riservato rigorosamente a max 10 allievi, può accedere solo chi è in
possesso dei requisiti richiesti dal Cedifop: un attestato per OTS che
rispetti tempi di fondo ed esercitazioni specifiche, un brevetto IMCA
per Diver Medic in corso di validità e un brevetto IDSA level 2
rilasciato da scuole attualmente Full Member, che completa i tempi per
il livello di Scuba e Surface, secondo gli standard della didattica
IDSA, equivalente alle immersioni dalla superficie, cosi come prevede
per l’Italia l’ENI spa nel documento tecnico “Requisiti HSE per i
subappaltatori di lavori subacquei”.
CEDIFOP news
n. 75 - Settembre 2012 - articolo 134
Capitaneria di Porto di Milazzo:
Ordinanza n. 40/2012 "Disciplina delle operazioni subacquee
professionali"
(di Manos Kouvakis)
Anche la Capitaneria di Porto di Milazzo, con l'ordinanza n. 40 del
2012, pubblicata il 30/07/2012, entra a far parte di quel gruppo di
Capitanerie di Porto che in Italia, vista la mancanza di una specifica
legislazione del settore, ha proceduto ad adottare in modo autonomo
una disciplina che regolamenta il settore.
L'Ordinanza n. 40/2012 "Disciplina delle operazioni subacquee
professionali" è importante perchè segue la linea tracciata dalla
Capitaneria di Porto di Palermo con l'ordinanza n. 50/2011
"regolamento operazioni subacquee", che attualmente risulta essere,
insieme a quella di Milazzo, fra le più tecniche e specifiche del
settore della subacquea industriale, dando le maggiori specifiche di
qualità e sicurezza per le immersioni di carattere non ricreativo.
Certamente questa iniziativa della Capitaneria di Porto di Milazzo,
concorrerà ad aiutare a trovare, finalmente, una soluzione legislativa
che da più di 30 anni manca in Italia, causa certamente di diversi
incidenti nel settore. Complimenti alla Capitaneria di Porto di
Milazzo, sperando che altre Capitanerie in Italia seguano questo
esempio, per garantire maggiore sicurezza e qualità agli operatori del
settore.
Altre ordinanze sulla subacquea industriale in Italia:
CEDIFOP news
n. 75 - Settembre 2012 - articolo 133
Il secondo corso per OTS del CEDIFOP nel
2012 e scuole che applicano la didattica IDSA nel mondo (di Manos Kouvakis)
Inizierà il 20 settembre e si concluderà il 21 dicembre il 2° corso
per OTS, del 2012, del CEDIFOP, che seguendo la tradizione ormai
pluriennale, accoglie allievi che arrivano da tutte le zone d’Italia.
In questo corso, in particolare, troviamo fra gli iscritti allievi che
arrivano dalle regioni Campania (3), Lombardia (1), Piemonte (1),
Puglia (3), Toscana (1), Veneto (1). Diversi anche gli allievi
siciliani iscritti al corso (Palermo 2, Agrigento 2, Catania 1, Enna
1, Messina 2, Siracusa 2). Il corso è l’unico in Italia che si svolge
secondo programmi validati dall’IDSA e HSE (livello HSE per SCUBA e
SURFACE) e permette di proseguire il percorso formativo Italiano di
commercial diver fino al livello TOP UP (livello HSE per SURFACE – TOP
UP).
L’obiettivo principale del corso del CEDIFOP è quello di insegnare
agli allievi la gestione in sicurezza di un cantiere subacqueo,
applicando gli standard della didattica IDSA e IMCA, nella gestione
delle varie procedure e Check-list e il raggiungimento di tempi
precisi sia in acqua che nelle esercitazioni in superficie.
Il
successivo corso sarà svolto, cosi come ogni anno, nel periodo di
febbraio/maggio 2013, ha attualmente moltissime prenotazioni, anche in
questo caso gli allievi arrivano in Sicilia da tutte le regioni
d’Italia e anche dall’estero per frequentare i corsi del CEDIFOP che è
una delle 15 scuole Full Member IDSA (cioè che applica la didattica
IDSA, partecipa a meeting internazionali per la conferma e
l’applicazione di questi standard), ed è l’unica scuola in Italia con
questo riconoscimento, una delle 10 scuole in Europa. Le altre scuole
nel mondo sono:
-
Belgium: SYNTRA
-
Belgium: CFPME Centre de Formations pour
Petites et Moyennes Enterprises
-
Denmark: Royal Danish Navy Diving School
-
Finland: Luksia
-
India: YAK Diving Academy
-
Italy: Centro Studi C.E.DI FO.P
-
Morocco: C.M.P.P. Centre Méditerranéen de
Plongée Professionnelle
-
Netherlands: Netherlands Diving Centre
-
Norway: Norwegian School of Commercial
Diving (NYD)
-
Sweden: Swedish Armed Forces Diving and
Naval Medicine Centre
-
Sweden: Farenjas Diving School
-
U.S.A.: Divers Academy International
-
U.S.A.: The Ocean Corporation
-
Singapore: KBA Training Centre Pte Ltd
-
U.K.: Interdive
Di
IDSA inoltre fanno parte n.6 membri industriali (fra i quali Hytech
e Pommec.) Questo tipo di adesione è dedicata ad imprese, fornitori e
produttori che hanno interesse a seguire da vicino le attività
dell’IDSA, n.5 organizzazioni con la qualifica di RECIPROCAL
MEMBERSHIP i cui obiettivi sono simili a quelle di IDSA, e che dalla
reciproca collaborazione possono entrambi trarre beneficio, che
sono:
-
Netherlands: Dutch Association of Commercial
Divers
-
Russia: Alliance of Diving Schools (Russia)
-
U.K.: Association of Diving Contractors (ADC-UK)
-
U.S.A.; Association of Commercial Diving
Educators (ACDE)
-
U.S.A.; The Association of Diving Contractors
International (ADCI)
E
infine n.28 membri associati e n.15 membri affiliati, da: Bulgaria,
Danimarca, Egitto, Francia, Ungheria, India, Iran, Israele, Italia,
Giordania, Kuwait, Lettonia, Montenegro, Olanda, Nigeria, Polonia,
Russia, Serbia, Spagna, Svizzera, U.K. e U.S.A. in rappresentanza di
diversi Dipartimenti governativi, Diving contractors e Organizzazioni
che si occupano di attività inerenti la subacquea industriale e
diverse scuole (fuori dall’Italia), anche abbastanza conosciute dagli
Italiani, che però ancora non hanno lo status di Full member che
obbliga a controlli periodici sulla qualità e sulle metodiche
applicate, ma è l’unico modo perché tali scuole possano rilasciare le
certificazioni internazionali IDSA.
CEDIFOP news
n. 74 - Agosto 2012 - articolo 132
Meeting IDSA n.
30 a Seattle (USA)
Si
svolgerà dal 29 al 31 agosto 2012 a Seattle (USA) il 30imo meeting
dell’IDSA con la partecipazione di delegati che arriveranno da tutto
il mondo e del CEDIFOP, come ogni anno, per l’aggiornamento degli standard della didattica IDSA, sulla subacquea
industriale. Il meeting è organizzato in collaborazione con il membro
associato IDSA “Divers Institute of Technology” (http://www.diversinstitute.edu/).
Cedifop parteciperà con una delegazione italiana che avrà il compito
di discutere di alcuni importanti argomenti che riguardano le
certificazioni internazionali ed i reciproci riconoscimenti.
Altre informazioni sul
meeting:
http://www.idsaworldwide.org/html/news.html
CEDIFOP news
n. 74 - Agosto 2012 - articolo 131
Settembre/Dicembre: si completa la
programmazione delle attività del CEDIFOP per il 2012
(di Manos Kouvakis)
Inizierà il 4 settembre il corso del CEDIFOP per il TOP UP del 2012.
Il percorso formativo, che ha ottenuto il riconoscimento dell’HSE-UK
per il livello di SURFACE TOP UP (For Surface Supplied,
Surface-Orientated Diving Techniques to a maximum depth of 50 metres)
è l’unico percorso formativo italiano riconosciuto da questo ente
britannico. Il corso dal titolo “OTS – TOP UP – IDSA level 3” ha una
durata di 15 giorni in Italia (Palermo) e si completa con uno stage in
Norvegia (Oslo) della durata di 5 giorni. Durante il percorso
formativo, diverse esercitazioni con uso del basket, campana aperta,
salto in camera e TUP campana chiusa, a completamento dei tempi
indicati dalla didattica IDSA per il percorso di
basso fondale.
Il corso, riservato rigorosamente a un max 10 allievi, è accessibile
solo a
solo a chi è in
possesso dei requisiti richiesti dal CEDIFOP: un attestato
per OTS che rispetta tempi di fondo ed esercitazioni specifiche, un
brevetto IMCA per DIVER MEDIC in corso di validità e un brevetto IDSA
level 2 rilasciato da scuole attualmente Full member IDSA (rilasciato
anche dal CEDIFOP a fine percorso per OTS – Saldatore Subacqueo), che
completa i tempi per il livello di SCUBA e SURFACE, secondo gli
standard della didattica IDSA, equivalente alle immersioni dalla
superficie.
Successivamente, inizierà il 20 di settembre e si concluderà il 21 di
dicembre il 2° corso per OTS,
del 2012, del CEDIFOP, che seguendo la tradizione
ormai pluriennale, accoglie allievi che arrivano da tutte le zone
d’Italia e dall’estero. In questo corso, in particolare, troviamo fra
gli iscritti un allievo che arriva dall’Estonia e un altro dalla
Grecia, allievi che arrivano dalle regioni Campania, Lombardia,
Puglia, Toscana, Veneto e naturalmente dalla Sicilia, fra cui 2
allievi con laurea in biologia marina. Diversi anche gli allievi
siciliani iscritti al corso.
Pochissimi i posti rimasti liberi in data odierna.
Il
corso è l’unico in Italia che si svolge secondo programmi validati
dall’IDSA e HSE (livello HSE per SCUBA e SURFACE) e permette di
proseguire il percorso formativo Italiano di commercial diver fino al
livello TOP UP (livello HSE per SURFACE – TOP UP).
CEDIFOP news n. 73 - Luglio 2012 - articolo 130
Concluso il corso "OTS - IDSA level
2", a settembre il corso TOP UP del 2012
(di Manos Kouvakis)
Concluso il corso IDSA
level 2, del CEDIFOP in data 29/06/2012. Il corso di perfezionamento
ha visto 7 partecipanti in possesso del titolo di OTS (conseguito
presso CEDIFOP) e un ottavo allievo che ha fruito dell'assessment di 4
giorni, previsto per chi ha i requisiti secondo gli standard della
didattica IDSA con i tempi richiesti registrati sul logbook personale.
Durante il corso "IDSA level 2" molte le esercitazioni di saldatura
subacquea, a completamento del modulo di saldatura svolto durante il
corso per OTS, esercitazioni con uso di strumenti pneumatici e
oleodenamici ed immersioni da una imbarcazione in acque libere alla
profondità di - 30 metri su natanti della ditta ALPE SUB di Palermo.
Inoltre, grazie alla collaborazione della cooperativa NOS
per la prima volta sono state utilizzate tecniche di cavitazione per
operazioni di carenaggio con l'utilizzo della caviblaster, certificata
CE e con certificazione ambientale TUV.
Il corso ha completato i tempi previsti dalla didattica IDSA per il
livello di "SCUBA e SURFACE", ed è propedeutico al corso che inizierà
a settembre per il TOP UP (titolo del corso: "Operatore Tecnico
Subacqueo - TOP UP - IDSA level 3"); unico corso in Italia ad avere
riconosciuto il livello di "SURFACE-TOP" UP dall'HSE Inglese (Surface
Supplied, Surface-Orientated Diving Techniques to a maximum depth of
50 metres).
|
CEDIFOP news n. 73 - Luglio 2012 - articolo 129
Idrogetto cavitazionale: le nuove
tecnologie
(di Antonio
Stefanon)
Dal marzo 2010 è
stata omologata CE nella direttiva macchina e nella direttiva
applicazioni una strumentazione rivoluzionaria, che potrebbe essere la
miglior soluzione per gran parte dei problemi di lavoro subacqueo. Si
tratta di una applicazione che sfrutta l’effetto della cavitazione in
ambiente subacqueo che tipicamente si genera quando un elica supera il
suo ottimale regime di rotazione. Essa nel 2003 ha ricevuto la
certificazione della U.S. NAVY. Impiegata in tutto il mondo, questa
tecnologia americana – ampiamente utilizzata con pieno successo – non
usa il getto d'acqua come uno scalpello meccanico ma lo utilizza
invece come una sorgente di cavitazioni le cui implosioni generano
shock waves.
Se opportunamente indirizzate e focalizzate esse scaricano la loro
energia per la disincrostazione di strutture in immersione. E’così
possibile la pulizia di carene, tubazioni, cavi elettrici e
quant’altro senza minimamente abradere le eventuali vernici protettive
presenti. Le attrezzature che utilizzano questa tecnologia hanno anche
il vantaggio di operare in condizioni di estrema sicurezza per il
subacqueo, poiché il getto risulta inoffensivo a più di 7-8 centimetri
dall’ugello di uscita. La manovrabilità di questi utensili a “getto
cavitazionale” e con impugnatura “a pistola” è ottima grazie ad un
speciale sistema di bilanciamento a “retro-getto” che ne compensa
totalmente la spinta naturale, rendendo il lavoro leggero, più preciso
e sicuro. Le dimensioni compatte consentono un ottimo lavoro anche su
superficie e strutture molto complicate.
Cercheremo ora di offrire una spiegazione semplice del complesso
principio fisico-idrodinamico che è il cuore del sistema: da ogni
unità a “getto cavitazionale” l’acqua in pressione fuoriesce
dall’ugello di emissione sotto forma di una nuvola di microbolle o,
più precisamente, di microcavità cariche di energia in uno stato
instabile, e così mantenute da microscopici moti vorticosi. Essi sono
dotati di vita brevissima, ma sufficiente a garantire l'efficienza
operativa del getto. L'energia del fascio d'acqua è quindi fornita non
solo dall'energia cinetica dovuta alla velocità di fuoriuscita, ma
anche da un'energia interna instabile dovuta al moto
caotico-microvorticoso che mantiene in vita le micro cavità per quel
“micro tempo” indispensabile a lasciarle lavorare. Quando il getto
incontra una superficie solida, impregnando gli interstizi, le
incrostazioni ecc, le micro-cavità collassano in una miriade di
implosioni, e queste shock waves trasferiscono praticamente tutta l’
energia impiegata per generarle all'azione di separazione e
sgretolamento delle incrostazioni.
La forza distruttiva del getto dipende anche dal tipo e dalla
consistenza del materiale colpito: tanto più questi è rigido, fratto e
poroso, tanto più forte sarà l’effetto. Poiché la fase di formazione
delle micro cavità avviene in tempi ben più lunghi della fase
implosiva, questa produce risultati di qualche ordine di grandezza
superiore a quelli ottenibili da un semplice getto ad alta pressione
ma senza l’azione implosiva del “getto cavitazionale”. E’ qui
opportuno ricordare che i fenomeni di micro-cavitazione sopra
descritti non possono formarsi in ambiente subaereo. Questa
strumentazione è pertanto di esclusivo impiego subacqueo, anche perché
il retro-getto di compensazione emesso in aria potrebbe diventare
pericoloso, non essendoci l’acqua ambiente a disperderlo, assorbirlo e
ad ammortizzarlo.
Poiché le vernici protettive antifouling sono elastiche e compatte,
esse subiscono passivamente la “mitragliata” delle microimplosioni,
assorbendo solo una minima parte della loro energia e quindi rimanendo
intatte. Le incrostazioni calcaree tipiche del fouling – essendo
formate da materiali cristallini (prevalentemente carbonato di calcio)
molto rigidi e disomogenei – le assorbiranno totalmente e tenderanno a
riempirsi di microfratture perdendo ogni potere di adesione.
Analogamente si staccheranno facilmente anche organismi animali quali
i classici “denti di cane”, le ostriche, e quant’altro abbia come
collante un materiale cristallino e fragile. Allo stesso modo si
staccheranno anche le cozze, il cui bisso è fissato al supporto
mediante piccolissime placche calcaree.
Il fenomeno è particolarmente evidente durante la pulizia di tubi
metallici, sui quali il “collante” delle incrostazioni può essere
formato da ossidi ed idrossidi ferrosi, che possono trasformarsi in
carbonati. Tra i più comuni ricordiamo l’ Ankerite, la Goethite e l’
Idrozincite, tutti cristallini e fragili. In questo caso succede
spesso che dalla tubazione si stacchino delle placche, delle croste
che ricordano lo sfogliarsi della corteccia degli alberi da sughero.
Le superficie pulite con “getti cavitazionali” riacquistano
normalmente la loro originaria lucentezza e/o levigatura; questo
dimostra che tutto quanto vi si era naturalmente attecchito è stato
totalmente asportato. Le idropulitrici tradizionali (la cui efficacia
dipende da una pressione decisamente più elevata) tendono invece a
lasciare superficie più rugose, “micro scolpite, ove il fouling si
fissa e cresce molto più rapidamente. Mancando quell’effetto a
scalpello dell’impatto di un getto d’acqua in pressione (come nelle
idropulitrici), i “getti cavitazionali” sfruttando principi fisici
diversi possono essere tranquillamente impiegati anche su materiali
tessili e/o legnosi, che vengono puliti senza alcun danneggiamento.
Gli eventuali residui organici improbabilmente rimasti vengono
“sterilizzati” dall’effetto cavitazionale che comporta la morte delle
cellule vive rimaste.
Pertanto i “getti cavitazionali” possono essere considerati la
tecnologia ideale per la pulizia delle gabbie per gli allevamenti
ittici in mare perché non solo non danneggia le strutture e le reti ma
nemmeno i pesci all’interno che restano comunque fuori dal suo raggio
d’azione.
Confronti
Operativamente, tra una idropulitrice tradizionale ed una pulitrice
cavitazionale le differenze sono molte ed importanti:
IDROPULITRICI TRADIZIONALI
-- La pressione di esercizio ha non meno di 200 Bar di pressione
-- il getto d’ acqua ad alta pressione scava un solco preciso, lungo,
sottile e senza sbavature, di circa 1 cm2 di sezione
-- la manovra comporta movimenti ampi ed è più faticosa
-- il getto perde la sua pericolosità dopo almeno un’ ottantina di
centimetri
-- è imputabile di inquinamento ambientale asportando in tutto od in
parte le vernici antifouling
-- a parità di superficie e di tipologia di fouling il tempo di
pulitura è 7-10 volte superiore
GETTI CAVITAZIONALI
-- La pressione di esercizio ha circa 150 Bar di pressione
-- l’ugello emette un cono di micro vortici con un angolo di apertura
di circa 30 gradi e che perde la sua efficienza dopo circa 8 -10
centimetri
-- la superficie di impatto (ove pulisce) è un ovoide largo circa cm 4
e lungo circa cm 7
-- la sua manovra, a parità di pressione di alimentazione, è meno
faticosa e più sicura
-- rispettando le vernici antifouling non produce inquinamento
ambientale
-- a parità di superficie e di tipologia di fouling il tempo di
pulitura è 7-10 volte inferiore
Antonio Stefanon
Geologo marino presso l'Università di Venezia
collaboratore dell'istituto di Biologia del Mare del C.N.R.
(dal sito del "NOS-nucleo operatori
sommozzatori) |
CEDIFOP news n. 72 - Giugno 2012 - articolo 128
Tecniche usate durante
l'addestramento per il TOP UP: decompressione ad ossigeno o "salto in
camera", nelle immersioni di Basso Fondale, nei percorsi del CEDIFOP
(di Manos Kouvakis)
Nella subacquea
sportiva ricreativa, l’immersione per raggiungere profondità elevate e
risalire, viene pianificata, spesso, diminuendo al massimo il tempo di
permanenza sul fondo. Ma questo problema si ingigantisce, a volte, di
fronte ad una immersione che prevede la permanenza sul fondo per
eseguire dei lavori, come succede nella subacquea industriale. Tutti
sappiamo che il tempo di decompressione a cui uno subacqueo deve
sottoporsi nella risalita in superficie, è direttamente proporzionale
sia al tempo di permanenza sott’acqua, sia alla profondità di
immersione.
Considerando una immersione che supera alcune decine di metri, se la
permanenza è abbastanza lunga, la decompressione è lunghissima, a
volte impossibile da eseguire in acqua e spesso comporta rischi veri e
propri per la salute del sommozzatore. Facciamo un esempio: a circa 48
metri di profondità e permanenza di 10 minuti, il tempo di risalita è
di circa 6 minuti, con una tappa di decompressione di 2 minuti a 6
metri. Se alla medesima profondità il diver fosse rimasto per circa 50
minuti, il tempo totale di risalita, decompressione inclusa, diventa
di circa 270 minuti. Troppo tempo in cui un diver dovrebbe rimanere in
acqua, specialmente se siamo in mare aperto e con temperature rigide.
Questo comporta, oltre al disagio del subacqueo di una lunghissima
permanenza di diverse ore sott’acqua, anche spreco di risorse
economiche: personale addetto alla sicurezza, salute della persona
immersa, imbarcazione bloccata fino alla fine delle operazioni di
recupero del diver. Il fattore economico ha svolto un ruolo importante
nel cercare di trovare soluzioni sicure e alternative al modo classico
di effettuare questa tipologia di immersioni, specialmente nella
subacquea industriale.
Due sono le soluzioni: immersione in saturazione (miscele in cui viene
sostituito l’azoto con elio), tecnica inizialmente applicata a
profondità di – 50 metri fino a profondità attorno a -300 metri (alto
fondale), dove il sommozzatore può, utilizzando le tecnologie adatte e
se ha avuto un addestramento adeguato (secondo gli standard della
didattica IDSA level 4, o certificazione closed bell dell’HSE_UK, o
certificazione francese di Classe 3 mention A, o similari) affrontare
anche per interi giorni profondità e attività lavorative e ritornare
velocemente in superficie usando la campana chiusa, restando poi in un
comodo impianto iperbarico di superficie a fare la decompressione che
può durare anche diversi giorni.
Naturalmente questa tecnica implica attrezzature di un certa
importanza tecnologica che non tutte le ditte possiedono. La
semplicità di questa tipologia di immersione e anche la economicità
nella gestione del subacqueo in acqua, a volte porta l’applicazione di
queste tecnologie anche a profondità non storicamente accostate alle
immersioni per altofondale, cioè a immersioni anche a profondità
inferiori dei -50 metri. Così sempre più spesso abbiamo applicazioni
di altofondale, cioè immersioni in saturazione, che sconfinano sempre
di più nelle profondità storicamente attribuite al basso fondale (da 0
ai -50 metri, con immersioni ad aria o aria arricchita).
Quando non è possibile usare la tecnica di saturazione, per mancanza
di questa tecnologia, o perché l’immersione non è troppo lunga o a
profondità di basso fondale, quindi nelle immersioni ad aria, si può
ricorrere ad immersioni con la tecnica del “salto in camera” o di
decompressione in superficie ad ossigeno. Anche questo tipo di
immersione riduce al massimo i tempi di permanenza in acqua, per un
subacqueo addestrato, e può essere applicata per medie e lunghe
permanenze in acqua a profondità vicine ai – 50 metri. Questa tecnica
è stata utilizzata anche dai sommozzatori della SMIT durante il loro
intervento sulla Concordia.
Inoltre, va specificato che questa tipologia di immersione, per
profondità da –30 a -50 metri, con l’obbligo dell’uso di una campana
aperta o di un basket (secondo gli standard della didattica IDSA), è
più comunemente nota come TOP UP. CEDIFOP attualmente è l’unica scuola
in Italia ad avere programmato corsi specifici con queste tecniche di
immersione. Durante questo percorso, completati i tempi previsti dalla
didattica IDSA per i 0-30 metri e dopo aver conseguito il brevetto
IMCA per DIVER MEDIC, l’allievo può accedere al corso Italiano per il
TOP UP, che prevede per prima le immersioni fino ai -50 metri con il
basket, raggiungendo i tempi previsti dalla didattica IDSA, per
passare successivamente alle tecniche del salto in camera, cioè della
decompressione veloce con l’uso di ossigeno. Questa tecnica consiste
nel realizzare una prima decompressione veloce in acqua, salire in
tempi brevi ma in sicurezza in superficie ed essere ricompressi in una
camera iperbarica, che si trova sul posto, ad una profondità
calcolata, per effettuare una decompressione ad ossigeno e ad aria, ma
nella comodità di un impianto iperbarico che si trova in superficie
(il corso per il Top Up del Cedifop, si completa con l’utilizzo della
campana aperta, della hot water suite e con una immersione con la
campana chiusa e T.U.P. quest’ultima introduttiva alle tecniche di
alto fondale).
L’addestramento del personale, che usa queste tecniche, deve essere
fatto in modo serio e la loro buona preparazione è fondamentale per la
loro stessa incolumità fisica, visto che durante il salto in camera ci
sono tempi ben precisi da rispettare, raggiungibili facilmente con un
adeguato addestramento. Abbiamo pubblicato sul sito del CEDIFOP, il
video di un salto in camera, effettuato da nostri allievi, da una
profondità di 46 metri con una permanenza sott’acqua di 45 minuti.
Naturalmente, superati i -30 metri, l’immersione è stata effettuata
con l’uso di un basket (ma può essere usata anche una campana aperta).
In condizioni normali, con la decompressione in acqua, il tempo di
risalita avrebbe dovuto essere di circa 180 minuti seguendo le tabelle
di decompressione, ciò con maggiori difficoltà di assistenza e aumento
di incognite e pericoli.
E se la profondità o il tempo di permanenza aumenta? Per esempio alla
stessa profondità, se il tempo di permanenza passa da 45 minuti a 70
minuti, il tempo complessivo di decompressione passa dai 180 minuti a
414 minuti circa. Tempi improponibili soprattutto per l'incolumità del
Diver, oltre che per un cantiere di lavoro, specialmente se
l’immersione è in mare aperto, dove possono intervenire anche altri
fattori (correnti, freddo, ecc). Ecco perché diventa obbligatorio
trovare alternative, come l’immersione in saturazione ove possibile
(naturalmente d’obbligo se si superano i – 50 metri), o usare la
tecnica del “salto in camera”, cioè una risalita veloce con una prima
tappa di breve decompressione ad aria effettuata in acqua, e
successivo “salto”, cioè risalita in superficie, togliendo muta e
entrando nella camera iperbarica sul posto, nell’arco di un tempo
limitato, (5 minuti dall’inizio della prima decompressione), ma
sufficiente per il personale che ha avuto un addestramento in tal
senso, e passaggio alla camera iperbarica per effettuare una prima
decompressione ad ossigeno, completandola con una decompressione ad
aria. Il grande vantaggio di questa tecnica è che il sommozzatore si
trova ormai in superficie, dove qualsiasi intervento o assistenza è
più semplice da effettuare.
Questo tipo di immersione necessita di una camera iperbarica con un
sistema per respirazione ad ossigeno. Entrando in camera iperbarica,
il sub viene pressurizzato ad una profondità di – 12 metri in breve
tempo (circa un minuto). Il tempo totale trascorso dalla prima tappa
in acqua del sub al raggiungimento della camera iperbarica e
compressione non deve superare i 5 minuti (salto).
I sub iniziano a respirare ossigeno puro da una mascherina dal momento
in cui entrano in camera, interrompendo ogni 30 minuti, con intervalli
di 5 minuti respirando aria (detta "lavaggio ad aria"), questo avviene
quando devono effettuare lunghi periodi di respirazione di ossigeno.
Nella programmazione dei tempi, il "lavaggio ad aria", va considerata
come "tempo morto". In caso di guasto del sistema di erogazione
dell'ossigeno, è importante avere familiarità con i programmi per
effettuare la decompressione appropriata in camera, usando aria. Se il
sistema si guasta, mentre i sub sono in acqua, i sub passano ad
applicare le tabelle standard di decompressione ad aria; medesimo
discorso se il guasto si verifica quando sono in superficie. Ma la
cosa fondamentale è che queste tecniche avanzate, vanno usate solo da
personale altamente addestrato.
|
CEDIFOP news n. 71 - Maggio 2012 - articolo 127
Differenze fra la subacquea
ricreativa ed industriale
(di Manos Kouvakis)
Open Water Diver,
Advanced Open Water Diver, Emergency First Response, Rescue Diver,
Divemaster e poi istruttore subacqueo. Ecco un percorso della
subacquea sportivo/ricreativa per diventare da appassionato ed
inesperto un semiprofessionista (Divemaster) e successivamente un
professionista (istruttore) in questo settore.
Nessuno penserebbe di “saltare” i livelli obbligatori in questo
percorso, passando direttamente alla qualifica di Divemaster o di
Istruttore senza prima acquisire i livelli intermedi previsti.
Ma quello che sembra ovvio e normale nella subacquea
sportivo/ricreativa, diventa di difficile comprensione (purtroppo solo
in Italia) se si applica all’altro scomparto della subacquea che è la
subacquea industriale. Scomparti diversi fra di loro per la tipologia
delle attrezzature usate, le tecniche di immersione, ma principalmente
per i concetti base.
Facciamo alcuni esempi: l’uso dell’erogatore, normale nella subacquea
sportiva, va considerato pericoloso, quindi “vietato” nella subacquea
industriale.
Analizziamo il perché: l’operatore, inserito nella categoria dei
metalmeccanici (sia in Italia che nel resto del mondo, come
qualifica), è un lavoratore in un cantiere subacqueo, dove come in
tutti i cantieri di lavoro, esiste la probabilità di un incidente
durante il quale l’operatore può anche restare privo di sensi. Ora
l’uso dell’erogatore può mettere in serio rischio l’incolumità
dell’operatore, mentre “l’uso di idonei caschi che consentano la
respirazione” (previsti in Italia sin dal 1992 dall’ Ordinanza n.77
della Capitaneria di Porto di Ravenna), può scongiurare questo
pericolo.
La stessa ENI spa, nel documento Lettera HSE/SIC Prot. 16 del
21/5/2008 dal titolo "REQUISITI HSE PER I SUBAPPALTATORI DI LAVORI
SUBACQUEI" scrive testualmente:
“Gli autorespiratori autonomi ad aria (A.R.A.) presentano limiti e
difficoltà intrinseci (le immersioni con attrezzatura subacquea
alimentata dalla superficie costituiscono il metodo più sicuro e da
preferire per le operazioni subacquee). Le attrezzature A.R.A.
pertanto, non dovranno essere utilizzate nelle attività subacquee
legate a costruzione, riparazione e manutenzione.”
Anche il concetto dell’immersione in coppia è una tecnica obbligatoria
solo nella subacquea sportivo/ricreativa, ma non nella subacquea
industriale, dove è possibile l’immersione anche di un solo operatore,
per postazione, ma con una intera squadra che lo assiste e monitorizza
dalla superficie (comunicazione, trasmissione aria, gestione
ombelicale/cima, standby ecc).
Nella subacquea industriale possiamo parlare di immersioni in SCUBA (Self
Contained Underwater Breathing Apparatus), cioè aria presa da una
bombola alle spalle e di immersione in SURFACE, cioè aria presa
tramite un cavo ombelicale dalla superficie.
Faccio un semplice esempio per sottolineare la differenza: Un
operatore che usa un casco rigido o morbido, collegato ad una bombola
alle spalle è in Scuba, collegato con un ombelicale alla superficie è
in Surface, lo stesso se usa un granfacciale, se collegato con la
bombola è in Scuba, con la superficie tramite ombelicale è in Surface.
Un operatore in immersione con l’erogatore è semplicemente “fuori
norma” se l’immersione rientra nei parametri della subacquea
industriale (immersione di attività lavorativa all’interno di un
cantiere subacqueo).
Il contatto con la superficie, nella subacquea industriale, è
obbligatorio e deve essere costante e continuo fra la squadra di
superficie e l’operatore in immersione. Ciò avviene tramite il cavo
ombelicale se è previsto (immersione in Surface), diversamente con una
semplice cima (immersione in Scuba), che collega l’operatore in
immersione con la squadra in superficie. Anche qui, la motivazione è
principalmente la sicurezza; anche se l’immersione avviene in area
portuale ad una profondità di qualche metro, siamo sempre all’interno
di un cantiere dove può capitare un incidente che potrebbe coinvolgere
l’operatore in immersione che può restare svenuto e intrappolato. Ora
dalla superficie non sempre è possibile conoscere la posizione esatta
dove si trova l’operatore in immersione, e in una eventuale ricerca,
anche alcuni minuti per individuarne la posizione, possono risultare
fatali per l’operatore che ha bisogno di un aiuto immediato. Mentre il
collegamento, anche con una semplice cima, permetterebbe allo standby
di intervenire, individuando immediatamente la posizione
dell’infortunato, seguendo semplicemente la cima o l’ombelicale,
offrendo assistenza immediata, che a volte può fare la differenza.
Inoltre la cima può essere usata anche per una elementare
comunicazione con la superficie.
Mi viene in mente l’incidente subacqueo, del 24 febbraio 2012, dove
l’operatore che stava riparando una boa alla profondità di 20 metri,
ha avuto un improvviso malore ed è stato recuperato privo di vita alla
profondità di 50 metri. A voi le riflessioni sull’accaduto.
La stessa IMCA sconsiglia l'uso di SCUBA (e vieta l’uso
dell’erogatore) nel modulo D014 dal titolo “IMCA International Code of
Practice for Offshore Diving”, capitolo 7.3.1., perché presenta dei
limiti intrinseci e non è adeguato, mentre nel modulo IMCA D033 dal
titolo “Limitations in the Use of SCUBA Offshore”, rimanda l’utilizzo
delle pratiche in SCUBA per il solo inshore (AODC065), (anche qui
esclude l’uso dell’erogatore), criticando comunque questa tecnica, per
la limitazione della quantità di aria che il subacqueo può portare con
se, in particolar modo se il diver sta lavorando sodo, respirando
affannosamente. Inoltre il diver incontrerebbe un maggiore impedimento
nei movimenti in ambienti ristretti aumentando la probabilità di
rimanere impigliato; in tal caso la modalità in Surface fornirebbe
aria illimitata finché il problema non si risolve. Anche nel caso di
decompressione con l’ausilio del computer, tarato per le immersioni
ricreative, può a volte non essere affidabile per i più pesanti tipi
di lavoro che si affrontano in questa attività. Al contrario, un
subacqueo che sta utilizzando attrezzature e tecnica di Surface ha un
continuo monitoraggio dalla squadra di superficie, durante lo
svolgimento delle sue attività.
Il supervisore può quindi controllare il tempo che trascorre il diver
ad una determinata profondità e garantire che adeguate procedure di
decompressione vengano eseguite in maniera corretta. IMCA sottolinea
inoltre che la maggiore mobilità vantata da un subacqueo in SCUBA
potrebbe creare situazioni di pericolo nel caso di immersioni in mare
aperto con forti correnti, dove in presenza di una situazione di
emergenza il collegamento con la superficie può risultare
determinante.
Si può facilmente capire che i concetti di base delle due tipologie di
immersioni sono assolutamente diversi, niente di più pericoloso che
voler mischiare i concetti e provare ad addestrare gli operatori a
fare attività della subacquea industriale con tecniche della sportiva,
cosa a cui purtroppo spesso assistiamo con risultati che spesso
parlano di vittime, che in moltissimi casi potevano essere evitate.
Poi assistiamo alle solite reazioni, con la presentazione di qualche
interpellanza in parlamento, ogni volta che un evento luttuoso riempie
le cronache dei giornali, ma sono ben poca cosa e non risolvono un
grave problema che coinvolge vite umane, in incidenti spesso
evitabili, causa anche della legislazione vigente formulata da più di
30 anni.
|
CEDIFOP news n. 70 - Aprile 2012 - articolo 126
Scuba, Surface, Top Up e
legislazione Italiana
(di Manos
Kouvakis)
Negli ultimi decenni abbiamo assistito a
diversi tentativi di proporre una legge specifica nel settore della
subacquea con ben 9 proposte di legge presentate o elaborate nelle
ultime legislature – 3 proposte durante la legislatura attuale - con
diverse proposte di legge presentate e ripresentate nelle varie
legislature, molte hanno cercato di fare delle “ammucchiate” fra le
due tipologie di subacquea, sportiva ricreativa e subacquea
industriale, creando solo più confusione, senza risolvere realmente i
problemi di sicurezza e procedure connesse.
Occorre una legge che recepisca queste differenze e le diverse
esigenze fra le due tipologie di subacquea, cosa che era presente
nella prima proposta legislativa, presentata nel 1997, “Disciplina
delle attività subacquee ed iperbariche professionali”, con il Disegno
di legge 2339 del senatore Battaglia rimodulata e rivista nel più
recente disegno di legge 2369 “Disposizioni concernenti le attività
professionali subacquee e iperbariche”, presentato dall’On. Lo Presti
nel 2009, unici disegni di legge che affrontano i problemi del settore
della subacquea senza mischiare la parte sportiva e la parte
commerciale/industriale, fra le ben otto proposte legislative
presentate dal 1997 ad oggi.
Ma approfondiamo di più il mondo della subacquea industriale,
sezionando ed analizzando un percorso tipo: parliamo delle due
tipologie di immersioni secondo standard e canoni internazionali: le
attività in Basso Fondale e attività in Alto Fondale.
La differenza principale fra le due tipologie è semplicemente il gas
che si respira durante l’immersione, se l’immersione è fatta ad aria
(aria o aria arricchita) allora rientriamo nelle immersioni in Basso
Fondale, mentre se si fa uso di miscele (elio al posto dell’azoto con
percentuali variabili nelle diverse profondità, ma anche di
attrezzature particolari come la campana chiusa ecc.), parleremo di
immersioni in Alto Fondale.
Tutte le immersioni rientrano in queste due tipologie, senza eccezioni
e vie di mezzo, quindi nella subacquea industriale le immersioni o
sono in basso o sono in alto fondale.
La profondità massima per le immersioni in Basso Fondale non può
superare i – 50 metri, oltre tale limite è obbligatorio usare durante
le immersioni le tecniche dell’Alto Fondale. Questa limitazione
assoluta verso il basso potrebbe diventare relativa per immersioni a
profondità inferiori, dove a volte questi limiti possono essere
abbassati, per praticità e maggiore sicurezza, lì dove esiste la
possibilità di utilizzo di attrezzature per alto fondale (esempio: se
facciamo una immersione in saturazione a – 40 metri, avremo
un’immersione di alto fondale ai – 40 metri).
Ma torniamo a parlare delle immersioni standard in basso fondale, cioè
immersioni ad aria a profondità massima di – 50 metri.
Esse vanno divise in 2 categorie: le immersioni ad aria, che avvengono
dalla superficie, cioè il diver si immerge da una superficie (banchina
o imbarcazione), l’ombelicale parte dalla superficie e nel caso di
emergenza lo standby interviene dalla superficie. Queste immersioni,
secondo le definizioni dell’HSE-UK, riguardano sia l’inshore diving
che l’offshore diving (Diving at Work Regulations 1997 List of
Approved Diving Qualifications dated 9 August 2011), e le immersioni
ad aria con l’uso di un “basket” o di una “campana aperta”, con la
particolarità dello standby che si immerge insieme con il diver nel
basket o nella campana aperta, arrivando alla profondità programmata,
dove il diver “esce” per effettuare l’attività prevista, mentre lo
standby rimane in attesa all’interno della campana aperta o del
basket, pronto ad intervenire in caso di necessità. Questo tipo di
immersione è spesso conosciuta con il nome di “TOP UP” (trova
applicazione solo nell’offshore diving, secondo le definizioni dell’HSE-UK).
La prima categoria di immersione può arrivare fino ad un massimo di
-30 metri di profondità, mentre la seconda (TOP UP) va dai -30 ai -50
metri. Ma anche qui con la specifica che se si effettua un’immersione
con l’uso di un basket o di una campana aperta ad una profondità
inferiore possiamo parlare di tecniche di TOP UP usate per profondità
anche inferiore a -30 metri.
Purtroppo qui la confusione regna sovrana in Italia, sia a causa di
una legislazione specifica mancante, sia di tantissime informazioni
errate pubblicate da “soggetti” che dovrebbero essere punto di
riferimento per quanti vogliono conoscere questo mondo.
Spesso leggiamo di corsi di formazione proposti dove, facendo un
paragone, uno prima acquisisce la patente di guida per il camion e
dopo quella per il … motorino (cioè in una elencazione di categorie,
mettono prima lo SCUBA, poi l’altofondale e in seguito il… TOP UP), o
si legge di corsi dove si pubblicizza il rilascio di attestati per
profondità di – 50 metri (!!), con uso di tecniche sportive,
addirittura in alcuni casi addizionano all’attestato per OTS il titolo
di guida subacquea 3 stelle CMAS!!!. Ancora peggio, troviamo corsi per
OTS fatti interamente in aula e senza alcuna immersione durante il
periodo formativo. C’è, inoltre, chi usa questi corsi, per trovare
manovalanza gratuita, usando i malcapitati studenti in cantieri di
lavoro, camuffati da attività in stage e ancora chi pubblicizza di
“brevetti” (e non attestati) OTS o, chi suggerisce come unico rimedio
di rivolgersi all’estero per avere una formazione adeguata,
mortificando ancora di più questo settore in Italia.
Naturalmente tutto a discapito della sicurezza e dei ragazzi che poi
si trovano in mano “carte” non spendibili in ambito lavorativo.
|
CEDIFOP news n. 69 - Marzo 2012 - articolo 125
Incontro IMCA – IDSA
Nel mese di novembre
2011, il Presidente dell’IDSA Leo Lagarde e l’Amministratore Alan
Bax hanno incontrato il direttore esecutivo dell’IMCA Hugh Williams,
per una incontro
informale con scambio di informazioni relative alle attività delle due
associazioni. L'incontro è stato apprezzato da entrambe le parti, che
manterranno i contatti anche in futuro, cosi come hanno fatto in
passato
|
CEDIFOP news n. 69 - Marzo 2012 - articolo 124
Protocollo d’intesa firmato da:
Istituto Tecnico Nautico "Gioeni - Trabia" di Palermo e il CEDIFOP
(di Manos Kouvakis)
Nell’ambito delle
attività extrascolastiche per la diffusione, nelle scuole, della
“cultura” del mare e delle sue professioni, l’istituto Tecnico Nautico
"Gioeni-Trabia" di Palermo e il CEDIFOP hanno firmato un protocollo
d’intesa per per l'organizzazione di iniziative formative legate nel
settore marittimo, sia con finanziamenti pubblici, sia con iniziative
private.
Nel recente passato, protocolli d’intesa similari sono stati stilati
dal CEDIFOP con altri istituti del territorio palermitano, quali
l’Istituto Tecnico Industriale Statale “ITIS A,Volta” di Palermo e
l’Istituto Provinciale Cultura e Lingue “IPCL Ninni Cassarà” di
Palermo (protocollo stilato con la Provincia Regionale di Palermo),
che ha dato il via a diverse iniziative che annualmente coinvolgono un
gran numero di studenti che frequentano questi istituti, nel conoscere
nuovi mestieri e possibilità di sbocchi occupazionali legati al mare.
Il direttore del CEDIFOP Manos Kouvakis considera di particolare
interesse questo protocollo, sia per l’affinità delle attività
formative nel settore marittimo delle due scuole, sia per la
prestigiosa storia dell’Istituto Tecnico Nautico "Gioeni - Trabia" di
Palermo, fondato nel 1789 da Monsignor Gioeni dei duchi d'Angiò, che
consapevole dell'importanza economica dell'isola per la sua centralità
nel Mediterraneo, decise di fondare a Palermo un Seminario nautico
"capace di fornire alla città e alla Sicilia, gente di mare adeguata".
Nel 1887, come tutti gli altri Istituti Nautici del Regno anche il
Nautico di Palermo passò alle dipendenze del Ministero della Pubblica
Istruzione; solo dal 1964 l'Istituto Tecnico Nautico occupa la sede di
Piazza Santo Spirito che a tal uso é stata progettata, in corso
Vittorio Emanuele, in un contesto storico marittimo di tutto rispetto.
Le prime “attività” in comune inizieranno da quest’anno scolastico,
con la visita di alcune classi dell’Istituto Nautico per assistere
alla gestione di un cantiere di lavori subacquei, gestito dagli
allievi del CEDIFOP, secondo i dettami dell’ordinanza n.50/2011 della
Capitaneria di Porto di Palermo e le indicazioni del documento HSE/SIC
“Requisiti HSE per i subappaltatori di lavori subacquei” dell’ENI spa,
per le immersioni dalla superficie in surface.
Questa prima iniziativa, di “presentazione” avrà luogo nel mese di
aprile 2012. Sono in fase di programmazione iniziative per gli anni
successivi.
|
CEDIFOP news n. 69 - Marzo 2012 - articolo 123
Iniziato il nuovo corso per OTS a
CEDIFOP
(di Manos Kouvakis)
Iniziato il 16 febbraio
il primo corso per OTS del Cedifop nel 2012. Come sempre partecipano
20 allievi che arrivano da tutte le regioni d’Italia, e in
particolare: Abruzzo (Atri), Calabria (Taurianova), Friuli-Venezia
Giulia (Trieste), Lombardia (Monza e Varese), Puglia (Bisceglie,
Monopoli, Taranto), Sardegna (Perdasdefogu), e naturalmente dalla
Sicilia (Avola, Caltagirone, Giarre, Lipari, Messina, Palermo,
Siracusa e Ustica). Da sottolineare, che la Riserva Marina di Ustica,
in collaborazione con il Comune di Ustica, ha finanziato la
partecipazione di 2 allievi, ai corsi OTS del Cedifop del 2012, fatto
che sottolinea l’importanza data a questo percorso formativo.
A fine corso, i 20 allievi, in base alla legislazione Italiana,
portano iscriversi presso il Registro Sommozzatori del Ministero dei
Trasporti, presso una Capitaneria di Porto sul territorio nazionale
per ottenere il “Libretto di Ricognizione”, per le attività lavorative
all’interno delle aree portuali in Italia. A livello internazionale il
percorso formativo è riconosciuto dall’HSE-UK, sia per l’inshore sia
per l’offshore diving, con la qualifica di "Scuba e Surface", e
rappresenta credito formativo, per proseguire l’addestramento con
corsi di maggiore specializzazione fino alla qualifica di "Surface Top
Up", che vede Cedifop come unica scuola che li effettua in Italia
rientrando fra le 15 scuole nel mondo che possono rilasciare questa
tipologia di certificazione, secondo la didattica IDSA
|
CEDIFOP news n. 68 - Febbraio 2012 - articolo 122
CEDIFOP, 20 anni di attività nel
settore della formazione
(di Manos Kouvakis)
Nata nel 1992, come
ASSOCIAZIONE no-profit, CEDIFOP svolge prevalentemente attività di
formazione nel settore subacqueo. CEDIFOP è un ente di Formazione
accreditato dalla Regione Siciliana per la gestione di corsi di
formazione anche nel settore subacqueo, con certificato di qualità ISO
9001/UNI EN ISO 9001 2008 n. IT07/1477, per la progettazione ed
erogazione di corsi di formazione professionale.
La sua sede operativa all’interno del Porto di Palermo, al Molo
Sammuzzo, sottolinea l’importanza che CEDIFOP da alla formazione nel
settore subacqueo.
Dal 1993 ad oggi, CEDIFOP ha realizzato diversi corsi, sia con
finanziamenti pubblici F.S.E. (Fondo Sociale Europeo) per Operatori
Tecnici Subacquei, ricadenti nell’area della subacquea industriale,
sia per Guide Turistiche Subacquee, ricadenti nell’area della
subacquea sportiva ricreativa, sia con finanziamenti privati (corsi
liberi) cioè corsi con riconoscimento pubblico ma a pagamento, questi
ultimi limitatamente al settore della subacquea industriale.
Altri corsi programmati dal CEDIFOP, di tipo POF, PON, POR, sono stati
realizzati o sono in fase di attivazione, con partner pubblici quali
l’Istituto Provinciale di Cultura e Lingue “Ninni Cassarà” e l’
Istituto Tecnico Industriale Statale “A. Volta” di Palermo, in
collaborazione con la Lega Navale di Favignana, un altro corso tecnico
per i dipendenti della GESAP (società per la gestione di servizi
aeroportuali) di Palermo, per la specializzazione dei loro dipendenti
nella saldatura a TIG ed altri.
CEDIFOP è FULL Member DIVER TRAINING I.D.S.A. (International Diving
Schools Association), ciò significa che è stato autorizzato al
rilascio di certificazioni IDSA (brevetti nel settore della subacquea
industriale). E' una delle 15 scuole esistenti a livello mondiale,
unica scuola riconosciuta dall'IDSA in Italia, che applica questa
didattica (http://www.idsaworldwide.org/html/members.html). Le atre
scuole accreditate sono in Asia (2), Africa (1), Europa (10) ed U.S.A
(2).
La didattica IDSA, stabilisce la tipologia delle attrezzature da
utilizzare, la tipologia delle esercitazioni da realizzare e i tempi
di permanenza sul fondo nei vari livelli di addestramento (SCUBA,
SCUBA and SURFACE SUPPLIED, SURFACE SUPPLIED-TOP UP e CLOSED BELL).
IDSA, nell'ultima "TABLE of EQUIVALENCE" nella "List of Schools
teaching the IDSA Standards together with their National equivalent",
riporta CEDIFOP, come unico referente per l'Italia, insieme ad
Australia, Belgio, Canada, Danimarca, Finlandia, Francia, India,
Italia, Marocco, Norvegia, Nuova Zelanda, Olanda, South Africa,
Svezia, UK e USA, che effettua corsi nel settore della subacquea
industriale con l'applicazione degli standard di: ADCI Consensus
Standards (References) – 5th Edition, IDSA Diver Training Standards -
Revision 4 October 2009, HSE List of approved qualifications - April
1999, e IMCA International Code of Practice for Offshore Diving - Rev
1 October 2007.
Questi riconoscimenti hanno favorito la programmazione di una serie di
corsi per il completamento del percorso formativo del Commercial Diver
per il basso fondale, a partire dal corso per OTS, fino ad arrivare
alla qualifica di SURFACE SUPPLIED-TOP UP.
Gli attestati di qualifica professionale, di base, per “Operatore
Tecnico Subacqueo Specializzato”, rilasciati dal CEDIFOP, sono
riconosciuti da H.S.E. (Health and Safety Executive) ed inseriti nella
loro "Diving at Work Regulations 1997 - List of Approved Diving
Qualifications" (ultimo aggiornamento del 9 August 2011), nella
schedula 1: OFFSHORE DIVING e schedula 2: INLAND INSHORE DIVING per
SCUBA and SURFACE SUPPLIED (cioè sia per i lavori nei porti o acque
interne o per lavori su piattaforma con la limitazione di immersioni
dalla superficie, cioè fino ad un massimo di -30 metri), in accordo
con le disposizioni della normativa UNI 11366 "Sicurezza e tutela
della salute nelle attività subacquee ed iperbariche professionali al
servizio dell'industria - Procedure operative" e secondo le
indicazioni della ENI spa, nella lettera HSE/SIC Prot. 16 del
21/05/2008, dal titolo “Requisiti HSE per i subappaltatori di lavori
subacquei”, attualmente in vigore in Italia.
CEDIFOP, dal 2011, è un centro di formazione IMCA Approved Training
Provider (IMCA Reference IDM/01 - Certificate number 024), cioè
riconosciuto dall'IMCA (http://www.imca-int.com/divisions/diving/profile/personnel/training/courses-medic.html)
per la realizzazione di corsi per DIVER MEDIC, che è uno dei 4 corsi
che IMCA realizza (http://www.imca-int.com/documents/factsheets/IMCA-Logo.pdf),
unico accessibile per chi ha solo la semplice qualifica di OTS.
Inoltre CEDIFOP, nella qualità di socio UNI, è inserito, attraverso il
suo direttore Manos Kouvakis, nella commissione UNI per la sicurezza,
che si occupa anche degli aggiornamenti della norma UNI 11366.
CEDIFOP, è anche un centro IRRA - RESORT, dal 2004, riconosciuto dalla
Professional Association of Diving Instructors (PADI) per il rilascio
di certificazioni (brevetti) nel settore della subacquea
sportivo/ricreativa e socio sostenitore dell’ HDS Italia (The
Historical Diving Society) dal 2008.
Diversi sono i protocolli d’intesa e le convenzioni con enti pubblici
o privati, sottoscritti dal CEDIFOP, fra questi si citano quello con
la Provincia Regionale di Palermo, con il Comune di Balestrate, con
l’Istituto Provinciale Cultura e Lingue “Ninni Cassarà” di Palermo,
con l'Istituto Tecnico Industriale Statale "Alessandro Volta" di
Palermo di Palermo, con l'Istituto Tecnico Nautico "Gioeni Trabia" di
Palermo, con la Lega Navale Italiana - sezione di Favignana (TP), e
aziende e/o associazioni quali la piscina Hydra Sport di Villabate
(PA), l’A.L.P.E. Sub s.r.l. di Palermo, i Cral dell’AMIA e delle
Ferrovie dello Stato, ecc. per la realizzazione ottimale dei corsi di
qualifica professionale gestiti e la divulgazione della cultura del
mare, realizzando anche diversi convegni e partecipando a
manifestazioni e meeting nazionali ed internazionali in questo
settore.
Le attività del CEDIFOP, sono spesso tema di articoli pubblicati su
giornali e riviste specialistiche del settore sia a tiratura locale,
regionale, nazionale, ma anche a tiratura internazionale, con più di
200 articoli pubblicati negli ultimi 5 anni
(http://www.cedifop.it/corsi-2005/stampacdf.htm) di cui ben 42 nel
2011 e 15 nel 2012.
|
CEDIFOP news n. 68 - Febbraio 2012 - articolo 121
CEDIFOP: Completato il terzo corso
IMCA per DIVER MEDIC
(di Manos Kouvakis)
Svolti il 27 e il 28
gennaio 2012, gli esami del 3° corso IMCA per Diver Medic organizzato
dal CEDIFOP a Palermo. Hanno partecipato otto allievi, già OTS
(Operatori Tecnici Subacquei), cosi come prevede IMCA.
La certificazione di questo corso permette ai componenti di una
squadra di lavoro di OTS qualificati, di poter gestire eventualità di
soccorso complesse nei lavori offshore dove è previsto che ci sia fra
i partecipanti chi ha le competenze di Diver Medic.
Il conseguimento del brevetto IMCA per Diver Medic, inoltre,
rappresenta una qualifica necessaria per il raggiungimento del livello
"Top Up".
Il corso è stato sviluppato seguendo le direttive previste da IMCA
(International Marine Contractors Association), che raggruppa oltre
700 aziende di 50 stati.
Sul piano didattico sono state effettuate esercitazioni con test di
verifica giornalieri (questionari a risposta multipla), in modo da
monitorare l’apprendimento degli allievi su quanto appreso il giorno
precedente.
Le lezioni sono state svolte dal docente del Cedifop Marcello
Vinciguerra e dal medico anestesista Dott. Massimiliano Casagrande. La
commissione di esami era composta dal docente del Cedifop Costantino
Francesco e dalla Dott.ssa Laura Vernotico, Specialista in Medicina
dello Sport e Medicina del Nuoto e delle Attività Subacquee.
Ecco alcuni degli argomenti trattati durante gli esami finali del
corso: incidente da decompressione neurologico – incidente in campana
con fuoriuscita di gas – trauma cervicale a seguito di caduta da 7
metri di altezza – pallonata da 30 metri di profondità (incidente da
decompressione, Embolia gassosa arteriosa,) con arresto
cardiocircolatorio – procedure di emergenza per diver svenuto in acqua
e conseguente ipotermia – caduta da 5 metri con frattura di gamba e
sospetto trauma vertebrale – ustione al volto da agente chimico con
interessamento degli occhi – amputazione di dito durante immersione e
comunicazione con il C.I.R.M.
Il prossimo corso per Diver Medic / IMCA del CEDIFOP è previsto dal 24
maggio al 2 giugno 2012
|
CEDIFOP news n. 67 - Gennaio 2012 - articolo 120
Collaborazione Italia/Norvegia per
la riuscita del primo corso Italiano
per il TOP UP secondo gli standard della didattica IDSA
(di Manos Kouvakis)
Con gli esami del
01/12/2011, svolti a Palermo, si è concluso il primo corso pilota per
il TOP UP, che ha visto la collaborazione delle due scuole full member
IDSA, che hanno permesso non solo di completare un percorso secondo
rigidi standard previsti dalla didattica IDSA, ma anche di superare,
per la prima volta in Italia, uno stallo che da anni impediva a
strutture italiane di raggiungere tali livelli.
Un percorso, abbastanza complesso, partito grazie alla autorizzazione
dell'Assessorato Regionale dell’Istruzione e della Formazione
Professionale Siciliano, che ha autorizzato lo svolgimento di questo
corso pilota, riconoscendo la validità della didattica IDSA,
monitorando le attività svolte con i suoi uffici di controllo,
ispettorato del lavoro e ufficio provinciale del lavoro, come garanzia
di un corso che ha visto gli allievi del CEDIFOP, e per la prima volta
in Italia, completare questo percorso.
Gli allievi del CEDIFOP, che avevano precedentemente seguito corsi per
OTS, portando a completamento i tempi previsti dalla didattica IDSA
per SCUBA e SSDE, cioè le immersioni dalla superficie, hanno
completato il modulo 3 della didattica IDSA con una serie di
immersioni fra i -30 e -50 metri, in collaborazione con ALPE SUB srl,
principalmente al campo boe ENI ed ESSO di Palermo, con una serie di
specifiche esercitazioni, basate sull'utilizzo delle tabelle US NAVY
6. Gli allievi si sono soffermati più volte nell'intervento dello
stand by dal basket a profondità prossime ai -50 metri, e sulle
procedure di emergenza in caso di assenza di comunicazioni e in caso
di subacqueo inconscio sul fondo.
Successivamente gli allievi, accompagnati da un docente del CEDIFOP,
si sono trasferiti presso la scuola (IDSA) NYD di OSLO, per il
completamento del percorso formativo, secondo gli accordi fra le due
scuole, integrando con una serie di esercitazioni specifiche le
attività svolte a Palermo, secondo la didattica IDSA, del tipo: uso
della campana aperta (open bell), uso della muta ad acqua calda (hot
water suit), esercitazioni del tipo "salto in camera" (dive surface
decompression), immersioni SSDE con temperature intorno ai 0° C e
infine introduzione al corso di saturazione (altofondale) con
trasferimento dalla campana chiusa (closed bell) alla TUP (Transfer
Under Pressure). Questo stage, voluto fortemente dal CEDIFOP, oltre ad
arricchire la formazione degli allievi con un percorso integrativo
svolto presso una delle migliore scuole attualmente esistenti in
Europa, ha tracciato le linee guida per un corso con validità
internazionale per le immersioni in offshore fino ai -50 metri,
secondo standard internazionali vigenti.
A fine stage, gli allievi del CEDIFOP, hanno ottenuto una
certificazione individuale ed integrativa dalla NYD con specifiche
delle attività svolte, che sarà integrata al certificato di qualifica
professionale rilasciato dalla Regione Siciliana e alla Card dell’IDSA
per il level 3, dove sono state riportate congiuntamente le 2 scuole
frequentate, CEDIFOP (Palermo/Italia) e NYD (Oslo/Norvegia).
L’obbiettivo principale che si è posto CEDIFOP, con lo svolgimento di
questo corso in Italia, è quello di indicare una strada che valorizzi
i percorsi fatti in Italia, a livello internazionale, visto che una
specifica legislazione a livello nazionale, è ferma al lontano 1982,
motivo che ha provocato, in varie regioni Italiane, anche per la
mancanza di uno specifico controllo regionale, la proliferazione di
corsi e titoli assolutamente insufficienti per quello che attualmente
è considerato normale in altri stati europei e non, a cui la Regione
Siciliana ha contribuito in maniera determinante facendosi garante
della correttezza formativa in questo percorso formativo.
Non va comunque dimenticato, che anche se in Italia manca una
legislazione specifica, l’esigenza forte di colmare questo vuoto, la
possiamo vedere in una serie di ordinanze emanate da diverse
capitaneria di porto, che sempre più numerose, prendono le distanze da
immersioni sportive, camuffate da immersioni di subacquea industriale,
bandendo l’uso dell’erogatore, dell’immersione in coppia e tecniche
della subacquea sportiva, lontane dai principi della subacquea
industriale. Anche la normativa UNI 11366, pubblicata nel 2010 ha
timidamente cominciato a introdurre questi principi. Nel parlamento
Italiano, tre proposte legislative presentate, pressano sull’esigenza
di una suluzione legislativa di questo problema, che negli ultimi anni
ha provocato diversi morti in Italia, fino a indurre il parlamentare
Onorevole Aldo Di Biagio a seguito dell’ennesimo incidente
verificatosi in un cantiere subacqueo, durante il suo intervento in
aula, alla Camera dei Deputati, sull’ordine dei lavori del 28 Aprile
2011, a sottolineare la gravità dell’attuale situazione in Italia, con
il seguente passaggio del discorso: “Mi assumo ogni responsabilità
nell’affermare con certezza e risolutezza che la promulgazione e
conseguente applicazione di queste disposizioni avrebbe potuto salvare
la vita a questo giovane. Si continua a parlare di sicurezza sul
lavoro, come di un diritto cogente ed inviolabile di ogni cittadino.
Ma le norme a tutela di essa restano spesso inapplicate o addirittura
inesistenti per motivi puramente burocratici. Il mio è un invito alla
riflessione, alla responsabilità e alla sensibilità di ognuno di noi e
del Governo affinché si proceda rapidamente alla conclusione di questo
iter e si dia finalmente giustizia ai tanti – troppi – morti per
l’incuria del nostro ordinamento.” (http://nuovo.camera.it/412?idSeduta=469&resoconto=stenografico&tit=00080&fase=)
Importantissimo diventa a questo punto sottolineare che ENI spa, nella
sua lettera HSE/SIC Prot. 16 del 21/05/2008, attualmente in vigore in
Italia, dal titolo “Requisiti HSE per i subappaltatori di lavori
subacquei”, nelle pagine 9 e 10, descrive esattamente l’obbligatorietà
di applicare questa tipologia di norme, nelle immersioni che prevedono
lavori offshore fino ai -30 metri, con intervento dalla superficie, e
l’obbligatorietà del TOP UP (uso della campana aperta o del basket)
per tutte le attività in basso fondale dai -30 ai -50 metri, mentre
per le immersioni oltre i -50m prevede l'utilizzo dei sistemi di
saturazione per l'alto fondale, sotto forma di un "sistema integrato
per immersioni profonde", adeguatamente certificato e sottoposto a
manutenzione, conformemente a quanto richiesto dalle Società di
Classificazione competenti in PVHO.
|
|