“Sommerso” per antonomasia, il lavoro degli
operatori subacquei lo è forse anche per quel che riguarda la
regolarità.
Manos Kouvakis, Direttore del Centro, ha introdotto i lavori
parlando del vuoto legislativo che contraddistingue il
settore, sottolineando la singolare circostanza che non una
delle varie proposte di legge presentate negli ultimi anni è
stata mai varata dal Parlamento. Anche se sembra che ora
voglia farsene carico l’on. Nino Lo Presti il quale, come
autorevole esponente della Commissione Lavoro della Camera e
della Commissione di controllo degli Enti previdenziali,
ricopre ruoli significativi per fare chiarezza e riempire il
vuoto legislativo su questa tipologia di lavoro, due volte
sommerso.
Già il particolare ambiente di lavoro, caratterizzato da ben
maggiori rischi che corrono gli operatori, ha visto l’IPSEMA
confermare l’obbligo del datore di lavoro di versare un premio
aggiuntivo. Ma, se si approfondisce il problema, si scoprono
subito alcune non commendevoli particolarità. Infatti a
tutelare il lavoro dei subacquei dipendenti non c’è,
misteriosamente, solo l’Istituto di Previdenza del Settore
Marittimo che, appunto, si occupa di “gente di mare” ma anche
l’INAIL. Che con il mare, francamente, non ha molto a che
fare. Tanto che logica e buon senso vorrebbero che tutto il
lavoro subacqueo facesse capo esclusivamente all’IPSEMA, per
la sua specificità e la sua specializzazione.
E non solo perché guardando ai subacquei (ivi comprendendo,
come è ovvio, palombari e sommozzatori), l’INAIL assicura
appena poche centinaia di lavoratori, mentre l’IPSEMA appena
poche decine. Con un numero di infortuni che per l’INAIL è
stato nel 2005 di 28 casi e per l’IPSEMA, nello stesso anno,
solo di uno, e purtroppo mortale per asfissia meccanica. Dati
che fanno ipotizzare la esistenza di lavoro sommerso.
Un grande equivoco poi si rileva dalle denunce che, per l’IPSEMA
sono relative ai marittimi-sommozzatori imbarcati
prevalentemente sul naviglio ausiliario, ma anche sui
rimorchiatori e sulle navi da pesca costiera. Appena tre
questi ultimi, quasi a far concludere, per esempio, che i
pescatori addetti alla pesca del corallo sarebbero insolo
altrettanti. Il che è semplicemente ridicolo. E preoccupante.
Ci
potrebbero essere dunque lavoratori sommersi, nascosti nelle
pieghe del lavoro autonomo e cooperativistico o assolutamente
non denunciati. Al di là di quanti, dipendenti dello Stato,
svolgono attività subacquee (nelle Capitanerie di Porto, nella
Guardia di Finanza, nei Carabinieri). Ma gli infortuni nei
quali essi sono incorsi non godono della minima prospettiva di
un’opera istituzionale di prevenzione, nonostante i maggiori
pericoli che affrontano: in questa casistica di lavoro
pubblico, infatti, lo Stato si affida alla “gestione per
conto” effettuata dall’INAIL che lo sostituisce, salvi
successivi rimborsi, nella erogazione delle prestazioni:
troppo poco, invero per assolvere gli obblighi di garantire
soprattutto la sicurezza del lavoro, con la necessaria opera
di prevenzione.
Al di fuori di queste categorie, ed anche in questo caso solo
per fare un esempio, è legittimo interrogarsi su un settore
nel quale operano certamente i subacquei: quello della
archeologia sommersa, se solo per il progetto Archeomar, e
cioè la prima ricerca organica e fruttuosa di reperti
sommersi, disposta dal Ministero dei Beni Culturali, sono
stati impiegati qualche anno fa cento subacquei.
Oppure -sempre ad iniziativa dello stesso Dicastero e su
sollecitazione dell’IPSEMA- si è dato il via alla ricerca
subacquea, nella rada di Napoli, dei relitti della flotta
borbonica che l’Ammiraglio Nelson dispose, non
responsabilmente, nel 1799 che fosse incendiata ed affondata.
Anche se in questo caso si è fatto ricorso allo STAS (Servizio
Tecnico per l’Archeologia Subacquea) guidato dal Dottor
Claudio Moccheggiani Carpano, un grande esperto della pubblica
amministrazione in materia e che ha dovuto però ricorrere
all’intervento dei Carabinieri subacquei: le Direzioni e le
Soprintendenze del Ministero non dispongono in organico, e
sarebbe ora che ne avessero, di archeologi subacquei: e da qui
l’iniziativa legislativa parlamentare dell’on. Calasio che ha
opportunamente proposto che il Ministero possa dotarsene.
Del resto l’archeologia subacquea costituisce una eccezionale
risorsa identitaria del nostro patrimonio marino, capace di
sviluppare economia ed occupazione attraverso iniziative
turistiche culturali. Si pensi ad esempio, alla iniziativa del
Ministro per i Beni Culturali, on. Francesco Rutelli, di
effettuare scavi archeologici subacquei a Miseno, nel comune
di Bacoli, dove avevano sede sia la grande flotta imperiale
romana che i cantieri.
Lavori che sarebbe bene si comprendesse chi sia destinato ad
eseguirli e dai quali il territorio, unico per ambiente,
reperti, storia e cultura dei Campi Flegrei, nei quali va già
ricompreso il parco archeologico sottomarino di Baia, potrebbe
arricchirsi con la scoperta degli affascinanti relitti di
antichissime triremi.
Da questo Convegno - al quale hanno dato rilevanti contributi
di idee i presidenti di Enti ed Associazioni nazionali ed
internazionali del settore - potrebbero ora derivare tutti gli
elementi utili per definire i contenuti di un proposta
normativa in grado di ridurre, se non di eliminare, il lavoro
irregolare che si è sinora alimentato del vuoto legislativo.
Risolvendo positivamente il paradosso riguardante lo “status”
del lavoratore subacqueo che è sì iscritto allo speciale
registro tenuto dalle Capitanerie ma non sembra essere
considerato, a tutti gli effetti, un marinaio. Come se la sua
attività non costituisse un aspetto specifico di quello più
generale del lavoro marittimo e non fosse il mare, per le
particolari condizioni ambientali e delle prestazioni
lavorative che vi svolgono i subacquei, a dettare le sue
severe leggi a chi dunque vi opera.
Con l’obbligo per lo Stato di tenerne ben conto. In termini di
prevenzione dei maggiori rischi corsi e di prestazioni
adeguate alla necessaria tutela degli eventi qualora,
malauguratamente, dovessero verificarsi.
Antonio Parlato (*)
(*) Presidente dell’IPSEMA
Istituto di Previdenza Settore Marittimo |