Grazie Sig. Presidente,
e grazie per l’invito che onora
la Confederazione.
E’ anche una occasione per
rendere omaggio agli amici di una generazione ormai scomparsa
perché a loro dobbiamo molto.
La subacquea deve molto.
Parlare di Confederazione vuol
dire parlare della fine degli anni ’50.
In quegli anni nascevano gli
autorespiratori autonomi che lasciavano intravedere soluzioni
e sviluppi diversi per la conquista del fondo del mare.
E’ in quel contesto che comincia
la storia della Confederazione.
L’ 11 Gennaio 1959 a Monaco
nasceva la Confederazione Mondiale delle Attività Subacquee
C.M.A.S..
Ne furono membri fondatori le
Federazioni di 15 Paesi.
Belgio,Brasile,Francia,Germania,Gran Bretagna, Grecia, Italia,
Malta, Monaco, Olanda, Portogallo, Spagna, Svizzera, USA,
Yugoslavia.
In quel giorno cominciò una
straordinaria avventura.
Troppo grande e troppo intesa
per essere raccontata brevemente, perché quegli uomini cui ho
fatto prima riferimento, facendo confluire le loro esperienze
personali in quel grande contenitore culturale che fu allora
la Confederazione gettarono le basi per realizzare
L’INSEGNAMENTO.
Il fermento era grande in tutti
i Paesi.
In Italia, ad esempio, con il
binomio Ferraro-Marcante cominciò, nella scuola di Nervi, il
cammino della formazione dei “Subacquei”.
Subacquei “Tout Court”
naturalmente senza una precisa separazione fra attività
sportiva e professionale.
Una separazione, questa, che
prenderà consistenza solo molto tempo dopo.
Ma, siccome qualcosa deve essere
ricordato vi leggero come in una bibliografia solo titoli e
date dei verbali del Comitato Tecnico.
Sono argomenti che, oggi,
potrebbero farci sorridere.
Sono, invece, le nostre radici.
1959 – Anno della fondazione –
Tra i progetti di studio vi sono:
1) I primi limiti per la
profondità
-
40 per i lavori
normali e pesanti
-
60 per lavori
leggeri
-
90 per
l’osservazione
2) La necessità di
comunicare con segni visibili.
3) La raccomandazione di
usare il profondimetro, l’orologio e la bussola.
Oggi queste raccomandazioni
sembrano le raccomandazioni della nonna , ma allora erano
mirate a salvaguardare vite umane.
Tra le esigenze primarie è stato
inserito anche lo studio di un programma e di un manuale di
insegnamento.
Già nel 1960 però queste
esigenze si scontrano con la dura realtà dei fatti – perché,
come ricordava il segretario, il Comitato Tecnico funzionava
solo con i fondi personali .
Ad ogni modo si auspica un
contatto con l’industria per suggerire soluzioni tecniche
riguardo la sicurezza.
Nel 1962 Luigi Ferraro
preoccupato che il tecnicismo facesse dimenticare gli elementi
di base, raccomandava di controllare che gli allievi fossero
prima di tutto dei buoni nuotatori.
Nello stesso anno si fa una
prima verifica degli incidenti.
Il numero è preoccupante : 27 in
Francia e 80 negli Stati Uniti.
Nella maggior parte di questi
incidenti il subacqueo era solo, da qui la raccomandazione di
essere sempre in compagnia di altri subacquei.
Emerge anche la necessità di
fissare delle norme internazionali per quella che è stata
chiamata la “categorizazione” dei sommozzatori.
In questo contesto di
classificazione si comincia a parlare dell’utilizzo delle
miscele che, ne erano certi, sarebbero state la base per le
attività future.
Nel 1967 due fatti
caratterizzano i lavori del Comitato Tecnico.
Lo studio dell’equipaggiamento
con la raccomandazione di collaborare con i professionisti e
lo studio di un brevetto internazionale.
Mantenendosi su questa linea
Duilio Marcante chiede, che nella Commissione di Insegnamento
siano inseriti anche uomini che operino fuori dal
Mediterraneo.
Nel 1969 si ritorna al dialogo
con l’industria la cui attenzione veniva sollecitata per
quanto riguarda le valvole e le connessioni erogatori-bombole.
Sulla base delle diverse
esperienze si era ormai arrivati ad una visione globale delle
necessità e si operava come parte importante nello sviluppo
tecnico.
Nella sostanza in quei dieci
anni si stava realizzando quello, che io penso, sia stata la
prima e più grande trasformazione nella formazione degli
sportivi. Come venivano catalogati i subacquei.
Oggi è normale e facile parlare
di tecnici, di allenatori, di scuola dello Sport, anche a
livello universitario ma allora non era così.
Al contrario in tutti quegli
anni vi è stata una costante la mancanza dell’intervento o
anche solo dell’attenzione delle autorità.
Pensate a quanta differenza
dalla affermazione del Presidente del Comitato Tecnico Oscar
Gugen: “…la nostra organizzazione ha un futuro così grande
che sarebbe difficile oggi prevedere tutte le future
implicazioni possibili” .
Nonostante questa pesante
assenza noi subacquei abbiamo creato una metodologia di
insegnamento che prevedeva per tutti l’obbligo della
conoscenza di alcune regole scientifiche – la fisica per
esempio ma non solamente. Abbiamo introdotto anche il concetto
di Standards Minimi che soddisfaceva le esigenze di Paesi
molto differenti tra loro. Abbiamo fatto tutto quello che
potevamo per coinvolgere ed informare.
In qualche maniera abbiamo
introdotto la cultura.
Questa è stata la grande
innovazione.
E la pedagogia che avevamo
inventata è stata messa al servizio di tutti – di tutto il
mondo.
Io penso che questo è un
passaggio estremamente importante nella nostra storia di
subacquei.
E’ il fatto nuovo. Andavamo
contro tendenza.
Alle istituzioni abbiamo dato.
Era, è stato un modo di fare e
di sentire che ci ha sempre accompagnato.
Come quando il 12 ottobre 1964 a
Genova abbiamo simbolicamente preso possesso del fondo del
mare in nome di tutta l’umanità con il patrocinio delle
Nazioni Unite.
Un gesto di grande lungimiranza
il cui significato si è accresciuto nel tempo.
E’ stato un comportamento che
abbiamo dignitosamente osservato anche quando ci è stato
chiesto di fare un passo indietro in occasione di una
importante Pubblicazione.
Edita (On
Behalf of the World Underwater Federation “(C.M.A.S.)” e quasi
come una beffa “Sponsored by CMAS:
Nella sostanza abbiamo pagato
noi.
La pubblicazione era Scientific
Diving – a General Code of Practice.
Nonostante queste difficoltà non
abbiamo mai rallentato il nostro impegno per sviluppare
attività e sicurezza.
Sappiamo guardare al futuro, a
nuove posizioni nelle quali investire nuove esperienze.
Vorremmo essere con voi per
esplorare nuove posizioni.
Saremo comunque certamente con
voi in questo impegno legislativo.
Come vi ho detto anche noi
abbiamo sperato in una maggiore attenzione da parte del
legislatore nei confronti di questa materia.
Purtroppo così non è stato,
Almeno in Italia.
Relegandoci di fatto a posizioni
di secondo piano con tutti i risultati negativi in termini di
immagine, ed anche di posizionamento economico.
E’ uno strano Paese il nostro
dove il NON FARE è assurto a sistema.
E’ un Paese che reclamizza,
enfatizza la costituzione di commissioni, di tavoli di lavoro,
di incontri programmatici che, però, hanno in comune una
strana alchimia aritmetica:
Ad ogni incontro ci si trova
sempre al punto di partenza.
E’ sempre la prima volta.
Oltre non si va lasciando poi
spazi ad entità che non possono – o possono poco, incidere a
livello internazionale.
Ormai una proposta legislativa
– è una esigenza.
Con la sua mancanza abbiamo già
pagato un prezzo elevato ed ora corriamo il rischio di una
emarginazione definitiva.
Mi auguro, auguro a tutti noi,
di riuscire.
Dobbiamo riuscire perché il
nostro Paese è certamente tra quelli che più hanno dato in
termini di entusiasmo capacità e cultura.
Io penso che sia giunto il
momento di riprenderci il NOSTRO PRESTIGIO.
Grazie e tanti tanti auguri.
La C.M.A.S. è con voi
Achille Ferrero
(Presidente C.M.A.S.) |