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Correnti oceaniche Poiché l’acqua dei mari equatoriali riceve più calore di quelle polari, si forma un movimento convettivo che va dalle acque più calde verso quelle meno calde. Tale movimento si aggiunge a quello, anche più intenso, dei venti costanti, generando un complesso e potente movimento circolare delle acque. Le correnti dell’emisfero settentrionale si muovono in senso orario, e quelle dell’emisfero meridionale in senso antiorario, sia per l’influenza dei venti dominanti che della rotazione della Terra (forza di Coriolis). Le correnti oceaniche sono fondamentali perché con il trasferimento del calore determinano il clima della Terra. La calda corrente del Golfo, che ha origine nel golfo del Messico, attraversa tutto l'oceano Atlantico in direzione nord-est e giunge fino al Nord Europeo mitigandone il clima .
Ricordare che in alcuni casi la corrente può raggiungere la velocità di alcuni nodi, rendendo impossibile risalirne il corso anche al più veloce nuotatore o subacqueo, ma anche la velocità di un nodo (1,82 km/h) rende estremamente difficoltoso contrastare la corrente.
Le correnti oceaniche dell'estremità dell’emisfero australe, circolando in senso antiorario tra gli oceani Atlantico, Pacifico e Indiano, si mescolano generando una corrente fredda che circola in senso orario intorno all'Antartide e che viene denominata corrente circumpolare antartica.
La temperatura del mare e il termoclino Le acque oceaniche dell'emisfero boreale hanno una temperatura media di poco superiore a 19°, mentre quelle australi superano di poco i 16°. La temperatura dell'acqua marina diminuisce di circa 0,3 °C per ogni grado di latitudine : di conseguenza, è in media di 27 °C presso l'equatore (lat. = 0°) e di – 2 °C presso i poli (lat.= 90°). Ciò per il diverso riscaldamento del mare da parte dei raggi solari Anche con la profondità si ha una progressiva diminuzione di temperatura, fino a raggiungere valori compresi tra 1 e 3 °C oltre i 4000 metri. Questa progressione tuttavia non è costante, ma dipende dalla profondità alla quale si trova il cosiddetto termoclino. Questo è un sottile strato d’acqua che, come un mantello, divide la massa d’acqua soprastante (più calda), da quella sottostante (più fredda). La differenza di temperatura tra l’acqua sopra il termoclino e quella di sotto è notevole (fino a 10°C circa). Scendendo, la temperatura si abbassa ancora, ma costantemente, fino al minimo di 1°C. Questo fenomeno si riscontra a varie profondità a seconda della latitudine : pochi metri all’ equatore, da 100 a 1000 metri per le basse e medie latitudini, non si riscontra oltre il 50°N e oltre il 50°S, zone ove già l’acqua si trova costantemente alla minima temperatura. La circolazione per convezione avviene esclusivamente negli strati superiori al termoclino, non c’è alcuno scambio fra i due strati, come se fossero divisi da un contenitore trasparente. Le cause del fenomeno sono ancora oggetto di studio.
PARTE III : IDROBIOLOGIA L’enorme quantità di specie vegetali ed animali viventi negli oceani rende impossibile anche la semplice elencazione del loro nome : esistono oltre 60.000 specie di molluschi, 26.000 di crostacei, 22.000 di pesci, 20.000 di protozoi, 10.000 di celenterati, 5.000 di poriferi e, fra le piante 8.000 diatomee, 7.000 alghe verdi, 4.000 alghe rosse e 1.500 brune. L’idrobiologia o biologia marina, nata con l’oceanografia, è diventata una branca specialistica autonoma e va dividendosi sempre più in sub-specializzazioni. Ci limiteremo, pertanto, in questo testo, a fornire delle semplici schede su alcuni organismi vegetali ed animali fra i più comuni.
Posidonia
E’ endemica del mar Mediterraneo. Vive sui sedimenti sabbiosi, la posidonia può formare praterie, o posidonieti, molto dense (oltre 700 piante per metro quadrato) fino a circa 40 m di profondità. Presenta caratteristiche morfologiche simili alle piante terrestri, avendo vere e proprie radici, un fusto rizomatoso, foglie nastriformi che, raggruppate in ciuffi di 6-7, possono raggiungere anche un metro di lunghezza, nonché fiori (in autunno) e frutti galleggianti (in primavera), volgarmente chiamati “olive di mare” . Per il ruolo ecologico che svolge nel mantenimento dell’equilibrio della fascia costiera mediterranea, la Posidonia è una specie protetta dall’Unione Europea. Tuttavia, essendo particolarmente sensibile all’abbassamento della salinità, è particolarmente minacciata da diverse attività umane, quali la costruzione di porti, la discarica di sostanze varie lungo la costa e la pesca a strascico, spesso illegale. Avrete certamente notato le foglie accumulate dal moto ondoso lungo il litorale, dove possono costituire banchi spessi anche alcuni metri. Le fibre delle foglie, sbriciolate e compattate dal mare, possono dare origine a formazioni tondeggianti di consistenza fibrosa, dette egagropili o, comunemente, "palle di mare", facilmente visibili sui litorali. L’elevata produzione di ossigeno (20 l/g/m2) fa sì che la prateria costituisca un ambiente di grande interesse trofico per molte specie. In realtà sono pochi gli animali che si cibano delle foglie, come la salpa (Sarpa salpa) e il riccio (Paracentrotus lividus); le foglie, infatti, contengono composti chimici che ne scoraggiano il consumo, e un alto contenuto di cellulosa che non ne favorisce la digeribilità. Abbondante è invece la fauna che attinge nel posidonieto dove trova una notevole ricchezza di prede: molluschi, crostacei, ecc. annidati fra le foglie e i rizomi.
Le alghe Particolarmente ricco e differenziato è anche il mondo delle alghe, organismi mono o pluricellulari autotrofi, formati da cellule non differenziate in diversi organi, capaci di compiere la fotosintesi e caratterizzati da un'organizzazione strutturale molto primitiva. Le alghe unicellulari sono diffuse nei mari e nelle acque dolci, e costituiscono una componente importante del plancton e il primo anello delle catene alimentari acquatiche. Le alghe pluricellulari sono diffuse in tutti i mari e i corpi d’acqua dolce, nella maggior parte dei casi ancorate a un substrato; crescono nelle zone dalla superficie fino a profondità superiori a 250 m, a seconda della penetrazione della luce. La branca della biologia dedicata allo studio delle alghe prende il nome di ficologia o algologia. Le alghe pluricellulari si dividono in alghe verdi (Clorofite), alghe rosse (Rodofite) e alghe brune (Neofite). Le alghe verdi sono considerate le alghe più affini alle piante superiori: oltre a essere dotate degli stessi tipi di clorofilla, infatti, immagazzinano le sostanze di riserva nello stesso modo, vale a dire sotto forma di amido, e hanno pareti cellulari di composizione chimica simile. Sulla base di queste e altre somiglianze, è riconosciuta al gruppo una notevole importanza evolutiva: da esso si sarebbero originate, circa 450 milioni di anni fa, le piante terrestri briofite e tracheofite. Alcune presentano pareti impregnate di aragonite (una forma di carbonato di calcio) e hanno un ruolo importante nella formazione delle barriere coralline. Vivono a bassa profondità, fino a 30 metri. Una specie marina molto diffusa lungo le coste sabbiose del Mediterraneo è Ulva lactucae (“lattuga di mare”), dal tallo laminare, che vediamo spesso utilizzata come decorazione della merce nelle pescherie. Le alghe rosse sono caratterizzate da pigmenti fotosintetici accessori rossi (ficoeritrina) e blu, che conferiscono un colore rosso scuro nascondendo il verde della clorofilla. Vivono a profondità tra i 40 e i 60 metri. La maggior parte sono commestibili e rappresentano un alimento importante nella tradizione gastronomica soprattutto dell’Estremo Oriente. L'agar, anch'esso tratto dalle alghe rosse, è una sostanza zuccherina consumata come prelibatezza in Asia e usato in laboratorio come mezzo colturale per i microrganismi. Dalle pareti cellulari delle alghe rosse si estrae anche un altro polisaccaride, la carragenina , con proprietà emulsionanti, stabilizzanti e gelificanti, usata nella produzione dei latticini, nonché nell'industria cosmetica, farmaceutica e tessile. Le alghe brune sono caratterizzate da clorofilla a e c e da pigmenti fotosintetici gialli del gruppo delle xantofille, a cui devono il tipico colore bruno. Si tratta di specie perlopiù marine, diffuse principalmente nelle acque costiere delle regioni fredde del pianeta, fino a una profondità di circa 30 m. Le alghe brune sono note per le grandi dimensioni che possono raggiungere. Esse sono impiegate come fertilizzanti e per l'alimentazione del bestiame. L'acido alginico, estratto da queste alghe, può essere lavorato per ottenere fibre simili alla seta e un materiale plastico insolubile in acqua, impiegato per produrre pellicole, gel, gomme e linoleum; o ancora, può essere impiegato come colloide nei cosmetici, nei prodotti per lucidare la carrozzeria delle automobili e nelle vernici. I derivati organici degli alginati sono usati come gomme alimentari nella produzione di gelati, budini e formaggi lavorati. Alcune grandi alghe brune, ricche di vitamine e minerali, sono anche utilizzate come alimento umano.
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