CEDIFOP news n. 14 - Agosto 2007 - articolo 024
OTS: Sicurezza, Tutela, Professionalità al centro della futura legge.
(di Nini Radicini)
Come rilevato dal convegno promosso e organizzato dal Cedifop lo scorso 14 aprile a Palermo, l'attuale carenza legislativa nella subacquea (sportiva, ricreativa, industriale) ha almeno tre pesanti ripercussioni: sul riconoscimento delle qualifiche professionali; sulla tutela degli operatori; sulla sicurezza nel lavoro. Mentre nei tre settori si registra un costante sviluppo formativo, tecnico e organizzativo, la normativa nazionale è ferma al biennio 1979-81, ovvero al decreto ministeriale che riconosceva la figura di "sommozzatore in servizio locale" (che affiancava quella di "palombaro in servizio locale" istituita nel 1942) e alle successive integrazioni relative alla formazione e alla certificazione (possibilità di iscrizione al registro sommozzatori per tutti i cittadini europei). Sembrava l'inizio di un percorso che in poco tempo avrebbe potuto giungere a una regolamentazione completa delle attività subacquee. Invece lì ci si è fermati perchè i successivi disegni di legge non hanno avuto seguito, qualche volta per motivi di schieramento parlamentare, in altre occasioni per la conclusione della legislatura a iter ancora in corso.
Quello più recente, presentato nel 2006 dall'on. Bellotti, è stato subito criticato dagli addetti ai lavori, poichè subordinerebbe le società e gli operatori a una serie di vincoli di cui non appare chiara l'efficacia in riferimento alle richieste di certificazione di qualità, tutela della salute degli operatori, sicurezza del lavoro. Nel complesso, il disegno appare ideato sull'ipotesi della "legge unica per la tutta la subacquea", prospettiva ormai superata dalle recenti analisi dei massimi dirigenti delle organizzazioni professionali e formative di categoria. Anzi, è proprio la differenza di mansioni e competenze per gli operatori dei tre settori e la complessità (forse l'inutilità) della ricerca di una sintesi che valga per tutti ad essere considerato uno dei principali motivi del finora mancato raggiungimento del traguardo legislativo. E' ormai parere comune che la subacquea professionale, quella sportiva/ricreativa e quella industriale debbano avere singole leggi proprie.
Tra i precedenti disegni qualcuno conteneva invece delle innovazioni, che hanno poi avuto seguito sebbene attraverso altre strade. Per esempio, quello presentato dal senatore Battaglia nel 1997. I punti principali erano: riconoscimento della qualifica di OTS; innalzamento a 45 anni del limite di età per l'iscrizione al registro dei sommozzatori; estensione della territorialità entro cui si può operare. Quasi dieci anni dopo, il secondo punto ha trovato un riscontro importante in una sentenza del Tar del Lazio (poi recepita da tutte le Capitanerie di porto), che ha dato ragione ad un sommozzatore il quale, in possesso dell'attestato di OTS, non aveva potuto iscriversi al registro poichè aveva più di 35 anni. Così, in mancanza di una legge nazionale si procede per sentenze e regolamenti che, fin dove possibile, colmano qualcuna delle lacune. Valga in tal senso l'ordinanza emessa dalla Capitaneria di porto di Ravenna nel 1992, con cui si cercava di stabilire regole sulla sicurezza del lavoro subacqueo, sulla competenza dei supervisori delle immersioni e sull'attrezzatura da utilizzare. Regole - poi fatte proprie anche da altre Capitanerie - che sarebbero da inserire nella futura legge.
E' nell'ambito della sicurezza sul lavoro che la mancanza di una normativa nazionale assume risvolti drammatici. Tema di attualità evidenziato dopo la morte nel 2002, per incidente sul lavoro, di Elga Leoni, sub di 29 anni. Al tema della sicurezza è strettamente legato quella della tutela degli lavoratori nel settore. Attualmente le competenze sono divise tra Ipsema - Istituto di Previdenza del Settore Marittimo e Inail. Entrambe però riscontrano un numero ridotto di iscritti (poche centinaia l'Inail, alcune decine Ipsema), segno di un ipotizzabile ampio lavoro sommerso. La legislazione sulla subacquea è necessaria non solo per colmare una lacuna normativa e allinearsi agli altri stati dell'Unione Europea, ma anche per poter utilizzare appieno le professionalità acquisite in sede di formazione. Oggi infatti gli OTS italiani, dopo aver maturato competenze di alto livello per lo svolgimento di lavori di elevata complessità esecutiva, incontrano ostacoli nel riconoscimento della qualifica da parte di grandi società petrolifere internazionali, per le quali, a volte, non è sufficiente l'iscrizione al registro della Capitaneria di Porto.
Nel convegno del Cedifop è emersa una realtà particolarmente esplicita. A fronte delle lacune normative in Italia, vi sono realtà, quali i paesi anglosassoni e in genere quelli dell'Europa settentrionale che si affacciano (e operano) nel Mar del Nord, in cui sono in vigore leggi specifiche e articolate su ogni aspetto della subacquea, sia nell'ambito della sicurezza sia in quello che disciplina le figure professionali. L'attuale fase, che si potrebbe definire transitoria, non deve però essere intesa come periodo di stallo. E' invece, per gli addetti ai lavori, una occasione di elaborazione di progetti e idee da poter subito presentare in sede di redazione della legge. Per i legislatori - nazionali e regionali - è invece una opportunità per sperimentare soluzioni amministrative da cui trarre beneficio in sede comunitaria e internazionale.