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convegno e proposta legge
24-06-15

i vostri pareri

©  CEDIFOP 2004 tutti i diritti riservati


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Raccolta pareri e proposte di: Enti, Aziende e Lavoratori

                                                     La "parola" ai subacquei

 


Salve a tutti
Il problema che mi sono posto è il seguente: dopo aver letto il testo del disegno di  legge che stava per essere approvato, ho rilevato  che in alcune delle sue parti introduceva una grande confusione (fra subacquea sportivo/turistica/ricreativa e subacquea professionale lavorativa, soprattutto per quanto concerne le qualifiche, gli attestati di qualificazione professionale, i vincoli/doveri e le dimensioni operative/diritti);  secondo il mio modesto parere, quel disegno di legge, se fosse stato approvato, sarebbe stato inadeguato a  risolvere le reali esigenze del settore, vissute dagli operatori che direttamente lavorano nei porti, sulle piattaforme, e/o presso imprese marittime, ma anche nei vari diving e nelle strutture turistiche - ricreative subacquee.

Visto che nulla di fatto è stato approvato, - e restare senza fare niente vuol dire accettare quello che altri faranno -  io ritengo valido partecipare, con proposte e analisi da parte degli addetti del settore al dibattito, anche esponendo i problemi che ogni giorno gli operatori subacquei incontrano nel fare il loro lavoro, in modo che chiunque si riproponga di legiferare in merito al tema subacquea, abbia l'opportunità di conoscere le prospettive realistiche e le distorsioni che gravano in tema di subacquea professionale - e visto che ci sono i presupposti per operare questo tipo di "raccolta dati",  noi del CEDIFOP vogliamo provare a dire la nostra, intendendo per "nostra" il farci portavoce di quanti vivono come inadeguato e/o iniquo l'attuale assenza di regolamentazione specifica per gli operatori tecnici subacquei, ma anche per tutte le altre tipologie di operatori del settore - per  provare ad evitare  che una legge miope vada a costringere tutti i subacquei, sia quelli del settore turistico ricreativo, quanto i lavoratori  O.T.S. a  ottemperare ai dettami di una normativa che non rispecchia, né risolve le reali esigenze della categoria.

Manos Kouvakis
CEDIFOP

 

Data

Testo

Nome

12.09.2006

Salve. Innanzitutto un plauso all’iniziativa: il dibattito ed il confronto sono sempre sintomi di una positiva vitalità intellettuale. Ben vengano, dunque, iniziative di questo genere.
Sono Giovanni Esentato, segretario dell’AISI – Associazione Imprese Subacquee Italiane – organismo che riunisce le maggiori aziende italiane che operano nel contesto del diving industriale, prevalentemente attive in ambito “offshore”.

 Intanto una precisazione:la locuzione “subacquea commerciale” è una errata trasposizione dall’inglese “diving commercial”. In lingua italiana, l’ambito delle immersioni professionali si definisce, più correttamente, “subacquea industriale”. E più compiutamente, il termine “commerciale” dovrebbe identificare quelle attività subacquee professionali (quindi retribuite) che avvengono nell’ambito del turismo o della formazione presso centri per il diving sportivo e ricreativo. L’attività subacquea “industriale”, invece, è quella che avviene nel contesto di esecuzione di opere, installazione di strutture ed interventi vari, quali la manutenzione, il controllo, la demolizione etc nelle sue varie tipologie batimetriche (basso, alto fondale) e sistema iperbarico (bounce diving, saturazione) che determinano anche l’utilizzo di appropriate ed idonee attrezzature e mezzi di supporto iperbarico o normobarico. Non ultimo l’utilizzo di mezzi navali e rov (Remoted Operated Vehicle), dalle peculiari e specifiche caratteristiche, indispensabili per questo genere di attività. 

Venendo alla “legge”, una proposta normativa  in questo contesto non può esimersi dalla conoscenza dello stato dell’arte attuale, dalle acquisizioni tecnologiche e dalle procedure operative adottate per lo svolgimento dei lavori subacquei e per la stessa integrità fisica degli OTS. Così come non può non prendere atto dello stato dell’arte della formazione professionale adottata fino ad ora in Italia. Così come non può ignorare gli standard operativi dettati da organismi “certificatori” di profilo internazionale. Questi sono l’IMCA (www.imca-int.com), l’ Healt Safety Energy (www.hse.org), la European Diving Technology Committee (www.edtc.org) e, dulcis in fundo, le “Procedure Operative AISI” adottate delle aziende che operano sotto l’egida di “AISI”, (www.assoimpresesub.it), corrispondente italiano della IMCA. Tali procedure sono la massima espressione dell’esperienza maturata in oltre 50 anni di attività subacquea industriale e si ispirano agli standard operativi emanati dagli organismi “certificatori” internazionali appena citati. 

AISI, è disponibile al confronto con chiunque, avendone competenza e titolarità –  sotto il profilo dell’esperienza sul campo, in materia di formazione professionale, in materia di competenza legislativa – a realizzare un movimento d’opinione capace di incentivare la formulazione di un disegno di legge idoneo a fare chiarezza in questo settore che, si ricorda, è veicolo di importazione di valuta pregiata e realizza fatturati per oltre 100 milioni di euro annui.

il segretario
Giovanni Esentato


A.I.S.I.
Associazione Imprese Subacquee Italiane

via Fiumazzo, 46/4
48
022 LUGO (ra)
Tel. 0545288700

 

 

28.07.2006

Salve a tutti,

sono capitato per caso nel sito CEDIFOP e mi sono interessato subito alla problematica inerente le proposte di legge sulla subacquea.
Premetto che, essendo ligure e rappresentante di un gruppo di diving che si è formato nel 1998, ho vissuto tutto l'iter della prima legge della Regione Liguria (la n.28 del 24/3/2000), poi le modifiche che hanno portato alla n.19/2001 e, infine, i lavori (ancora in corso), per un'ulteriore modifica dell'attuale; il tutto inframmezzato dalle varie proposte nazionali ben indicate nel vostro sito.

Premetto subito che una legge nazionale mi fa veramente paura proprio per il fatto che, essendo fatta a Roma da, probabilmente, parlamentari scevri da qualsiasi nozione di subacquea e del suo ambiente e capaci soltanto di vedere i voti che una tale legge potrebbe portare a proprio favore, il risultato, ancora una volta sarebbe negativo, quantomeno, alla maggioranza degli operatori.

Detto questo, ritengo comunque che una buona legge nazionale razionalizzerebbe tutto ciò che attualmente già esiste (Liguria, Sardegna, Toscana, altre regioni?) e darebbe uniformità all'ambiente.

Pertanto, non potendo unire in un'unica legge ciò che è il lavoro subacqueo, cioè ciò che svolgono i sommozzatori che operano nei porti e nelle basi off-shore, con quello degli operatori turistici, cioè i gestori di diving, le guide e gli istruttori, occorrerebbe, secondo me, una netta suddivisione della legge:CAPITOLO "A" per i primi e CAPITOLO "B" per i secondi.

In questo modo, pur se si parla di lavoro, inteso come produzione di un reddito, si distinguerebbero notevolmente tutte le problematiche che ciascuno deve affrontare (sicurezza, contratto di lavoro, riconoscimento delle categorie, iscrizioni ad eventuali albi o elenchi, ecc)

Fatto questo preambolo, mi permetto di indicare di seguito alcuni punti-riflessione che ho già affrontato in campo locale (regione Liguria) ma che credo possano essere di aiuto per un approfondimento maggiore sul problema e un contributo per una eventuale futura redazione di disegno di legge nazionale.

Quale categoria commerciale?

Allo stato attuale, gli operatori nel settore della subacquea ricreativa non dispongono di alcuna collocazione ufficiale. Per tale ragione essi sono costantemente costretti a proporre la propria attività sotto altre forme, le più adatte e vicine a quella effettiva, con la conseguenza di ritrovarsi spesso ad affrontare problemi quali l'inquadramento proprio e dei propri dipendenti. L'istituzione di una categoria commerciale dedicata a questo importante settore del turismo permetterà, innanzitutto, di risolvere alcuni fra i punti elencati di seguito.

Professione subacquea: definizione, inquadramento professionale e politica previdenziale per gli operatori del settore turistico.

L'industria della subacquea ricreativa rappresenta una importante fetta del mercato del turismo che, oltre a riflettersi in un notevole indotto (bar, ristoranti, alberghi, pensioni,ecc) forse percepibile soprattutto nei periodi di "bassa stagione", coinvolge un elevato numero di operatori che trovano impiego non solo come istruttori e guide subacquee, ma anche in qualità di addetti al supporto dell'attività di un diving (conduttori di imbarcazioni, responsabili della manutenzione dell'attrezzatura, operatori addetti alla ricarica delle bombole, ecc)
La mancanza di un inquadramento per l'intera categoria colpisce non solo i datori di lavoro dei Centri d'Immersione, ma anche gli operatori da questi impiegati. Gli addetti lamentano della mancanza di definizione della propria professione e, cosa ancor più grave,dell'assenza di un profilo previdenziale adeguato.

Diving Centers: politiche di finanziamento agevolato per la crescita d'impresa.

L'assenza di una categoria commerciale per questo settore si traduce anche nell'impossibilità di avere accesso a molte forme di finanziamento proprio in virtù del fatto che i Diving Centers, a tutti gli effetti, semplicemente "non esistono". E, fra l'altro, viene, a torto, considerata un'attività di tipo stagionale, ossia, legata ai mesi estivi. L'evidenza dimostra però che la subacquea richiama dalle regioni limitrofe un'importante fetta del mercato turistico locale legato alle attività ricreative anche nei mesi invernali, notoriamente di "bassa stagione".
Il risultato finale di questa incongruità è che, non potendo avvalersi di alcuna forma di agevolazione e/o finanziamento, espressamente disegnata per le loro esigenze, devono impegnarsi economicamente soltanto con proprie risorse finanziarie.

Ubicazione dei Diving Centers nei porti turistici: discrepanze di normative fra Codice della Navigazione e riconoscimento commerciale.

Nonostante i recenti aggiornamenti del Codice della navigazione in merito all'uso in concessione demaniale o in porti privati, di spazi destinati allo svolgimento delle attività subacquee, non è attualmente possibile svolgere attività imprenditoriali legate alla subacquea, se non facendo ricorso ad escamotage che permettano di indicare una destinazione d'uso compresa fra quelle elencate dall'articolo 45 bis del Codice della navigazione. Quindi i centri d'immersione, non essendo inquadrati in alcuna categoria esistente, non potrebbero operare in quanto non figurano nell'elenco delle attività contemplate. Si tratta di un incredibile paradosso che costringe gli operatori del settore ad operare ai limiti della legalità per poter ricadere nella legalità!! Inoltre, questa inadeguatezza normativa pone gli operatori del settore in una condizione di continua precarietà e di ricatti che mal si accompagna agli sforzi e agli ingenti investimenti profusi per la conduzione delle loro attività.

Figura della Guida Subacquea

In un eventuale progetto di legge nazionale sulla subacquea, riterrei molto importante affrontare la figura della Guida subacquea nei riguardi delle proprie responsabilità.
Infatti, nelle attuali leggi regionali, tale figura è indicata come chi "in possesso di corrispondente brevetto accompagna, a scopo turistico e ricreativo, singoli o gruppi in possesso di brevetto" .
In questa breve descrizione viene effettivamente riportato ciò che la guida dovrebbe fare in immersione rispetto al brevetto posseduto, cioè accompagnare a scopo turistico e ricreativo soci di associazioni o clienti di ditte.
In realtà non è così; ovvero, oltre ad effettuare l'accompagnamento turistico "di fatto" è considerata anche responsabile di ciò che fa l'accompagnato.
In questo modo viene ad essere gravata di enormi responsabilità non previste né dalle didattiche che rilasciano i brevetti, né, tanto meno, dalle varie leggi.
In realtà in Italia, a livello legale, la figura della guida e dell'istruttore d'immersione ancora non ha un riconoscimento ufficiale non essendo inquadrate in nessun tipo di lavoro (fanno eccezione soltanto i subacquei professionisti che operano  in immersione) e, pertanto, scevre da regolamenti  ed imposizioni.
Resta il fatto, però, che ogni qualvolta succede un incidente ad un subacqueo accompagnato, il magistrato inquisisce subito la guida o l'istruttore per averne causato danni o, disgraziatamente, le morte.
In questo senso, sarebbe auspicabile una rivisitazione legale di tale figura e un impegno, da parte del legislatore, per dargli il giusto ruolo e le giuste responsabilità.


Scusandomi per la mia prolissicità e ringraziando i lettori per l'attenzione prestata porgo a tutti cordiali saluti.



Giorgio Barsotti

Presidente  C.O.S.T.
 

Giorgio Barsotti

Presidente  C.O.S.T.
(Comitato Operatori Subacquei Turistici
dei golfi Tigullio, Paradiso e Genova)
04.04.2006 Pur essendo un club impostato prevalentemente alla subacquea ricreativa, non possiamo che approvare la vostra lodevole iniziativa, alla cui diffusione desideriamo partecipare, pubblicando anche nel nostro sito la vostra pagina informativa con il relativo link.
Ogni iniziativa che tenda a porre le basi per una regolamentazione seria per la nostra disciplina è sicuramente da apprezzare; in particolare sentiamo anche noi l'esigenza di un albo professionale che comprenda istruttori ed operatori del settore, e la regolamentazione delle tariffe dei diving, che non sempre corrispondono alla qualità dei servizi erogati.
Purtroppo non è raro che istruttori improvvisati dispensino brevetti dopo corsi che nulla lasciano all'allievo se non la sensazione di essere diventato un esperto sub, sensazione che svanisce in fretta al minimo inconveniente. A questo si potrebbe ovviare istituendo una specie di "esame" a livello statale, con il rilascio di una "patente" professionale per chi pratichi l'attività di istruttore e guida subacquea, indipendentemente dalla didattica e dal fatto che svolga l'attività in modo saltuario o a tempo pieno.

2000 Sub Padova

2000 Sub Padova

www.2000sub.org
03.04.2006 Mi permetto di scrivervi in quanto riteniamo che  di leggi e disposizioni noi operatori turistici ed appassionati  del settore ne abbiamo già abbastanza.

Per cortesia lasciateci godere in pace la libertà di praticare il nostro sport  !!!!!
Grazie, ma basta così !!!

Sarebbe utile altresì individuare sistemi per promuovere uno sport costoso come il nostro, ad esempio disponendo gratuitamente o in maniera agevolata i collaudi e cercando di non recepire ottusamente tutto quanto viene dalle normative europee.

Mi permetto inoltre ricordare che sino a prova contraria la nostra tradizione o storia come subacquei è antica e prestigiosa. Diamole un ruolo e dignità e restituiamole la sua libertà, qualsiasi movimento è inevitabilmente di parte. Non vogliamo gabelle ed inutili editti.

Grazie.

Nell'interesse di tutti.
Un "antico" istruttore subacqueo
www.atlantis2.altervista.org

Michele Giannini
BARI

23.03.2006 Cari amici,
penso innanzitutto che una legge di disciplina e tutela delle attività subacquee e iperbariche, prima di imporre regole e norme calate dall'alto come tutte le pseudo riforme emanate dal governo in questi anni, debba in modo preliminare disporre, attraverso le Capitanerie di Porto, un approfondito censimento di tutti i soggetti che hanno a che fare con la subacquea, suddivisi per categoria: da una parte la subacquea ricreativa, e cioè i singoli subacquei regolarmente brevettati,  le associazioni, gli istruttori e le guide subacquee, i centri diving; dall'altra la subacquea professionale, e cioè gli OTS, le società di lavori subacquei, i centri iperbarici, le associazioni di categoria dei produttori di attrezzature subacquee e i negozi di subacquea. Questo censimento cosi suddiviso è a mio avviso importante per sgombrare il campo dal pregiudizio che chi fa subacquea per divertimento, anche essendo istruttore o guida, non deve essere assimilato e assoggettato alle stesse regole di chi si occupa di subacquea come unico lavoro professionale.
Ciò potrebbe essere possibile, ad esempio, partendo da un tetto di reddito. Mi spiego: c'è una bella differenza tra chi brevetta 10, 20 subacquei all'anno e chi ne sforna 200 all'anno. Significa che il primo fa l'istruttore per passione e campa, ovviamente, di un altro lavoro, mentre il secondo rende la subacquea un mero mestiere.
 Fatta questa premessa sul censimento, penso che questo sia necessario al legislatore (che si spera sia esso stesso un subacqueo e conosca bene le problematiche del mare e della subacquea) per avere una visione d'insieme riguardo al variegato mondo della subacquea e per poter capire che tipo di regole imporre e a chi.
 Altro esempio: l'istituzione di un albo regionale  di istruttori e guide sub, che molto probabilmente costituirà un punto fermo della disciplina,  deve essere suddiviso tra ricreativi e professionisti, a scelta del singolo soggetto, in base ad una autocertificazione di imponibile di reddito. Il fine e il criterio base  di questo albo, però, deve essere  basato esclusivamente sul presupposto di avere regole certe di garanzia di  sicurezza e qualità didattica e non su altre discriminanti, come ad esempio il valore commerciale delle prestazioni. L' albo, in altre parole, deve servire per garantire agli utenti e al pubblico la serietà e la professionalità di istruttori e guide.
 Il personale dei centri diving, pertanto, dovrebbe essere regolarmente iscritto all'albo regionale. Le tariffe praticate dai diving, invece, ancorché essere libere, ( e cosi esose come lo sono oggi ) , dovrebbero essere concordate a livello di consorzi regionali o territoriali e riferite alla qualità dei servizi e delle prestazioni erogate, e rese pubbliche.
Il reddito derivante dall'attività professionale subacquea deve essere certamente assoggettato a tassazione, ma solo a partire da un certo tetto.
Parliamo ora dell'escursionismo. L'accesso alle riserve marine deve essere si regolamentato, ma solo nelle zone di riserva integrale. Nelle altre zone deve essere reso possibile, previo l'onere da parte dei centri diving, e in mancanza di questi, dei club subacquei, di istituire: ancoraggi fissi obbligatori, percorsi guidati, pulizia periodica dei fondali, programmi di educazione ambientale. Ma per poter fare ciò, il Governo, le Regioni, le Amministrazioni dovrebbero incentivare con apposite risorse del Ministero dell'Ambiente l'associazionismo sub e i centri diving coinvolti in progetti di studio,  tutela e valorizzazione.
Penso che questi presupposti possano costituire dei punti qualificanti di una legislazione riguardante la subacquea.
In fin dei conti, una eventuale legge, lungi dal predisporre divieti, obblighi e regolamenti debba perseguire lo scopo fondamentale del nostro essere subacquei, e cioè l'amore per il mare per le sue forme di vita, per conoscerlo, ammirarlo e salvaguardarne la biodiversità.
Grazie per l'opportunità datami di esprimere i miei pensieri.
Giovanni Strippoli - divemaster PADI 924304
coordinatore del C S C CENTRO SUB CORATO
centrosubcorato@libero.it 
 

Giovanni Strippoli

divemaster PADI 924304

coordinatore
 C S C CENTRO SUB CORATO

 

 

20.03.2006 Ciao Manos,

hai avuto una buona idea ad avviare una discussione sull'argomento della necessità di una legge sugli operatori tecnici subacquei.
Ad di là delle varie valutazioni sull'argomento, credo che più addetti ai lavori parteciperanno al dibattito tanto più alta sarà la possibilità che si avvii l'iter per la normativa.
 

Ninni Radicini
Kritik
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19.03.2006 E' vero che quel disegno di legge avrebbe aggravato i problemi per entrambe le categorie invece di risolverli, ma ciò era dovuto al fatto che i veri intenti di chi l'aveva proposto erano altri (nel migliore dei casi protezionistiche di situazioni di mercato esistenti).
L'applicabilità ad entrambe le categorie era sostanzialmente, così come il riferimento agli sbocchi lavorativi per i diversamente abili in altro disegno di legge, uno specchietto per le allodole nel tentativo di convincere i parlamentari che sul testo ci fosse un inesistente consenso delle due basi o meritevoli esigenze sociali.
Un serio disegno di legge nazionale che regolamenti organicamente la professione di O.T.S. con riferimento alle reali esigenze del settore può sicuramente essere approvato nella prossima legislatura ma solo se privo di questo tipo di tentazione.
Quanto alla subacquea turistico - ricreativa già il fatto che le esigenze sono completamente diverse (ad esempio le misure di sicurezza che è giusto pretendere per delle immersioni, anche in basso fondale, in cantiere sono del tutto eccessive per una immersione turistico ricreativa) impedisce che venga contemplata in un provvedimento unitario. Inoltre, se ci dovessero essere delle norme nazionali sugli istruttori e guide subacquee, queste dovrebbero essere più sui contratti quadro, specie per quanto riguarda le guide, e non dovrebbero rendere obbligatori in alcun caso standard didattici di organizzazioni private (peraltro diversi tra loro e spesso non trovanti una giustificazione a livello operativo).
L'istituzione di un albo (ma ne varrebbe la pena ?) in questo secondo caso porrebbe il problema dei requisiti di accesso. L'unico modo sensato sarebbe un esame da parte di strutture pubbliche ed una vera professionalizzazione, ma a questo si opporrebbero le didattiche che traggono degli indubbi introiti dalle quote di istruttori e guide "amatoriali", ad esempio dagli istruttori che rilasciano pochi brevetti all'anno.
Sempre nel settore turistico ricreativo c'è poi l'altro mondo dell'associazionismo (quando vero)che mal si presta ad una professionalizzazione pura dell'istruttore o della guida.
 

Associazione Italiana Liberi Subacquei


 
www.liberisub.it

18.03.2006 Pienamente d'accordo con voi!!!
 
Avete tutto il mio appoggio e se volete mi farebbe piacere contribuire con mie proposte ed idee.
La strada è sicuramente in salita e pericolosa, poichè i legislatori sono spesso, come diciamo noi "montagnini", cioè di montagna nel senso che di mare non ci capiscono una mazza e se fanno loro delle leggi sulla subacquea potremmo stare peggio. Già fanno male le leggi "normali". Un saluto cordiale e a presto
Marco Busdraghi
www.portoconte.it - diving.center@portoconte.it
 
Marco Busdraghi
 
Adventure & Diving - Alghero & Porto Conte

Sardinia - Italy
 +39.333.1847750

www.portoconte.it
 
18.03.2006 Ciao Manos,
grazie per lo spazio che riservi a questa interessante iniziativa.

Concordo sul fatto che debba esistere una regolamentazione.
Va detto però che la subacquea ricreativa, ( anch'essa subacquea professionale ) non può avere le stesse regolamentazioni di quella professionale ( intesa come operatore tecnico subacqueo ).

Prossimamente queste pagine saranno lette anche da tanti subacquei ricreativi, e se non spieghiamo attentamente le differenze potrebbero pensare che esista una subacquea di seria A ed una di serie B.
 
In riferimento al pensiero dei liberi sub ( vedi messaggio del 12 marzo ) non direi che potrebbe esistere un'opposizione, direi che esistono esigenze differenti. Si potrebbe pensare ad una regolamentazione differente, e per entrambi magari un unico albo, visto che chi fa subacquea per lavoro è comunque un Professionista.

Nel 2004 il DFP Italia ha inviato a tutti i Professionisti una e-mail con l'intento di conoscere il proprio pensiero sulla realizzazione di un albo professionale, devo dire che i risultati sono stati sorprendenti, moltissimi desiderano un albo che riconosca la loro Professionalità, Qualità e Sicurezza nell'immersione.

Un caro saluto a tutti gli amici subacquei ed un particolare ringraziamento agli amici di liberisub che con la loro passione hanno realizzato un sito molto interessante.

Rimango a disposizione per tutti i subacquei offrendo visibilità a progetti in ambito subacqueo, scrivetemi e visitate il sito :
www.dfpitalia.it - giorgioanzil@dfpitalia.it  
 

Giorgio Anzil
 
Diver Fidelity Project

 

(+39) 349. 74.02.035
 
company e-mail:
info@dfpitalia.it
 
www.dfpitalia.it

 

14.03.2006 Sono un istruttore subacqueo nato nel 1968, qualche mese fa ho scoperto che con tutta la mia esperienza (faccio il subacqueo da più di 20 anni) non potrò mai iscrivermi alla capitaneria del porto come OTS, perché ho superato la soglia di 35 anni di età. La legge attuale è una legge assurda. Speriamo che arrivi presto una legge nuova che corregga questa "ingiustizia".

Alberto P.
Napoli

12.03.2006 Se si vuole una regolamentazione della subacquea professionale (cosa auspicabile) è bene che si lasci perdere il settore turistico - ricreativo.
Altrimenti ci sarà sempre l'opposizione dei subacquei ricreativi:
http://www.liberisub.it/regolamen.htm
E' bene quindi che la subacquea professionale si preoccupi di risolvere i propri problemi chiedendo l'approvazione di disegni di legge che regolino
solo tale realtà.

Associazione Italiana Liberi Subacquei
 
www.liberisub.it

 

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