Raccolta pareri
e proposte di: Enti, Aziende e Lavoratori
La "parola" ai subacquei
Salve a tutti
Il problema che mi sono posto è il seguente: dopo aver letto il
testo del disegno di legge che stava per essere approvato,
ho rilevato che in alcune delle sue parti introduceva una
grande confusione (fra subacquea sportivo/turistica/ricreativa e
subacquea professionale lavorativa, soprattutto per quanto
concerne le qualifiche, gli attestati di qualificazione
professionale, i vincoli/doveri e le dimensioni
operative/diritti); secondo il mio modesto parere, quel
disegno di legge, se fosse stato approvato, sarebbe stato
inadeguato a risolvere le reali esigenze del settore,
vissute dagli operatori che direttamente lavorano nei porti, sulle
piattaforme, e/o presso imprese marittime, ma anche nei vari
diving e nelle strutture turistiche - ricreative subacquee.
Visto che nulla di fatto è stato
approvato, - e
restare senza fare niente vuol dire accettare quello che altri
faranno - io ritengo valido partecipare, con proposte e
analisi da parte degli addetti del settore al dibattito, anche
esponendo i problemi che ogni giorno gli operatori subacquei
incontrano nel fare il loro lavoro, in modo che chiunque si
riproponga di legiferare in merito al tema subacquea, abbia
l'opportunità di conoscere le prospettive realistiche e le
distorsioni che gravano in tema di subacquea professionale - e
visto che ci sono i presupposti per operare questo tipo di
"raccolta dati", noi del CEDIFOP vogliamo provare a dire la
nostra, intendendo per "nostra" il farci portavoce di quanti
vivono come inadeguato e/o iniquo l'attuale assenza di
regolamentazione specifica per gli operatori tecnici subacquei, ma
anche per tutte le altre tipologie di operatori del settore - per
provare ad evitare che una legge miope vada a costringere
tutti i subacquei, sia quelli del settore turistico ricreativo,
quanto i lavoratori O.T.S. a ottemperare ai dettami di
una normativa che non rispecchia, né risolve le reali esigenze
della categoria.
Manos Kouvakis
CEDIFOP |
Data |
Testo |
Nome |
12.09.2006 |
Salve. Innanzitutto
un plauso all’iniziativa: il dibattito ed il confronto sono sempre
sintomi di una positiva vitalità intellettuale. Ben vengano, dunque,
iniziative di questo genere.
Sono Giovanni Esentato, segretario dell’AISI – Associazione Imprese
Subacquee Italiane – organismo che riunisce le maggiori aziende
italiane che operano nel contesto del diving industriale,
prevalentemente attive in ambito “offshore”.
Intanto una
precisazione:la locuzione “subacquea commerciale” è una errata
trasposizione dall’inglese “diving commercial”. In lingua italiana,
l’ambito delle immersioni professionali si definisce, più
correttamente, “subacquea industriale”. E più compiutamente, il
termine “commerciale” dovrebbe identificare quelle attività
subacquee professionali (quindi retribuite) che avvengono
nell’ambito del turismo o della formazione presso centri per il
diving sportivo e ricreativo. L’attività subacquea “industriale”,
invece, è quella che avviene nel contesto di esecuzione di opere,
installazione di strutture ed interventi vari, quali la
manutenzione, il controllo, la demolizione etc nelle sue varie
tipologie batimetriche (basso, alto fondale) e sistema iperbarico (bounce
diving, saturazione) che determinano anche l’utilizzo di appropriate
ed idonee attrezzature e mezzi di supporto iperbarico o normobarico.
Non ultimo l’utilizzo di mezzi navali e rov (Remoted Operated
Vehicle), dalle peculiari e specifiche caratteristiche,
indispensabili per questo genere di attività.
Venendo alla
“legge”, una proposta normativa in questo contesto non può esimersi
dalla conoscenza dello stato dell’arte attuale, dalle acquisizioni
tecnologiche e dalle procedure operative adottate per lo svolgimento
dei lavori subacquei e per la stessa integrità fisica degli OTS.
Così come non può non prendere atto dello stato dell’arte della
formazione professionale adottata fino ad ora in Italia. Così come
non può ignorare gli standard operativi dettati da organismi
“certificatori” di profilo internazionale. Questi sono l’IMCA (www.imca-int.com),
l’ Healt Safety Energy (www.hse.org), la European Diving Technology
Committee (www.edtc.org)
e, dulcis in fundo, le “Procedure Operative AISI” adottate delle
aziende che operano sotto l’egida di “AISI”, (www.assoimpresesub.it),
corrispondente italiano della IMCA. Tali procedure sono la massima
espressione dell’esperienza maturata in oltre 50 anni di attività
subacquea industriale e si ispirano agli standard operativi emanati
dagli organismi “certificatori” internazionali appena citati.
AISI, è disponibile
al confronto con chiunque, avendone competenza e titolarità – sotto
il profilo dell’esperienza sul campo, in materia di formazione
professionale, in materia di competenza legislativa – a realizzare
un movimento d’opinione capace di incentivare la formulazione di un
disegno di legge idoneo a fare chiarezza in questo settore che, si
ricorda, è veicolo di importazione di valuta pregiata e realizza
fatturati per oltre 100 milioni di euro annui.
il segretario
Giovanni Esentato |
A.I.S.I.
Associazione Imprese Subacquee Italiane
via
Fiumazzo, 46/4
48022
LUGO (ra)
Tel. 0545288700
|
28.07.2006 |
Salve
a tutti,
sono capitato per caso nel sito CEDIFOP e mi sono interessato subito
alla problematica inerente le proposte di legge sulla subacquea.
Premetto che, essendo ligure e rappresentante di un gruppo di diving
che si è formato nel 1998, ho vissuto tutto l'iter della prima legge
della Regione Liguria (la n.28 del 24/3/2000), poi le modifiche che
hanno portato alla n.19/2001 e, infine, i lavori (ancora in corso),
per un'ulteriore modifica dell'attuale; il tutto inframmezzato dalle
varie proposte nazionali ben indicate nel vostro sito.
Premetto subito che una legge nazionale mi fa veramente paura
proprio per il fatto che, essendo fatta a Roma da, probabilmente,
parlamentari scevri da qualsiasi nozione di subacquea e del suo
ambiente e capaci soltanto di vedere i voti che una tale legge
potrebbe portare a proprio favore, il risultato, ancora una volta
sarebbe negativo, quantomeno, alla maggioranza degli operatori.
Detto questo, ritengo comunque che una buona legge nazionale
razionalizzerebbe tutto ciò che attualmente già esiste (Liguria,
Sardegna, Toscana, altre regioni?) e darebbe uniformità
all'ambiente.
Pertanto, non potendo unire in un'unica legge ciò che è il lavoro
subacqueo, cioè ciò che svolgono i sommozzatori che operano nei
porti e nelle basi off-shore, con quello degli operatori turistici,
cioè i gestori di diving, le guide e gli istruttori, occorrerebbe,
secondo me, una netta suddivisione della legge:CAPITOLO "A" per i
primi e CAPITOLO "B" per i secondi.
In questo modo, pur se si parla di lavoro, inteso come produzione di
un reddito, si distinguerebbero notevolmente tutte le problematiche
che ciascuno deve affrontare (sicurezza, contratto di lavoro,
riconoscimento delle categorie, iscrizioni ad eventuali albi o
elenchi, ecc)
Fatto questo preambolo, mi permetto di indicare di seguito alcuni
punti-riflessione che ho già affrontato in campo locale (regione
Liguria) ma che credo possano essere di aiuto per un approfondimento
maggiore sul problema e un contributo per una eventuale futura
redazione di disegno di legge nazionale.
Quale categoria commerciale?
Allo stato attuale, gli operatori nel settore della subacquea
ricreativa non dispongono di alcuna collocazione ufficiale. Per tale
ragione essi sono costantemente costretti a proporre la propria
attività sotto altre forme, le più adatte e vicine a quella
effettiva, con la conseguenza di ritrovarsi spesso ad affrontare
problemi quali l'inquadramento proprio e dei propri dipendenti.
L'istituzione di una categoria commerciale dedicata a questo
importante settore del turismo permetterà, innanzitutto, di
risolvere alcuni fra i punti elencati di seguito.
Professione subacquea: definizione, inquadramento professionale e
politica previdenziale per gli operatori del settore turistico.
L'industria della subacquea ricreativa rappresenta una importante
fetta del mercato del turismo che, oltre a riflettersi in un
notevole indotto (bar, ristoranti, alberghi, pensioni,ecc) forse
percepibile soprattutto nei periodi di "bassa stagione", coinvolge
un elevato numero di operatori che trovano impiego non solo come
istruttori e guide subacquee, ma anche in qualità di addetti al
supporto dell'attività di un diving (conduttori di imbarcazioni,
responsabili della manutenzione dell'attrezzatura, operatori addetti
alla ricarica delle bombole, ecc)
La mancanza di un inquadramento per l'intera categoria colpisce non
solo i datori di lavoro dei Centri d'Immersione, ma anche gli
operatori da questi impiegati. Gli addetti lamentano della mancanza
di definizione della propria professione e, cosa ancor più
grave,dell'assenza di un profilo previdenziale adeguato.
Diving Centers: politiche di finanziamento agevolato per la crescita
d'impresa.
L'assenza di una categoria commerciale per questo settore si traduce
anche nell'impossibilità di avere accesso a molte forme di
finanziamento proprio in virtù del fatto che i Diving Centers, a
tutti gli effetti, semplicemente "non esistono". E, fra l'altro,
viene, a torto, considerata un'attività di tipo stagionale, ossia,
legata ai mesi estivi. L'evidenza dimostra però che la subacquea
richiama dalle regioni limitrofe un'importante fetta del mercato
turistico locale legato alle attività ricreative anche nei mesi
invernali, notoriamente di "bassa stagione".
Il risultato finale di questa incongruità è che, non potendo
avvalersi di alcuna forma di agevolazione e/o finanziamento,
espressamente disegnata per le loro esigenze, devono impegnarsi
economicamente soltanto con proprie risorse finanziarie.
Ubicazione dei Diving Centers nei porti turistici: discrepanze di
normative fra Codice della Navigazione e riconoscimento commerciale.
Nonostante i recenti aggiornamenti del Codice della navigazione in
merito all'uso in concessione demaniale o in porti privati, di spazi
destinati allo svolgimento delle attività subacquee, non è
attualmente possibile svolgere attività imprenditoriali legate alla
subacquea, se non facendo ricorso ad escamotage che permettano di
indicare una destinazione d'uso compresa fra quelle elencate
dall'articolo 45 bis del Codice della navigazione. Quindi i centri
d'immersione, non essendo inquadrati in alcuna categoria esistente,
non potrebbero operare in quanto non figurano nell'elenco delle
attività contemplate. Si tratta di un incredibile paradosso che
costringe gli operatori del settore ad operare ai limiti della
legalità per poter ricadere nella legalità!! Inoltre, questa
inadeguatezza normativa pone gli operatori del settore in una
condizione di continua precarietà e di ricatti che mal si accompagna
agli sforzi e agli ingenti investimenti profusi per la conduzione
delle loro attività.
Figura della Guida Subacquea
In un eventuale progetto di legge nazionale sulla subacquea,
riterrei molto importante affrontare la figura della Guida subacquea
nei riguardi delle proprie responsabilità.
Infatti, nelle attuali leggi regionali, tale figura è indicata come
chi "in possesso di corrispondente brevetto accompagna, a scopo
turistico e ricreativo, singoli o gruppi in possesso di brevetto" .
In questa breve descrizione viene effettivamente riportato ciò che
la guida dovrebbe fare in immersione rispetto al brevetto posseduto,
cioè accompagnare a scopo turistico e ricreativo soci di
associazioni o clienti di ditte.
In realtà non è così; ovvero, oltre ad effettuare l'accompagnamento
turistico "di fatto" è considerata anche responsabile di ciò che fa
l'accompagnato.
In questo modo viene ad essere gravata di enormi responsabilità non
previste né dalle didattiche che rilasciano i brevetti, né, tanto
meno, dalle varie leggi.
In realtà in Italia, a livello legale, la figura della guida e
dell'istruttore d'immersione ancora non ha un riconoscimento
ufficiale non essendo inquadrate in nessun tipo di lavoro (fanno
eccezione soltanto i subacquei professionisti che operano in
immersione) e, pertanto, scevre da regolamenti ed imposizioni.
Resta il fatto, però, che ogni qualvolta succede un incidente ad un
subacqueo accompagnato, il magistrato inquisisce subito la guida o
l'istruttore per averne causato danni o, disgraziatamente, le morte.
In questo senso, sarebbe auspicabile una rivisitazione legale di
tale figura e un impegno, da parte del legislatore, per dargli il
giusto ruolo e le giuste responsabilità.
Scusandomi per la mia prolissicità e ringraziando i lettori per
l'attenzione prestata porgo a tutti cordiali saluti.
Giorgio Barsotti
Presidente C.O.S.T.
|
Giorgio Barsotti
Presidente C.O.S.T.
(Comitato Operatori Subacquei Turistici
dei golfi Tigullio, Paradiso e Genova) |
04.04.2006 |
Pur essendo un club
impostato prevalentemente alla subacquea ricreativa, non possiamo
che approvare la vostra lodevole iniziativa, alla cui diffusione
desideriamo partecipare, pubblicando anche nel nostro sito la vostra
pagina informativa con il relativo link.
Ogni iniziativa che tenda a porre le basi per una regolamentazione
seria per la nostra disciplina è sicuramente da apprezzare; in
particolare sentiamo anche noi l'esigenza di un albo professionale
che comprenda istruttori ed operatori del settore, e la
regolamentazione delle tariffe dei diving, che non sempre
corrispondono alla qualità dei servizi erogati.
Purtroppo non è raro che istruttori improvvisati dispensino brevetti
dopo corsi che nulla lasciano all'allievo se non la sensazione di
essere diventato un esperto sub, sensazione che svanisce in fretta
al minimo inconveniente. A questo si potrebbe ovviare istituendo una
specie di "esame" a livello statale, con il rilascio di una
"patente" professionale per chi pratichi l'attività di istruttore e
guida subacquea, indipendentemente dalla didattica e dal fatto che
svolga l'attività in modo saltuario o a tempo pieno.
2000 Sub Padova |
2000 Sub Padova
www.2000sub.org |
03.04.2006 |
Mi permetto di
scrivervi in quanto riteniamo che di leggi e disposizioni noi
operatori turistici ed appassionati del settore ne abbiamo già
abbastanza. Per
cortesia lasciateci godere in pace la libertà di praticare il nostro
sport !!!!!
Grazie, ma basta così !!!
Sarebbe utile altresì
individuare sistemi per promuovere uno sport costoso come il nostro,
ad esempio disponendo gratuitamente o in maniera agevolata i
collaudi e cercando di non recepire ottusamente tutto quanto viene
dalle normative europee.
Mi permetto inoltre ricordare
che sino a prova contraria la nostra tradizione o storia come
subacquei è antica e prestigiosa. Diamole un ruolo e dignità e
restituiamole la sua libertà, qualsiasi movimento è inevitabilmente
di parte. Non vogliamo gabelle ed inutili editti.
Grazie.
Nell'interesse di
tutti.
Un "antico" istruttore subacqueo
www.atlantis2.altervista.org |
|
23.03.2006 |
Cari amici,
penso innanzitutto che una legge di disciplina e tutela delle
attività subacquee e iperbariche, prima di imporre regole e
norme calate dall'alto come tutte le pseudo riforme emanate dal
governo in questi anni, debba in modo preliminare disporre,
attraverso le Capitanerie di Porto, un approfondito censimento di
tutti i soggetti che hanno a che fare con la subacquea, suddivisi
per categoria: da una parte la subacquea ricreativa, e cioè i
singoli subacquei regolarmente brevettati, le associazioni, gli
istruttori e le guide subacquee, i centri diving; dall'altra la
subacquea professionale, e cioè gli OTS, le società di lavori
subacquei, i centri iperbarici, le associazioni di categoria dei
produttori di attrezzature subacquee e i negozi di subacquea. Questo
censimento cosi suddiviso è a mio avviso importante per sgombrare il
campo dal pregiudizio che chi fa subacquea per divertimento, anche
essendo istruttore o guida, non deve essere assimilato e
assoggettato alle stesse regole di chi si occupa di subacquea come
unico lavoro professionale.
Ciò potrebbe essere possibile, ad esempio, partendo da un tetto di
reddito. Mi spiego: c'è una bella differenza tra chi brevetta 10, 20
subacquei all'anno e chi ne sforna 200 all'anno. Significa che il
primo fa l'istruttore per passione e campa, ovviamente, di un altro
lavoro, mentre il secondo rende la subacquea un mero mestiere.
Fatta questa premessa sul censimento, penso che questo sia
necessario al legislatore (che si spera sia esso stesso un subacqueo
e conosca bene le problematiche del mare e della subacquea) per
avere una visione d'insieme riguardo al variegato mondo della
subacquea e per poter capire che tipo di regole imporre e a chi.
Altro esempio: l'istituzione di un albo regionale di istruttori e
guide sub, che molto probabilmente costituirà un punto fermo della
disciplina, deve essere suddiviso tra ricreativi e professionisti,
a scelta del singolo soggetto, in base ad una autocertificazione di
imponibile di reddito. Il fine e il criterio base di questo albo,
però, deve essere basato esclusivamente sul presupposto di
avere regole certe di garanzia di sicurezza e qualità didattica e
non su altre discriminanti, come ad esempio il valore commerciale
delle prestazioni. L' albo, in altre parole, deve servire per
garantire agli utenti e al pubblico la serietà e la professionalità
di istruttori e guide.
Il personale dei centri diving, pertanto,
dovrebbe essere regolarmente iscritto all'albo regionale. Le tariffe
praticate dai diving, invece, ancorché essere libere, ( e cosi esose
come lo sono oggi ) , dovrebbero essere concordate a livello di
consorzi regionali o territoriali e riferite alla qualità dei
servizi e delle prestazioni erogate, e rese pubbliche.
Il reddito derivante dall'attività professionale subacquea deve
essere certamente assoggettato a tassazione, ma solo a partire da un
certo tetto.
Parliamo ora dell'escursionismo. L'accesso alle riserve marine deve
essere si regolamentato, ma solo nelle zone di riserva integrale.
Nelle altre zone deve essere reso possibile, previo l'onere da parte
dei centri diving, e in mancanza di questi, dei club subacquei, di
istituire: ancoraggi fissi obbligatori, percorsi guidati, pulizia
periodica dei fondali, programmi di educazione ambientale. Ma per
poter fare ciò, il Governo, le Regioni, le Amministrazioni
dovrebbero incentivare con apposite risorse del Ministero
dell'Ambiente l'associazionismo sub e i centri diving coinvolti in
progetti di studio, tutela e valorizzazione.
Penso che questi presupposti possano costituire dei punti
qualificanti di una legislazione riguardante la subacquea.
In fin dei conti, una eventuale legge, lungi dal predisporre
divieti, obblighi e regolamenti debba perseguire lo scopo
fondamentale del nostro essere subacquei, e cioè l'amore per il mare
per le sue forme di vita, per conoscerlo, ammirarlo e salvaguardarne
la biodiversità.
Grazie per l'opportunità datami di esprimere i miei pensieri.
Giovanni Strippoli - divemaster PADI 924304
coordinatore del C S C CENTRO SUB CORATO
centrosubcorato@libero.it
|
Giovanni Strippoli
divemaster PADI 924304
coordinatore
C S C CENTRO SUB CORATO
|
20.03.2006 |
Ciao Manos,
hai avuto una buona idea ad avviare una discussione sull'argomento
della necessità di una legge sugli operatori tecnici subacquei.
Ad di là delle varie valutazioni sull'argomento, credo che più
addetti ai lavori parteciperanno al dibattito tanto più alta sarà la
possibilità che si avvii l'iter per la normativa.
|
Ninni Radicini
Kritik
Newsletter Indipendente |
19.03.2006 |
E' vero che
quel disegno di legge avrebbe aggravato i problemi per entrambe le
categorie invece di risolverli, ma ciò era dovuto al fatto che i
veri intenti di chi l'aveva proposto erano altri (nel migliore dei
casi protezionistiche di situazioni di mercato esistenti).
L'applicabilità ad entrambe le categorie era sostanzialmente, così
come il riferimento agli sbocchi lavorativi per i diversamente abili
in altro disegno di legge, uno specchietto per le allodole nel
tentativo di convincere i parlamentari che sul testo ci fosse un
inesistente consenso delle due basi o meritevoli esigenze sociali.
Un serio disegno di legge nazionale che regolamenti organicamente la
professione di O.T.S. con riferimento alle reali esigenze del
settore può sicuramente essere approvato nella prossima legislatura
ma solo se privo di questo tipo di tentazione.
Quanto alla subacquea turistico - ricreativa già il fatto che le
esigenze sono completamente diverse (ad esempio le misure di
sicurezza che è giusto pretendere per delle immersioni, anche in
basso fondale, in cantiere sono del tutto eccessive per una
immersione turistico ricreativa) impedisce che venga contemplata in
un provvedimento unitario. Inoltre, se ci dovessero essere delle
norme nazionali sugli istruttori e guide subacquee, queste
dovrebbero essere più sui contratti quadro, specie per quanto
riguarda le guide, e non dovrebbero rendere obbligatori in alcun
caso standard didattici di organizzazioni private (peraltro diversi
tra loro e spesso non trovanti una giustificazione a livello
operativo).
L'istituzione di un albo (ma ne varrebbe la pena ?) in questo
secondo caso porrebbe il problema dei requisiti di accesso. L'unico
modo sensato sarebbe un esame da parte di strutture pubbliche ed una
vera professionalizzazione, ma a questo si opporrebbero le
didattiche che traggono degli indubbi introiti dalle quote di
istruttori e guide "amatoriali", ad esempio dagli istruttori che
rilasciano pochi brevetti all'anno.
Sempre nel settore turistico ricreativo c'è poi l'altro mondo
dell'associazionismo (quando vero)che mal si presta ad una
professionalizzazione pura dell'istruttore o della guida.
|
Associazione
Italiana Liberi Subacquei
www.liberisub.it
|
18.03.2006 |
Pienamente d'accordo
con voi!!!
Avete tutto il mio appoggio e se volete mi farebbe piacere
contribuire con mie proposte ed idee.
La strada è sicuramente in salita e pericolosa, poichè i legislatori
sono spesso, come diciamo noi "montagnini", cioè di montagna nel
senso che di mare non ci capiscono una mazza e se fanno loro delle
leggi sulla subacquea potremmo stare peggio. Già fanno male le leggi
"normali". Un saluto cordiale e a presto
Marco Busdraghi
www.portoconte.it - diving.center@portoconte.it
|
Marco Busdraghi
Adventure &
Diving - Alghero & Porto Conte
Sardinia - Italy
+39.333.1847750
www.portoconte.it
|
18.03.2006 |
Ciao Manos,
grazie per lo spazio che riservi a questa interessante iniziativa.
Concordo sul fatto che debba esistere una regolamentazione.
Va detto però che la subacquea ricreativa, ( anch'essa subacquea
professionale ) non può avere le stesse regolamentazioni di quella
professionale ( intesa come operatore tecnico subacqueo ).
Prossimamente queste pagine saranno lette anche da tanti subacquei
ricreativi, e se non spieghiamo attentamente le differenze
potrebbero pensare che esista una subacquea di seria A ed una di
serie B.
In riferimento al pensiero dei liberi sub ( vedi messaggio del 12
marzo ) non direi che potrebbe esistere un'opposizione, direi che
esistono esigenze differenti. Si potrebbe pensare ad una
regolamentazione differente, e per entrambi magari un unico albo,
visto che chi fa subacquea per lavoro è comunque un Professionista.
Nel 2004 il DFP Italia ha inviato a tutti i Professionisti una
e-mail con l'intento di conoscere il proprio pensiero sulla
realizzazione di un albo professionale, devo dire che i risultati
sono stati sorprendenti, moltissimi desiderano un albo che riconosca
la loro Professionalità, Qualità e Sicurezza nell'immersione.
Un caro saluto a tutti gli amici subacquei ed un particolare
ringraziamento agli amici di liberisub che con la loro passione
hanno realizzato un sito molto interessante.
Rimango a disposizione per tutti i subacquei offrendo visibilità
a progetti in ambito subacqueo, scrivetemi e visitate il sito :
www.dfpitalia.it - giorgioanzil@dfpitalia.it
|
Giorgio Anzil
Diver Fidelity Project
(+39) 349. 74.02.035
company e-mail:
info@dfpitalia.it
www.dfpitalia.it
|
14.03.2006 |
Sono un istruttore subacqueo nato
nel 1968, qualche mese fa ho scoperto che con tutta la mia
esperienza (faccio il subacqueo da più di 20 anni) non potrò mai
iscrivermi alla capitaneria del porto come OTS, perché ho superato la
soglia di 35 anni di età. La legge attuale è una legge assurda.
Speriamo che arrivi presto una legge nuova che corregga questa
"ingiustizia". |
Alberto P.
Napoli |
12.03.2006 |
Se si vuole una regolamentazione
della subacquea professionale (cosa
auspicabile) è bene che si lasci perdere il settore turistico -
ricreativo.
Altrimenti ci sarà sempre l'opposizione dei subacquei ricreativi:
http://www.liberisub.it/regolamen.htm
E' bene quindi che la subacquea professionale si preoccupi di
risolvere i
propri problemi chiedendo l'approvazione di disegni di legge che
regolino
solo tale realtà. |
Associazione
Italiana Liberi Subacquei
www.liberisub.it |
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